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Il sacco di Molfetta diventa un libro alla scuola media Giaquinto
15 giugno 2009

Se pensassimo ad una biblioteca semplicemente come ad un luogo di raccolta, una sorta di deposito librario, nutriremmo forse qualche difficoltà a credere che la si possa immaginare, invece, come un luogo di crescita, umana oltre che culturale. “Le biblioteche non si fanno, ma crescono” ha asserito la prof. ssa Rosalba Maria Carabellese, dirigente scolastico della scuola secondaria di 1° grado “C. Giaquinto” di Molfetta, nel corso della presentazione ufficiale del libro “Il sacco di Molfetta nell’anno del Signore 1529”. L’opera, realizzata dagli alunni sia nella sua veste grafico-creativa, sia in quella più propriamente storicoletteraria, nasce dal lavoro che, all’interno dei laboratori coordinati dagli insegnanti, ha svelato ai ragazzi i segreti che possono riportare a nuova vita anche i vecchi libri: riportarli alla luce significa dare un nuovo valore al loro significato. Il libro in questione ha richiesto, tuttavia, un’attenzione particolare: si è trattato, prima di tutto, di un lavoro storiografico di recupero delle fonti che documentano una delle pagine più drammatiche della storia di Molfetta: partendo dalla cronaca di Giuseppe Marinelli, coeva ai fatti narrati, è stato possibile riportare alla memoria il momento della presa e del sacco della città del 19 luglio 1529, che si consumò tra le mura della città vecchia, su strade che ancora oggi calchiamo. Il progetto, condotto da 45 alunni della scuola, è stato patrocinato dall’assessorato al diritto allo studio della regione Puglia e dall’amministrazione comunale: hanno presenziato alla cerimonia il sindaco di Molfetta Antonio Azzollini e l’assessore alla socialità Luigi Rosselli, concordi nell’attribuire al progetto il merito di aver integrato alle fasi della lettura e della riscrittura quelle non meno importanti del dialogo e della propensione al lavoro di gruppo. Curatrice del testo, nonché responsabile del laboratorio di riscrittura del testo insieme alla prof.ssa Vincenza Cormio, è la prof.ssa Elisabetta Mongelli; la fase di scrittura creativa che ha portato all’invenzione, sulla base del dato storico, di tre storie collocate in appendice al testo è affidata, invece alle prof. sse Elisabetta Depalo e Paola Gadaleta. Il libro è stato illustrato dagli alunni con la collaborazione di Giuseppe “PIN” Mastropierro: ciascuno dei ragazzi ha immaginato se stesso attraverso un disegno mentre i personaggi storici sono stati rappresentati in forma animale, a seconda delle loro qualità morali o dei loro ruoli, come per Francesco I di Valois e Carlo V d’Asburgo, raffigurati rispettivamente come un tucano ed una piovra dai lunghi tentacoli. La scelta delle fonti non è stata casuale: per quanto la cronaca di Giuseppe Marinelli sia ormai superata rispetto ad altre, successive e più attendibili, ha conservato nel tempo tutto il suo valore. In essa il cronista dipinge i Molfettesi come incauti e timorosi, al punto da consegnare la città ai Francesi e ai Veneziani, come la prof.ssa Elisabetta Mongelli ha sottolineato nel suo intervento prima di cedere la parola ai ragazzi; ma questo ritratto dà spazio anche all’eroismo di poche figure di spicco tra i Molfettesi stessi. La vicenda più esemplare al riguardo è quella per cui Rosa Picca scelse di morire lanciandosi dalla finestra della sua casa, in via Scibinico, piuttosto che subire la violenza degli oppressori.

Autore: Anna Chiara Paniscotti
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