Il fossato ritrovato? Una bufala
Per rendere migliore la qualità della vita e del decoro urbano al pari di altre città del Nord d’Italia, l’Azienda Servizi Municipalizzati di Molfetta, dalla seconda metà del mese d’aprile ha iniziato a interrare in alcuni punti della città i cassonetti della raccolta dei rifiuti in genere. Per ora sono previsti solo tre interventi: a Piazza V. Emanuele, all’inizio di Corso Dante tra i numeri civici 2 e 12 e dopo il monumento a G. Mazzini, all’altezza del fabbricato degli Uffici Tributi. L’intervento in questi luoghi elimina lo sconcio dei cassonetti a vista in strade importanti e vitali per la circolazione dei veicoli e per la funzione di Corso Dante, via di cerniera tra la città e il borgo antico. Durante lo scavo avanti il fabbricato degli Uffici Tributi la stratificazione del terreno era costituita da materiale da riporto di varie epoche per cui non è emerso nulla di interessante in quanto all’incirca sullo stesso luogo una volta vi era un canalone in cui confluivano le acque piovane di parte del borgo antico, di Via S. Angelo e di Via D. Picca (ex strada della Piscina Comune) per poi finire tutto a mare. Diverso è stato lo scavo nei pressi della Chiesa del Purgatorio dove, sul lato di mezzogiorno, è venuto alla luce un tratto di muro (circa m 7x2) forse quello di controscarpa dell’antico fossato che una volta cingeva la città murata. Il fossato era un’opera difensiva statica, non sempre era previsto il suo allagamento, in quanto era da considerarsi un ulteriore ostacolo alla scalata delle mura da parte di assalitori e per una loro maggiore esposizione in campo aperto. La prima raffigurazione di Molfetta del 1526 e alcuni disegni della seconda metà del XVI sec. relativi all’ampliamento delle seconde mura evidenziano il fossato. I documenti che proponiamo danno la certezza della sua esistenza. Il primo riferimento al fossato risale al 1541. Si tratta di alcune riparazioni alle pareti del fossato della città. All’uopo furono impegnati due operai, per una spesa di 14 grana. Non più funzionale per le mutate operazioni difensive e per la costruzione delle seconde mura, già iniziata nella metà del XVI sec., il fossato non fu più ritenuto servibile alla difesa della città. Nel 1598, esso era un luogo comune dove si era solito giocare. Nello stesso anno il Consiglio dei decurioni decise di inselicare o inchiancolare la strada del borgo e tutte le strade urbane della città per cui si iniziò a colmare il fossato dalla parte più stretta della via. Infatti furono eliminate la colonna della gogna e l’adiacente piscina detta della vergogna; relativamente a quest’ultima il suo corpo di fabbrica probabilmente era in parte nel fossato. La porta detta del largo del castello o porticella, situata al centro della via che porta in Piazza Municipio, era munita di un ponte che nel 1604 risulta essere in muratura. Ignoti nottetempo scalzarono le chianche dei pisoli (colonne laterali) e le buttarono nel fossato. A quei tempi fu emanata una disposizione affinchè non si buttasse sporcizia nel fossato. Fino al 1630 al fossato furono eseguite delle riparazioni. Lo stesso era usato in determinati casi come deposito di animali posti sotto sequestro. Nel 1643 fu dato in fitto; i fittuari dovevano piantare alberi di cotogne, granate e agrumi; per innaffiarli dovevano scavare due fontane sorgive. Si doveva usare il letame raccolto nel fossato per concimarli. Nel 1658, in quel posto vi erano tre fontane (pozzi) di acqua sorgiva; per mancanza d’acqua, furono rifatti i boccagli e le fontane aperte per comodità della popolazione. Già dal 1675, non più servibile e utile alla popolazione, il fossato fu colmato, dando più spazio all’ambiente circostante. La documentazione inerente ci ragguaglia che il lavoro di colmatura e appianamento interessò il tratto avanti la chiesa dei Gesuiti ora Cattedrale. Ai pochi documenti testè resi noti, per fortuna devono aggiungersi i resti del fossato venuti alla luce. Sarebbe auspicabile un intervento di saggio di scavo più allargato, specialmente verso il lato del mare, per rintracciare i resti del ponte in muratura che collegava il borgo con la porta piccola, detta la porticella. Nel 1972 su Molfetta ieri e oggi vol. II, a cura di mons. don G. Capursi, fu pubblicata a pag. 57 una foto in cui si evidenziava, in basso a sinistra, la veduta del fossato di fronte alla Cattedrale. A mio avviso si tratta invece della parte interna del muro di protezione della muraglia che corre per tutta la sua lunghezza. La foto fu scattata probabilmente durante una nevicata e, nello sviluppo della stessa, la parte superiore del muro appare un tutt’uno con il fondo stradale; il fossato non esisteva già da molto tempo. A Bitonto il ripristino del fossato intorno al torrione ha permesso di restituire alla città un monumento nella sua completezza. Non auspico questo a Molfetta per i differenti stati dei luoghi ma un tentativo di saggio lo si potrebbe fare dato che sul luogo non sussistono fabbricati.
Autore: Corrado Pappagallo