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Il dr. Spaccavento lascia il Progetto Ospedale Unico. Protesta contro lungaggini e mancato rispetto degli impegni presi
15 settembre 2018

Se qualcuno dubitasse ancora della serietà e della sincerità del Dr. Felice Spaccavento a sostegno della realizzazione dell’ospedale unico di 1° livello nel Nord Barese, le sue dimissioni hanno tolto ogni alibi ai suoi detrattori. Spaccavento lascia l’incarico di coordinatore del progetto della “Carta di Ruvo” per protesta contro le lungaggini e il mancato rispetto degli impegni presi. Una svolta clamorosa, ma anche una conferma in più del comportamento politico inaffidabile del presidente della Regione Michele Emiliano che ha preso in giro tanti cittadini, tirando per le lunghe una decisione che sembrava già presa, anche dopo la sottoscrizione della Carta di Ruvo, che ora rischia di diventare carta straccia. Chi conosce il politico Emiliano sa bene che è quello delle promesse non mantenute, delle giravolte, delle contraddizioni politiche, colui che, per vincere, è disposto anche a distruggere amministrazioni di centrosinistra se non sono funzionali alla sua influenza politica, come ha fatto a Molfetta, città che poi ha abbandonato e oggi il sindaco Tommaso Minervini, complice del tradimento politico, non riesce più ad avere udienza dal suo mentore. Certamente pesa l’avvicinarsi delle elezioni regionali alle quali il governatore della Puglia vuole riproporre la sua candidatura e per questo motivo ha deciso di non scegliere fra i vari ospedali, lasciando la situazione in stand by per non perdere consensi. Ecco perché oggi Spaccavento lascia, perché ha difeso Emiliano contro tutti, ha difeso la Carta di Ruvo che il presidente pugliese ha sottoscritto, ha invitato tutti a fidarsi e oggi si sente preso in giro e non vuole continuare a prendere in giro i cittadini del Nord Barese. Insomma, è come se Emiliano, come è solito fare, avesse scaricato Spaccavento, deludendo quella fiducia che il medico molfettese aveva trasmesso a tutti. Un film già visto che, probabilmente, unito ad altri errori che il governatore ha commesso, comprometterà la sua rielezione, soprattutto con l’avanzare di grillini e leghisti, mentre lui, con la sua politica spregiudicata, ha deluso perfino la sinistra, che difficilmente lo sosterrà. Forse metterà insieme una coalizione trasversale, ma questo non ci meraviglia, anche se i cittadini preferiranno scegliere altro, piuttosto che un politico che di risultati durante il suo governo ne ha prodotti veramente pochi. Un politico che divide, non vince. Ma leggiamo la lettera di Spaccavento: «Come ho annunciato, essendo passato anche luglio senza che la decisione sia presa, confermo la mia decisione di abbandonare la responsabilità del Progetto Ospedale Unico. Rimango ovviamente convinto della assoluta validità del Progetto, unica soluzione possibile per evitare il dissanguamento sanitario di questo meraviglioso Territorio. Ma devo trarre le necessarie conclusioni da questa attesa ormai quasi biennale, che oggi non ha neanche più le motivazioni del recente passato, come le campagne elettorali, da cui siamo giustamente restati fuori. Il momento è perfetto. Il progetto è perfetto. Il clima partecipativo è perfetto. Eppure non si decide. Devo quindi prendere atto che sono in gioco fattori a me e a noi ignoti, capaci di fermare un lungo e meraviglioso processo democratico, di scelta e partecipazione informata dal basso. Pensavamo che la Carta di Ruvo potesse essere il manifesto di questo clima nuovo. Che la realizzazione dell’Ospedale Unico sarebbe stata una pietra miliare e in fondo solo il primo passo di questo nuovo processo decisionale nuovo, confortante, condiviso, esaltante. L’entusiasmo dello stesso Presidente Emiliano ce lo confermava. Forse ci siamo sbagliati. Forse siamo stati troppo idealisti. Forse abbiamo sperato ciò che non si deve sperare, in una terra condannata alla disperazione... O forse sono intervenuti fattori a noi ignoti, che hanno costretto e costringono il Presidente a questa lunga e ormai opaca e incomprensibile stasi. Fatto sta che ancora una volta c’è qualcosa che riesce a frenare ancora una volta tutto quanto. Ma noi non siamo qui per ogni stagione, e la misura ormai è colma. Abbiamo firmato col presidente Emiliano la Carta di Ruvo e l’abbiamo rigorosamente e fermamente rispettata. Ci aspettavamo e ci aspettiamo che questo valga per tutti i contraenti e non abbiamo perso la speranza che la autorevole controparte mantenga la sua parte di impegno. Ma tutto deve avere un fine e un limite, e il mio è arrivato. In questo due anni ho dovuto subire di tutto, attacchi professionali e persino personali, dettati magari da invidia, cattiveria, ignoranza - eppure resi possibili proprio da queste lungaggini, che ostacolavano noi, ma fornivano il pretesto a gente di bassa lega umana e culturale per attacchi di lega bassissima. Ho sopportato tutto per il fine più alto dell’Ospedale Unico, per avere finalmente sul nostro Territorio un presidio all’altezza del servizio che deve svolgere. Ma un presidio definitivo, dove che sia la sede scelta. Non temporaneo come è scritto nel piano di riordino. Non pannicelli caldi. Perché la situazione è drammatica. Urgono soluzioni serie e di lungo periodo». © Riproduzione riservata

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