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Il sindaco Paola Natalicchio minacciato da un operaio del porto “Sporgerò denuncia” Avanzate in modo violento inaccettabili pretese di riassunzione
15 febbraio 2014

Un primo effetto della campagna di odio scatenata dal centrodestra che non si rassegna alla sconfitta elettorale è stato quello del tentativo di aggressione del sindaco Paola Natalicchio da parte di un operaio rimasto disoccupato dopo la chiusura del cantiere del porto, disposto dalla magistratura in seguito all’operazione D’Artagnan, che vede tra i 61 indagati anche l’ex sindaco sen. Antonio Azzollini del Pdl. Il centrodestra sull’esempio del suo padrone Berlusconi è sempre in campagna elettorale e la sistematica campagna di aggressione ad personam condotta dai consiglieri comunali del centrodestra e pericolosamente alimentata anche da alcuni blog e su Facebook da profili riconducibili al centrodestra, frutto di frustrazioni e risentimenti personali, ha avuto la sua prima conseguenza, per fortuna senza danni, ma che costituisce un campanello di allarme in una città che ha visto assassinare un altro sindaco Gianni Carnicella nel luglio del 1992. “Malmenerò personalmente il sindaco se entro la mattinata non mi indica un cantiere in cui andare a lavorare”. Questa minaccia al sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio, è stata fatta nella mattina del 29 gennaio scorso, con espressioni dialettali davanti alla sua stanza da un operaio del porto che ha superato forzosamente la postazione di ingresso degli uscieri tentando di entrare nella stanza del sindaco che si è dovuto allontanare. L’operaio, rimasto senza lavoro a causa del sequestro del cantiere era atteso all’esterno da una delegazione degli stessi lavoratori. Il sindaco ha incontro gli operai personalmente in molteplici occasioni, anche in una giunta e alla presenza del sindacato Uil che segue la loro vertenza, nella persona del responsabile cittadino Franco Losito. L’amministrazione, come più volte è stato loro comunicato e come da lettera allegata, si è attivata formalmente con la ditta per promuovere una garanzia dei livelli occupazionali allorquando i lavori sul cantiere riprenderanno rispetto alla messa in sicurezza dello stesso, come da accordi con il custode giudiziario e come da sollecitazione alla Procura della Repubblica. Tuttavia le pretese che gli stessi stanno in questo momento avanzando sono inammissibili. Si avanza con insistenza la richiesta all’Amministrazione di essere assunti su altri cantieri, come se l’Amministrazione possa condizionare le assunzioni di personale, limitando illecitamente la libertà delle ditte private regolarmente vincitrici delle gare d’appalto. La minaccia di percosse arriva alcune settimane dopo episodi simili avvenuti nei corridoi di via Carnicella, che hanno turbato i dipendenti e messo a repentaglio la sicurezza dei pubblici uffici quotidianamente frequentati anche dai cittadini. Questi comportamenti inammissibili sono stati riferiti a Carabinieri, Questore e Prefetto con una lettera. “Sporgerò anche formale denuncia”, ha dichiarato il sindaco Paola Natalicchio. La notizia dell’aggressione è stata ignorata in un primo momento dagli altri media locali, che hanno dato la notizia con due giorni di ritardo (ordini di scuderia del padrone?) e con un certo imbarazzo. Al sindaco sono arrivati tanti messaggi di solidarietà da partiti, forze politiche, associazioni e cittadini, mentre hanno brillato per assenza il candidato sindaco del Pdl Ninnì Camporeale e i consiglieri comunali del centrodestra (tranne Saverio Tammacco) che, anzi, come ha fatto Mariano Caputo (protagonista di ridicole quanto penose performances canore in consiglio comunale) hanno quasi giustificato l’aggressore, scivolando perfino sull’ignoranza di una citazione dello scrittore Steinbeck sbagliandone il nome con Steinback (scarse letture). Quindici, che ha dato subito la grave notizia, ha espresso contestualmente la propria condanna: «per questi comportamenti che non possono essere ammessi, né sottovalutati. La soglia di legalità non può essere abbassata, neanche di fronte alle pressioni e alle situazioni più difficili. Bene ha fatto il sindaco a opporsi e denunciare. Le esprimiamo la solidarietà di tutta la redazione. Non ci sono valutazioni politiche da fare. Non si può permettere che sia minacciato personalmente chi ricopre ruoli istituzionali». L’operaio che ha aggredito verbalmente il sindaco si pente e chiede scusa attraverso “Quindici” Si è poi pentito del suo gesto e ha chiesto scusa al sindaco di Molfetta Paola Natalicchio attraverso “Quindici” l’operaio del porto protagonista del tentativo di aggressione. L’operaio ci è venuto a trovare in redazione e ci ha portato una lettera sottoscritta, con la quale si dichiara dispiaciuto per aver alzato la voce contro la Natalicchio, chiedendo scusa formalmente e pubblicamente per un gesto dovuto al suo stato psicologico del momento, dopo aver perduto il posto di lavoro. L’operaio (del quale omettiamo il nome per ovvi motivi) si assume le sue responsabilità per quel gesto del quale oggi si pente. Ha chiesto, attraverso “Quindici”, anche di poter parlare personalmente con il sindaco per portarle personalmente le sue scuse e poter esporre i suoi problemi. Ecco la sua lettera portata al direttore di “Quindici” Felice de Sanctis: «Sono l’operaio che ha alzato la voce contro il sindaco e sono stato oggetto di critiche sui giornali. Desideravo chiedere scuse formali al sindaco Natalicchio per il mio comportamento poco corretto. Ma io non l’ho aggredita, ho solo alzato un po’ la voce in seguito ad una situazione di disperazione per la mancanza di lavoro. Dopo la chiusura del cantiere del porto, mi hanno dato un aiuto con i servizi sociali, qui prendo 600 euro, ma tra bollette e mutuo da pagare, mi restano solo 80 euro. Come posso mantenere la mia famiglia (ho un figlio) in queste condizioni? Il giorno prima che sono andato dal sindaco, è morto mio padre e in questa situazione un uomo non riesce a pensare lucidamente, soprattutto nello stato di disperazione in cui mi trovo. Siamo stati buttati fuori dal cantiere del porto, un lavoro che sembrava sicuro, dalla sera alla mattina, eppure ci avevano detto che il cantiere sarebbe stato chiuso in un anno, non subito. Ecco la motivazione del mio gesto, del quale oggi voglio scusarmi pubblicamente. Anche se verrò denunciato, mi prendo le mie responsabilità, mi rendo conto di avere sbagliato, ma venivo fuori da una settimana d’inferno. Ho cercato di trovare un altro lavoro, ma mi hanno sbattuto da una parte all’altra, mi hanno fatto compilare carte su carte, ISEE e quant’altro. Ho chiesto un prestito a una finanziaria quando lavoravo regolarmente e ora lo devo pagare, le banche non accettano scuse. E io non voglio essere protestato. Una cosa non capisco: perché l’amministrazione mi ha fatto promesse, quando sapeva di non potermi dare un lavoro? Sarebbe stato più onesto dire, che non potevano fare nulla. Non appartengo ad alcun partito politico, voglio solo lavorare. Se ora non fosse inverno sarei già andato in Svizzera, dove un aiutante carpentiere come me riesce a lavorare. Ci andrò questa estate se la situazione qui non cambierà. Ma come faccio ad andare avanti fino ad allora? Per mantenere la famiglia, anche mia moglie sta cercando di lavorare ogni tanto come colf. Lo ripeto se riesco a trovare un altro lavoro, lascerò il posto al cantiere ad uno che ha più bisogno di me. La mia dignità ha un valore e non voglio andare a rubare per vivere. Chi mi conosce sa che non merito quello che è stato scritto su di me, dopo la vicenda col sindaco. Attraverso “Quindici”, perciò, rivolgo le mie pubbliche scuse e mi auguro che il sindaco voglia ricevermi, vorrei provare a parlargli pacatamente per spiegargli i miei problemi». Lettera firmata Paola Natalicchio risponde all’operaio che ha chiesto scusa per l’aggressione: accetto le scuse, ma i fatti sono andati diversamente. Resta la linea della fermezza Il sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio ha risposto all’operaio del cantiere del porto che l’aveva aggredita e che inviato a “Quindici” una lettera di scuse. “La lettera contiene delle scuse, che accetto nella misura in cui esprimono un pentimento autentico – scrive il sindaco -. Così come contestualizza una situazione di particolare difficoltà, legata anche alla scomparsa di un affetto caro, rispetto alla quale esprimo vicinanza e comprensione. Però la lettera racconta l’episodio in modo distorto e minimizzato. L’operaio dice di aver solo alzato la voce. Invece, come numerosi testimoni hanno già raccontato agli organi inquirenti, ho ricevuto energiche minacce di percosse e l’operaio è stato fermato con la mano sulla maniglia della mia porta, dove stava cercando di entrare forzosamente, dopo aver superato senza autorizzazione la postazione degli uscieri. Trattandosi del secondo episodio di violenza subito dalla stessa persona, che qualche settimana addietro ha anche avanzato nei confronti della sottoscritta, sempre davanti a testimoni, minacce di morte, valuterò certamente se incontrarlo per una stretta di mano, per alleggerire la tensione che si è creata attorno all’episodio, ma non intendo ritirare la denuncia. Ci tengo, in ultimo, a precisare, di non aver mai fatto promesse né a lui né ai suoi colleghi, anzi di aver sempre evidenziato in ogni incontro con la delegazione che spesso è venuta a trovarmi di non poterne fare alcuna, senza però mai sottrarmi al mio lavoro di mediazione con la ditta Molfetta Newport affinché, quando i lavori sul cantiere riprenderanno per la messa in sicurezza, nelle prossime settimane, la ditta mantenga i livelli occupazionali che esistevano prima del sequestro. Dunque la lettera contiene informazioni distorte e non veritiere e proprio per questo è giusto che siano gli organi preposti a fare luce su quanto accaduto. Dinanzi a ogni tentativo di usare violenza e dinanzi all’abitudine di minacciarla, io credo che le istituzioni cittadine debbano mostrare fermezza. Ci tengo a concludere dicendo che non sopporterei che si facesse di tutta l’erba un fascio e che ho ricevuto in settimana una delegazione di tutti gli altri operai molfettesi impegnati sul cantiere del porto, che hanno preso le distanze dal gesto del collega e con cui il dialogo è sempre aperto e benvenuto”. Il sindaco ha poi ringraziato tutti per le espressioni di solidarietà ricevute: “Le espressioni pubbliche di solidarietà che ci sono state nei giorni scorsi dopo le minacce ricevute da un operaio del porto mi hanno fatto ritrovare serenità e senso di protezione. Ringrazio tutti quelli che hanno voluto stigmatizzare l’accaduto e che stanno contribuendo a ricostruire in questa città un clima costruttivo e sereno”. “I partiti del centrosinistra hanno fatto sentire la loro voce in modo nitido e forte. Pd, Sel e Rifondazione Comunista hanno detto parole nettissime, evidenziando come la nostra vicinanza ai lavoratori protagonisti di ogni dolorosa vertenza cittadina non può però tollerare alcuna forma di violenza. Anche il sindacato Cgil, che conosce il nostro lavoro quotidiano per mantenere sempre aperto il dialogo con chi è vittima in questo periodo difficile degli effetti durissimi della crisi economica e sociale, ha voluto però ricordare che è solo la nonviolenza la strada di ogni relazione tra lavoratori e istituzioni. Ringrazio anche Forza Popolare, Rinnovazione, Italia dei Valori e le liste civiche Linea Diritta e Signora Molfetta per la loro vicinanza ribadita sui social network”. “Ma in modo particolare ringrazio chi, nel centrodestra, ha saputo ricordare alla comunità che una democrazia sana può dividersi sulle idee politiche, ma mai sui pilastri della buona convivenza civile. Antonello Pisani e Pasquale Mancini sono venuti a trovarmi al Comune dopo l’episodio, e il consigliere provinciale e cittadino Saverio Tammacco ha scandito con forza che non è questa la strada della protesta. Un grazie autentico, perché tra molti silenzi per me inspiegabili la voce più seria delle forze moderate ha saputo dare alla città un esempio di solidarietà e coesione istituzionale. Diverso il commento di Mariano Caputo, che sceglie addirittura una linea in cui sarei io la responsabile politica dell’aggressione. Ne prendo atto”. E anche in questa occasione il consigliere comunale Mariano Caputo e il resto del centrodestra hanno confermato il loro comportamento risentito e la loro politica di diffondere odio verso gli avversari, seminando divisione fra i cittadini e aggredendo anche la libera stampa. La politica dell’insulto e dell’aggressione, praticata in molti ambienti, e purtroppo anche da altri media nei confronti dei concorrenti, sta portando Molfetta ai livelli di inciviltà tra i peggiori della propria storia. La violenza alla Grillo, che oggi va molto di moda, deve essere sempre condannata per le possibili degenerazioni che può causare. Questo clima va denunciato all’opinione pubblica, e noi di “Quindici” continueremo a farlo convinti che sia necessario prendere coscienza della necessità di un reale cambiamento, per tornare a un confronto civile, in una città che, ricordiamolo ancora, ha subito anche l’assassinio di un sindaco, colpevole solo di aver mantenuto la linea della fermezza.

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