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Il grande bluff La politica deve avere il suo ruolo non può abdicare a favore di ambizioni personali, personalismi, egocentrismi di personaggi frustrati o depressi
15 marzo 2006

Nel confuso panorama politico molfettese che nell'approssimarsi delle elezioni amministrative si fa ancora più fosco, occorre cominciare a fare chiarezza, soprattutto con i cittadini e i lettori che ci chiedono ogni giorno di spiegare loro cosa sta avvenendo. Ebbene, diciamo subito che siamo di fronte a un grande bluff: lo avevamo scritto in passato, torniamo a ripeterlo oggi. Tommaso Minervini, sindaco uscente, è un grande bluff. Con la sua strategia è riuscito ad ingannare gli elettori la prima volta e tenta di farlo ancora. Questo grande bluff ha anche un nome che gira ormai da 5 anni nella città: Progetto civico. In nome di questa alchimia politica che punta a superare gli schieramenti per aggregare formazioni politiche trasversali (o presunte tali), che si mascherano di volta in volta da partiti di destra o di sinistra, secondo la convenienza e l'opportunità, Tommaso Minervini ha ottenuto la poltrona di sindaco e intende conservarla. Le dichiarazioni ad effetto: “Non esiste un sindaco per tutte le stagioni” possono incantare solo gli ingenui. Perché in realtà quella frase nasconde proprio la verità: sono un sindaco per tutte le stagioni o le formule. E la conferma ci viene dalle ultime notizie della telenovela delle candidature e della sua in particolare. Dopo aver governato per 5 anni con il progetto civico e il governo a rete (altra formuletta per allocchi) con il centrodestra facendo tutto e il contrario di tutto e soprattutto permettendo che la città fosse amministrata da personaggi impresentabili, che hanno avuto come epilogo il loro coinvolgimento in inchieste giudiziarie, ora ritorna con la formuletta magica, ma questa volta strizzando l'occhio al centrosinistra. Un concetto espresso in modo efficace dalla vignetta del nostro bravo Michelangelo Manente: Che giacca mi metto? La nera o la rossa? Ma la cosa più grave è che Tommaso trova ostacoli nel centrodestra rappresentato dal sen. Antonio Azzollini e dal prof. Enzo de Cosmo, che non ci stanno ad appoggiare un altro pastrocchio trasversale questa volta di sinistra, mascherato da destra e affermano: “Quella che pretendeva il sindaco, con la sua richiesta ai partiti di fare un passo indietro, non è democrazia, ma una dittatura camuffata. Tommaso non voleva fare il sindaco, ma il 'governatore' di Molfetta. Questo è inammissibile!”, ma raccoglie consensi nel centrosinistra. Evidentemente gli allocchi trovano casa dovunque. Ci sembra che nei due schieramenti la figura migliore la stiano facendo a destra il sen. Azzollini proponendo se stesso come sindaco, una candidatura forte, ma dal chiaro connotato politico per quella coalizione e Lillino Di Gioia con i partiti del centrosinistra che lo appoggiano che anche qui si caratterizzano politicamente e con un programma comune. Gli altri, movimentisti e liberatori, lasciano il tempo che trovano, anche se produrranno indubbiamente danni (solo quelli). Agli elettori e ai cittadini occorre dare certezze, non giocare sulle alchimie e sulle formule di destra e sinistra. Si è votato alle primarie, chiedendo ai cittadini di esprimersi, non si può negare tutto il giorno dopo, perché non ci piace. Una sinistra che ragiona in questi termini, non può candidarsi alla guida della città. Rischia di comportarsi come chi propone formule personali o pastrocchi politici, sulla scia di Tommaso Minervini (forse per questo piace inconsciamente a certa “sinistra”). La politica deve avere il suo ruolo, non può abdicare a favore di ambizioni personali, personalismi, egocentrismi di personaggi frustrati o depressi. Non dimentichiamo che Berlusconi è andato al governo proprio per gli errori di quei personaggi di sinistra che hanno fatto i “capricci”. LE ELEZIONI POLITICHE Della consultazione amministrativa abbiamo ancora due mesi di tempo per parlarne, ora sarebbe opportuno spendere due parole per le imminenti elezioni politiche che stanno passando erroneamente in secondo piano, mentre rappresentano un “appuntamento drammatico”. Condividiamo la preoccupazione di Umberto Eco e affidiamo a lui il messaggio per gli elettori, che ci sentiamo di sottoscrivere, anche nel rispetto delle posizioni di chi la pensa diversamente, ma, crediamo, con il direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, che il centrodestra debba crescere sul piano democratico “in vista di un futuro nel quale gli elettori abbiano l'opportunità di deporre la scheda senza vivere il loro gesto come imposto da nessun'altra motivazione che non sia quella di scegliere chi è più adatto, in quel momento storico, a governare. Che è poi la cosa più propria di una democrazia davvero normale”. Insomma, l'anomalia italiana si chiama Berlusconi ed è ora di mandarlo nell'archivio storico. Ecco, per stralci, l'appello agli indecisi di Umberto Eco: “Siamo di fronte a un appuntamento drammatico. Dal 2001 a oggi l'Italia è precipitata spaventosamente in basso quanto a rispetto delle leggi e della Costituzione, quanto a situazione economica e quanto a prestigio internazionale. Se dovessimo avere altri cinque anni di governo del Polo, rappresentati di fronte al mondo dai Calderoli e dalle ultime leve (appena arruolate in Forza Italia) dei più impenitenti tra i reduci di Salò, il declino del nostro Paese sarebbe inarrestabile e non potremmo forse più risollevarci. Quindi l'appuntamento del 9 aprile è diverso da tutti gli altri appuntamenti elettorali del passato. In quelli si trattava di decidere chi avrebbe governato senza sospettare che un cambio di governo avrebbe messo a repentaglio le istituzioni democratiche. Ora si tratta invece di salvare queste istituzioni. (…) Uno dei rischi maggiori di queste elezioni non sono solo gli indecisi che hanno votato a destra la volta scorsa (i quali si sposteranno secondo dinamiche difficilmente controllabili, per fede o per pigrizia continueranno a votare come prima, o rinunceranno a votare). D'altra parte il loro numero, come mostrano i sondaggi, è oscillante. Io ritengo che il popolo di Libertà e Giustizia debba invece impegnarsi non per convincere gli indecisi di destra ma i delusi della sinistra. Li conosciamo, sono molti e non è in questa sede che si possono discutere le ragioni del loro scontento. Ma è a costoro che occorre ricordare che, se si lasceranno trascinare da questo scontento, collaboreranno a lasciare l'Italia in mano di chi l'ha condotta alla rovina. Non c'è scontento, per quanto giustificabile, che possa stare a pari con il timore di una fatale involuzione della nostra democrazia, con l'indignazione che coglie ogni sincero democratico di fronte allo scempio che si è fatto delle leggi, della divisione dei poteri, del senso stesso dello Stato. (…) Se pure questi amici ritengono di nutrire senso critico ed equanimità, in questo momento essi debbono sacrificare i loro sentimenti e unirsi a tutti noi nell'impegno comune. (…) Ora la nave potrebbe affondare. Ciascuno deve prendere il proprio posto”.
Autore: Felice de Sanctis
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