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Il disagio mentale professionale degli insegnanti un problema drammatico
15 marzo 2016

Leggiamo spesso o assistiamo a dibattiti mediatici sulla scuola e sulla necessità di riforme. Si parla di tante cose ma non si fa menzione di un fatto importantissimo e drammatico: il disagio mentale professionale degli insegnanti. Se si legge la rivista “Dirigenti Scuola” ed. La Scuola (numero 5 di maggio / giugno 2008) ci si trova di fronte ad un problema terribile ed allarmante. Una ricerca curata dal prof. Vittorio Lodolo D’Oria (componente del collegio medico per l’inabilità al lavoro dell’ASL di Milano) e dai suoi collaboratori, per conto della fondazione IARD, rileva che il 49 per cento degli insegnanti delle scuole medie inferiori e superiori è soggetto a gravi malattie psichiatriche e che fra i lavoratori della scuola il rischio di neoplasie è doppio rispetto ad altre categorie. Difficoltosa, poi, la possibilità di usufruire della mobilità. Quali sono le cause di questi disturbi? Prima di tutto, l’affaticamento fisico ed emotivo, una immagine sociale di basso profilo, le eccessive pretese da parte degli utenti inducono negli insegnanti un sentimento di frustrazione dovuto alla mancata realizzazione delle proprie aspettative. Tale stato di cose determina una certa apatia nei confronti di studenti, colleghi e istituzioni; nel contempo, una diminuzione dell’autocontrollo nel comportamento. Tutto ciò a causa della peculiarità della professione, delle pretese dell’utenza, del rapporto con i genitori, della conflittualità fra colleghi, della retribuzione insoddisfacente, delle difficoltà nell’integrazione di stranieri nelle classi, dell’evolversi continuo della percezione dei valori sociali. La falsa delega educativa, poi, da parte dei genitori agli insegnanti fa il resto. Nei consigli di classe si verifica poi spesso un’alleanza fra genitori e studenti contro i docenti, al contrario di quanto dovrebbe essere. Inoltre l’avvento di nuove tecnologie, il continuo susseguirsi di “riforme” e infine la bassa considerazione sociale da parte dell’opinione pubblica contribuiscono a determinare lo stato di malessere. A questo va aggiunto l’aumento dell’uso di droghe leggere da parte degli adolescenti che perdono l’autocontrollo e che, nella maggioranza dei casi, vivono ad una velocità superiore a quella degli insegnanti (la cui età media si aggira intorno ai 49 anni). La forte esposizione dei giovani ai media e la maggiore facilità nell’usare le nuove tecnologie (ancora una volta Mc Luhan insegna) sono tutti elementi che destabilizzano i ruoli sociali nella scuola e nella famiglia, creando una confusione che va invece chiarita… Poi c’è la politica nella scuola… Perché si levano gli scudi se un poliziotto varca la soglia di un istituto scolastico ed invece si pretende che degli adolescenti, cioè dei minori, che non hanno capacità di agire, possano occuparsi e tentare di risolvere problemi più grandi di loro? Perché si parla in termini negativi del paternalismo quando la legge stessa prevede ed impone all’insegnante (e a tutti gli altri lavoratori) di agire con la cura del pater familiae? Non sarà che in questo modo si aumenti il senso di frustrazione ed il malessere degli stessi studenti? L’educazione e l’istruzione richiedono disciplina ,sacrifici buon senso e qualcuno che controlli e guidi gli studenti nei percorsi educativi, moderando e gestendo le difficoltà di apprendimento e contemporaneamente, gestendo le spinte critiche peculiari degli adolescenti senza esserne sovrastato. Insomma, bisogna ricordarsi che il professore è un incaricato di pubblico servizio e che va difeso dalle molestie e dai tentativi di interruzione del pubblico servizio. Quindi occorre più educazione e buon senso, per cui va benissimo ridare importanza al voto di condotta per permettere, quantomeno, un maggior controllo della situazione. E certi NO sono pericolosi, strumentali e poco seri oltre che utopistici. Non dimentichiamo che siamo di fronte ad una situazione di contrasto tra il fatto (per me sbagliato) di stabilire la maggiore età a diciotto anni ed il comportamento dei giovani che, al contrario, tendono a rimanere in famiglia perché magari non trovano un lavoro fisso con un reddito sufficiente a formarsi una famiglia propria. Per conto mio trovo che certi studenti che di giorno lavorano e studiano alle serali siano più maturi educati e bravi dei loro colleghi più giovani, che studiano alle scuole diurne; questo significa che il lavoro aiuta molto a crescere mentalmente. Poi esistono dei luoghi comuni da sfatare tipo la malintesa questione dello studio mnemonico. Io mi domando che cosa sarebbe di un avvocato che non ricordasse le leggi o le procedure, di un chimico che dimenticasse le formule o di un attore che non riuscisse a memorizzare un copione. Delle malattie degli insegnanti non si parla mai. come pure non si fa mai menzione del fatto che i dirigenti scolastici, pur essendo informati sull’argomento, subiscono anche loro la ingestibilità di certe situazioni che, in gran parte, sono irrisolvibili. Infine gli stessi insegnanti non parlano perché si vergognano di essere ammalati, perché hanno giustamente paura di perdere il lavoro e perché non sanno come risolvere il problema. Ma i sindacati cosa fanno? Non si accorgono di niente. Come mai? Chi può essere contento di un disinteresse così colpevole che da molto, troppo, tempo caratterizza la situazione e denuncia lo scollamento tra queste istituzioni (che pure hanno vissuto momenti migliori) ed i cittadini, si fa per dire, rappresentati da questi costosi apparati, indispensabili strumenti della democrazia, gestiti così vergognosamente. Non ci sono parole, dove siamo e quali persone paghiamo per vedere trascurate certe situazioni così gravi e perché continuiamo a pagare persone inette che non conoscono la vergogna. Non viviamo su di un ghiacciaio del polo ma in Italia nell’anno 2016. SVEGLIA!!! Questa è la situazione. C’è da consolarsi pensando che il fenomeno è di proporzioni mondiali, come risulta da ricerche condotte in molti paesi del globo. Forse l’eccessivo benessere ha fatto pensare a tutti che la vita sia più facile oppure l’eccessiva esposizione mediatica della fantasia degli adolescenti li rende meno umili e preparati ad affrontare la vita.

Autore: Maurizio Sancilio
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