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Il Premio Scuola: il Rotary premia i migliori, il sindaco Azzollini condanna i “ciucci”
13 settembre 2010

MOLFETTA - Sabato, come ogni anno, il Rotary di Molfetta ha premiato gli studenti più brillanti delle scuola superiori, appena diplomatisi. E' un evento che indubbiamente porta con sé una grande carica culturale, mettendo in valore, quando pochi lo fanno, il merito di quei giovani che hanno sviluppato al meglio le proprie capacità, aprendole a sforzi e lavoro, impegno e volontà. Io stesso resto profondamente legato al Premio Rotary, che mi fu assegnato nel 2008, perché quel premio, costituendo una forma di riconoscimento "pubblico" di sforzi, sacrifici ma anche passione, ti immette una tonalità emotiva stimolante, ti fa vivere il valore di quell'impegno.
E' doveroso allora congratularsi con questi ragazzi: Vincenzo Lisena, Ornella Mercuri, Stefania Cappelluti, Daniela Pansini, Francesco Elicio, Eugenia Leone, Roberta de Vanna, Vincenzo Ciliberti, Arianna Tota, Arianna d'Abramo, Massimiliano Cavallo, Riccardo Molfetta, Michele Valente, Domenico de Palo.
E' necessario però riflettere sulle parole del sindaco di Molfetta, il senatore Antonio Azzollini (foto), che è intervenuto durante la serata ricordando di aver ricevuto il premio nel '71.
Azzollini riconosce giustamente il merito di questi ragazzi, il fatto che "sono bravi", perché invece "chi è ciuccio è ciuccio". La similitudine fa nascere i primi dubbi sul senso del discorso: per Azzollini è come quando da bambini si gioca a pallone, a 12 anni si vede quando un bambino non ha le capacità e l'allenatore deve dirlo a chiare lettere. Il ragionamento del sindaco si fonda esclusivamente sulle capacità, ignorando totalmente le situazioni che determinano le condizioni di sviluppo di queste ultime.
Il suo discorso, prendendo le mosse dall'identità del "ciuccio" che non è assolutamente in grado di raggiungere livelli dignitosi nonostante l'aiuto "che pure non deve mancare", ignora uno dei principi fondamentali del liberalismo contemporaneo, quello che ha costituito la chiave di lettura di Amartya K. Sen, permettendogli di ottenere persino il Premio Nobel per l'Economia nel 1998.
Sen aveva segnalato che la diversità dei bisogni richiede che le risorse vengano distribuite diversamente per poter garantire "funzionamenti" analoghi.
Certamente l'impegno nello studio è frutto di scelte importanti, di grande volontà. Ma la libertà può indirizzarsi verso il proprio "oggetto" solo se sostenuta da condizioni adatte, altrimenti resta ingabbiata nell'impossibilità di attuarsi.
Come dice Sen, "la necessità di tener conto di differenze nella abilità di trasformare redditi e beni primari in capacità e libertà è veramente centrale nello studio dei livelli di vita, in generale e della povertà in particolare.
Queste differenze non riflettono sempre necessariamente caratteristiche personali immutabili, e talvolta sono correlate a condizioni sociali che l'intervento pubblico è in grado di modificare".
Un politico liberale non può tacere l'importanza delle condizioni di vita nel determinare l'ambito della libertà. Esistono dei limiti sociali, ambientali, economici, fisici, che impediscono alle capacità di trovare un terreno fertile per esprimersi a pieno, e che possono essere adeguate alle esigenze di tali capacità attraverso l'intervento politico.
Come afferma Martha Nussbaum, integrando l'approccio di Sen, la "capacità è un concetto esigente": richiede che siano predisposte le condizioni per il suo sviluppo e la sua attuazione.
Esse però non sono vincolanti, la scelta di ciascuno, che investe l'apertura delle capacità all'attività, è risposta nella libertà dell'individuo: in questo risiede il senso del liberalismo.
Un bambino a cui sono negate le condizioni per poter studiare, o per approfondire il senso delle proprie curiosità, per appassionarsi a quegli angoli di mondo che tagliano il cuore in due parti per mostrare una nuova parte di se stesso, non potrà neppure avvicinarsi a quelle esigenze vitali che fanno la stoffa della vita. Quelle esigenze resteranno infatti sospese nel bisogno più avvilente, quello che ignora il proprio oggetto perché troppo distante, e si distoglie da se stesso per trovare un nuovo senso di essere. Per poter continuare ad esistere.
La capacità ha bisogno di oggettivarsi, di aprirsi al mondo perché vive nel mondo, è il mondo, e quando quel mondo nega gli spazi di espressione, essa torna in sé per fondarsi su se stessa, ricavando da altro il proprio spazio di sussistenza. Un bambino che non può studiare, pur volendolo, non è semplicemente "ciuccio".
Don Milani diceva che "finchè ci sarà uno che conosce 2000 parole e uno che ne conosce 200, questi sarà oppresso dal primo. La parola ci fa uguali". Un ragazzo nato in una famiglia in cui si parla abitualmente in dialetto, conoscerà molte meno parole di uno nato in una famiglia in cui si parla abitualmente in italiano. Il primo, per raggiungere lo stesso livello del secondo, dovrà studiare molto di più. Per studiare egli avrà bisogno di condizioni idonee, senza le quali la sua libertà sarà fortemente ristretta.
Eppure l'intervento pubblico, favorendo la libertà individuale, non sradica l'identità dell'individuo dalla sua origine. Quelle condizioni in cui è nato, quelle esperienze, costituiscono il fondamento di ogni sviluppo successivo. Persino la rottura, nel suo carattere costruttivo, rivoluzionario, non può che passare da un'assunzione del proprio passato, delle proprie tradizioni, fondandosi su di esse.
E ogni rottura porta con sé la sostanza della propria storia, del proprio passato, che sfocia in nuove scelte. Se però le scelte non avvenissero in libertà, nulla mai cambierebbe.
Azzollini ha concluso il suo intervento rivendicando i tagli alla ricerca del governo Berlusconi, che finalmente "impediranno a gruppi che non sono composti da centinaia di ricercatori di fare ricerca. In quattro gatti è impossibile infatti fare ricerca".
Sembra quasi che i fondi debbano essere la conseguenza di un adeguamento della ricerca al paradigma economico e culturale dominante, e non lo strumento indispensabile per la conduzione della ricerca stessa. Del resto, la valorizzazione del lato tecnico e applicativo del sapere a discapito di quello riflessivo, anche nella scuola superiore, ha evidenziato la concezione strumentale che questo governo ha della cultura e della ricerca.
Del resto, lo stesso prof. Berardi, past- Governor, ha sottolineato come quest'anno "perde" quattro specializzandi all'avanguardia nella ricerca medica a livello nazionale che non è possibile al momento collocare professionalmente.
Ma siamo convinti che i ragazzi che hanno vinto questo premio sapranno staccarsi dalle concezioni del sapere non mediate, assunte al di là dei fondamenti, per realizzare un'esperienza di studio e di ricerca che sia davvero critica, che includa l'analisi del senso profondo che ci lega a certe concezioni, perché esse siano davvero parte della propria vita. Perché il sapere è vita.
 

© Riproduzione riservata

Autore: Giacomo Pisani
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Propongo di istutire il premio alla mega strunzata della giornata (volevo dire troiata... fate come se non l'avessi mai detta...). Nel caso de quo, inutile sperticarsi, Don Aliccante de las Nutellas, al solito non si smentisce, purtroppo ed è in pole posicion!!! Lo invitiamo a leggere le pagelle di Ainestain, ma forse basterebbe che rileggesse le proprie... anche se "la maturazione", a noi comuni mortali, non è dato ancora modo di cogliere... non è diventato uno scienziato, eccetto che della strunzata. Perché non pubblica "le pagelline", di tutti i consultores, Don Alliccante de Las Nutellas, Gran Baron Brishcon de Rocamajores!?!?! Così ci facciamo due risate... ce ne so due o tre... beh lassamo perde... Per allargare l'orizzonte (mi conoscte, no, sapete come so' fatto...) comincio a pensare che esiste una differenza tra sinistra (PD) e destra (FLI, PDL, Lega): A destra esorcizzano i loro guai col "mal comune mezzo gaudio", a sinistra "per ogni mezzo gaudio un mal comune". Al centro praticano ambedue le prassi. In tutti i casi la certezza è la stessa: che sotto l'ombrello di un partito si possano sparare tutte le stracazzate a ripetizione che si vogliono, perpetrare qualunque vessazione, emarginazione, anche (cosa veramente orribile) dei ragazzi che neessitano di sotegno scolastico (cannibalismo sociale - Gelmini Docet -), coltivare esclusivamente il proprio miope tornaconto politico, con la puddanata quotidiana (Gasparro, Capoccione, e caccole varie...). Questi sparatori di cazzate, hanno bisogno di uova... marce... alla bisogna pomodori... se il c.p. non punisce i lanciatori di fumogeni... che volete che siano che so, un po' di torte al cioccolato, magari alla Nutella, ma solo al porferir della trojata, siamo contro la difesa preventiva dalla kazzata. Scusate professori, ad ognun il suo stile, il mio mio... è questo...

Mai la fiducia nell'istruzione fu forte e incontrastata come alla fine degli anni '50. Sostenuti e finanziati dai governi e dalle fondazioni, sacerdoti moderni ne predicarono allora le virtù. Sociologi ed economisti investirono le loro migliori energie in questa impresa affascinante. I più riuscirono a intendere quali fossero le virtù dell'istruzione, compresero che bastava che questa venisse piantata, attecchisse, crescesse sana e robusta perchè tutti i mali dell'uomo sarebbero finiti, le tirannidi crollate, la miseria, la disoccupazione e il sottosviluppo scomparsi. La rapida diffusione di questo mito moderno fu interrotta bruscamente dalle lotte dagli studenti. Inutile ricordare quali accuse rivolsero "gli uomini del 68". Basterà semplicemente dire che la crisi che aprirono fu così vasta e profonda da far vacillare la "nuova religione" e i suoi sacerdoti. L'affermazione del 1969 "siamo ancora poco più che gattini ciechi nell'affrontare i grandi problemi dell'istruzione" conserva ancora oggi gran parte della sua validità. Irrisolte le ambiguità della scuola nella società capitalistica fra le spinta "egualitaria", il diritto di tutti al sapere, e l'accettazione del concetto di "promozione" che da scontata la divisione non solo tecnica ma sociale del lavoro. Anche se non sempre, le classi dominanti si sono opposte allo sviluppo dell'istruzione ed abbiano fatto il possibile per mantenere o rendere chiuso il sistema scolastico. La scuola deve sempre avere la caratteristica, dalle elementari fino all'università, di non trasmettere solo conoscenze ma anche valori, di non fornire solo una qualificazione tecnica, ma anche una formazione ideologica, di non influire solo sugli aspetti cognitivi ma anche su quelli della personalità. Qui, forse, la scuola ha fallito.
2)...Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"
1)...Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950 Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito. Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime... Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata.

perfetta l'analisi dell'articolista...riguardo le parole " D'U CAP CIUCC" e' meglio sorvolare. Vorrei solo rimarcare che i principi liberali, ben contestualizzati nell'articolo,vengono sistematicamente oscurati e disattesi nell' Italia reale a vantaggio di nepotismo e classismo con il risultato di elidere quei " falsi ciucci" che forse, hanno talento ma non hanno le condizioni ambientali per esprimere le loro capacita' ed esaltare "falsi bravi" i quali hanno il solo merito di esser nati in contesti "favorevoli". Lo scopo di tutto cio' e' quello di consolidare e perpetuare il sistema. Si sappia che famiglie altolocate strutturano e pianificano le carriere professionali dei propri virgulti gia' nella loro eta' neonatale, i quali, poi, usufruiscono di " corsie preferenziali" durante il loro percorso di studi...chiedete informazioni sui due maggiori riferimenti classisti quali il LICEO CLASSICO e la FACOLTA' DI MEDICINA ...e' inconcepibile che ci siano dinastie di medici, avvocati, magitrati, farmacisti... il merito non esiste per cui il premio Rotary e' solo una manifestazione di classismo allo stato puro che, tra l'altro, connota la medesima associazione ...questi presunti " bravi" sono tutti da verificare!!!...per quanto mi riguarda in Italia funziona cosi': il "bravo" e' un CIUCCIO raccomandato ( senza eccezione alcuna) , mentre un" ciuccio" e', molto probabilmente, uno BRAVO ma senza santi in paradiso!!!...del " bravo" italiano che ha bruciato le tappe non mi fido, perche' o e' un MEDIOCRE mascherato o una RAPA, preferisco chi ha scelto l'elogio della lentezza quale scopo della propria vita!!! P.S. sarebbe interessante confrontarsi su cosa sia il TALENTO...questa qualita'affascinante e misteriosa che,pero', diventa una iattura per quell'ITALIANO che la possiede!!!


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