Il difficile ruolo dell'amministratore: a 25 anni dalla sua uccisione, Molfetta ricorda il sindaco Gianni Carnicella
La sua figura un esempio e un monito per i candidati alle prossime elezioni amministrative: la prevalenza dell'interesse pubblico su quello privato
MOLFETTA - Tre al giorno è la spaventosa media numerica di intimidazioni ai danni di sindaci ed in generale di politici che ogni giorno decidono di mettere a repentaglio non solo la propria vita ma anche quella dei propri cari, oggetto anch'essi di minacce, per portare avanti la propria idea di giustizia, per garantire ai propri cittadini una paese più vivibile. Basti pensare a quanto accaduto nei mesi scorsi ai sindaci di Peschici, Terlizzi e Ruvo, all'assessore ai Lavori Pubblici di Turi o all'aggressione al vicesindaco di Gioia del Colle. Proprio del 27 aprile (giorno della conferenza di cui si parla in questo articolo) è la notizia della minaccia subita dal sindaco di Apricena al quale è stato recapitato un proiettile.
Molfetta non è estranea all'argomento, anzi. Vivo in città (anche se numerosi sono i tentativi per mettere a tacere la storia da parte di alcuni esponenti politici coinvolta nella vicenda) è il ricordo del sindaco Gianni Carnicella ucciso quasi 25 anni fa, il 7 luglio 1992, dopo diverse minacce, davanti a quella che prima era la sede del Comune di Molfetta.
La conferenza/dibattito tenutasi nella Sala Consigliare, intitolata proprio a "Gianni Carnicella" in suo onore, ed organizzata dal presidio molfettese di "Libera" anticipa di alcuni mesi il vero e proprio anniversario (nella foto Amato, Carlucci e Abbaticchio). Una scelta sofferta ma obbligata in quanto il Commissario Prefettizio di Molfetta Mauro Passerotti, in carica dopo le dimissioni del Sindaco Paola Natalicchio, non ha acconsentito alla organizzazione di un'iniziativa in memoria di Carnicella il 7 luglio stesso, perché periodo quest'ultimo di insediamento della nuova giunta comunale. Decisione irremovibile seguita alla completa dimenticanza nei confronti del piccolo monumento costruito nel luogo in cui Carnicella perse la vita, monumento preso a cuore da "Libera" che non solo si occupa della sua salvaguardia ma che ha proposto anche l'aggiunta di una targa nello stesso luogo, con su affissa una parte dell'omelia tenuta da Don Tonino Bello in occasione del funerale del sindaco.
Il presidio di "Libera" quindi, non rinunciando a commemorare un anniversario così importante, ha optato per una conferenza ad aprile, periodo non ancora infiammato dalla campagna elettorale che porterà a giugno all'elezione del nuovo sindaco. Assente lo stesso Passerotti, assente il sindaco di Bari e Presidente Nazionale dell'ANCI Antonio Decaro, quest'ultimo bloccato da un consiglio comunale nella sua città, la conferenza si è aperta con un doveroso saluto alle sorelle, al figlio e a tutta la famiglia di Carnicella. L'idea di questo evento è nata qualche mese fa dopo un incontro con il prof. Pasquale Drago, capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, durante il quale c'è stata una riflessione su alcuni eventi che hanno visto Molfetta protagonista nella seconda metà degli Anni Novanta, quali l'operazione "Primavera" e quella "Reset". E' venuto quindi subito naturale il pensiero a Gianni Carnicella il quale, divenuto sindaco un mese prima della sua morte, ha provato a cambiare il volto di questa città.
Toccante è stato il momento della visione del filmato che riproduce il momento del giuramento di Carnicella, appena eletto sindaco ed una sua breve dichiarazione. Una chiara presa di posizione nei confronti delle ingiustizie, del malgoverno, di quel morbo che affliggeva da così tanti anni la città alla quale lui non ha fatto semplici promesse da campagna elettorale, la città alla quale Carnicella ha assicurato se stesso, come ricorda una delle sue frasi più famose e che fa venire i brividi alla luce di quello che poi è stato l'epilogo. Carnicella, politico della DC, eletto dagli stessi consiglieri comunali non esistendo ancora l'elezione diretta da parte dei cittadini, è stato da subito lasciato solo anche dalla sua maggioranza.
Come si evince dagli atti processuali letti durante la conferenza da Franca Carlucci e confermato dalle parole di Marta Palombella consigliera comunale di opposizione (Pci) durante il mandato di Carnicella, la figura di Carnicella era figlia del suo tempo, il 1992 annus horribilis per la storia dell'Italia (non dimentichiamo che la morte del sindaco di Molfetta è avvenuta tra la strage di Capaci e quella di via d'Amelio), un anno in cui però l'Italia sente il bisogno di cambiamento. Osteggiato da tutti o quasi la sua morte fa parte del sistema. Ha pagato perché stava diventando altro dal sistema, altro anche dal suo sistema politico. Raggiunto da un colpo di fucile a canne mozze che ha reso inutile ogni tipo di trasfusione tentata per salvarlo. Il colpevole? Cristoforo Brattoli figlio del sottoproletariato urbano, un impresario al quale Carnicella aveva negato l'utilizzo dello stadio "Paolo Poli" per il concerto del cantante neomelodico Nino D'Angelo chiamato per il compleanno di uno dei più noti boss della malavita locale.
Una decisione presa con fermezza nonostante le numerose spinte in senso contrario da parte del responsabile del Seminario Regionale di quel periodo che in un primo momento aveva concesso l'utilizzo del Seminario stesso per il concerto, salvo poi dover far marcia indietro per via di ordini dal'alto. Una vicenda che ancor oggi ha dell'incredibile.
Presente alla conferenza anche il sindaco di Bitonto e vicepresidente di "Avviso Pubblico" Michele Abbaticchio il quale, dopo aver ricordato i motivi della nascita di "Libera" ha costituito una forte testimonianza per via del ruolo che ricopre. Abbaticchio infatti ha posto l'attenzione sul binomio crisi-giustizia. Tante delle ingiustizie commesse vengono spiegate come una risposta alla crisi. Ogni giorno infatti arrivano al suo Comune, ma così come in molti altri, persone che chiedono di chiudere un occhio, magari due, sulla vendita abusiva di frutta, sulla sala gioco aperta in orari non consentiti, sull'abusivismo edilizio pubblico e privato nascondendosi dietro alla frase «c'è crisi».
Situazioni comprensibili, ma non giustificabili ed è qui che l'operato di un sindaco e più in generale della politica si trova davanti ad un bivio, da una parte la scelta più comoda, dall'altra quella più giusta. Bisogna essere pronti a guardare la miseria, ma non a giustificarla per fare i propri comodi, un monito per la prossima campagna elettorale amministrativa. Importante è la partecipazione dei cittadini che ora hanno la possibilità di scegliere in prima persona il loro sindaco. Quali sono le priorità? Quali gli interessi? Quasi sempre priorità ed interessi sono del tutto soggettivi. A pochi importa la legalità, il rispetto della regola che non ha colore politico se non il tricolore italiano.
Carnicella è morto proprio perché ha cercato di far rispettare una regola. Sale della democrazia. Sono passati 25 anni ma la situazione non è cambiata. Anzi proprio per via della crisi è peggiorata. Fondamentale quindi deve essere il ricordo, da parte delle istituzioni e dei cittadini, non solo della sua figura, del suo nome e cognome, della data della sua morte. Vivo dev'essere il ricordo della lezione che Carnicella ha lasciato alla città con la sua morte. Un eroe, una vittima di mafia che con il suo sacrificio ha aperto un nuovo capitolo della storia di Molfetta.
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