Il presidente Mattarella e l’omaggio a Maria Brighenti
La visita, effettuata il 4 novembre dal presidente della Repubblica Mattarella al Sacrario dei Caduti d’ Oltremare di Bari, ha risvegliato in molti italiani il ricordo doloroso dei tanti nostri combattenti caduti in terre lontane dalla Madrepatria e del loro spirito di abnegazione e di sacrificio. In quell’ occasione il nostro Presidente, attento conoscitore della Storia del nostro Paese, ha voluto rendere omaggio, in particolare, alle tombe di due figure di eroi di altri tempi. Si tratta del maggiore Costantino Brighenti e di sua moglie Maria che, nel 1915 aveva voluto seguire il marito destinato come comandante al pericoloso presidio di Tarhuna in Libia, colonia italiana dal 1911; entrambi decorati di medaglia d’oro al Valor militare. La loro è una storia di puro eroismo che li vide accomunati in una tragica vicenda, che è bene ricordare soprattutto alle nuove generazioni anche a distanza di più di 100 anni. Per raccontarla dobbiamo tornare indietro all’aprile del 1915 quando il maggiore Brighenti, avendo ricevuto l’ordine di spostarsi dal comando di Tarhuna a quello del presidio di Beni Ulid, entrambe località ubicate nello sterminato deserto del Sahara, decise di fare un sopralluogo nella nuova destinazione, accompagnato da buona parte del contingente alle sue dipendenze, e di lasciare temporaneamente la moglie a Tarhuna con un ridotto numero di militari. Ma il destino volle che, nel giro di qualche settimana, precisamente dal 24 maggio 1915, la situazione internazionale cambiasse a seguito del nostro intervento nella Grande guerra a fianco dell’Intesa. Il comandante in capo dell’esercito italiano, generale Luigi Cadorna, si vide allora costretto a concentrare tutte le nostre forze a difesa dei confini nazionali e a limitarsi in Tripolitania, regione della Libia, a difendere i più importanti presidi sulla costa. E diventò drammatica la situazione dei nostri presidi sparsi nello sconfinato deserto, assediati dagli insorti locali sempre più in fermento e impossibilitati a ricevere rifornimenti e soccorsi. Tarhuna resistette all’ assedio per più di un mese, nonostante la scarsità di viveri e l’impossibilità di ricevere acqua e medicinali. In quei difficili momenti la signora Brighenti si dedicò a confortare e ad assistere i feriti e sopportò notevoli disagi materiali e morali dando un esempio di grande forza d’ animo. Dopo oltre un mese di eroica resistenza, il 18 giugno 1915, il comando della piazza di Tarhuna decise di tentare di forzare il blocco nella speranza di raggiungere Tripoli sulla costa. Ma, durante la ritirata, l’ormai sparuto gruppo di militari venne attaccato da preponderanti forze nemiche. Maria Brighenti, ferita leggermente sin dall’inizio del combattimento, si prodigò per curare i feriti e per assistere i morenti senza preoccuparsi di mettersi al riparo dalla battaglia che infuriava intorno a lei. Colpita gravemente una seconda volta, trovava la morte a fianco degli ultimi superstiti di quella tragica vicenda. Nel frattempo il maggiore Brighenti, che aveva tentato inutilmente di rientrare a Tarhuna, si ritrovò anch’egli assediato a Beni Ulid e impossibilitato a ricevere aiuti. Informato dagli stessi assedianti della morte della moglie resistette a lungo rifiutando di arrendersi. Cedette le armi solo quando, dal Governo centrale, arrivò l’ordine di trattare la resa con il nemico. E, dopo aver ottenuto dagli insorti l’assicurazione che i suoi uomini avrebbero avuto salva la vita, decise di porre fine ai suoi giorni di propria mano. Ad entrambi i coniugi Maria e Costantino Brighenti, per deciso volere del generale Luigi Cadorna, venne conferita la massima distinzione per i combattenti: la medaglia d’ oro al Valor militare. Maria Brighenti, pur non essendo arruolata nel Regio esercito italiano, così come prevedevano le leggi dell’epoca, è stata la prima donna in Italia ad essere decorata di medaglia d’oro al Valor militare. Prof.ssa Nanda Amato