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Il consiglio comunale di Molfetta adotta il piano sociale di zona, provvedimenti per famiglie indigenti, disabili, immigranti
28 febbraio 2014

MOLFETTA - Interventi per le povertà estreme e per quelle nuove, tutela dei diritti dei minori, rilancio dei servizi di assistenza in favore di anziani e diversamente abili, servizi per la prima infanzia, contrasto alle dipendenze patologiche e le novità centro antiviolenza e sportello immigrati. Il Consiglio Comunale ha approvato il Piano Sociale di Zona 2014-2016 dei Comuni Molfetta-Giovinazzo: il provvedimento rientra nell'ambito del sistema integrato d'invertenti sociali in Puglia, finalizzato a  programmare e realizzare sul territorio un sistema integrato di interventi e servizi sociali a garanzia della qualità della vita e dei diritti di cittadinanza.

Un provvedimento nevralgico (del quale si parlerà diffusamente sul numero di Quindici in edicola a marzo), finanziato da Regione e Ministeri e che porterà in città ben 15 milioni di euro in tre anni. La priorità strategica spetterà all'assistenza residenziale e semiresidenziale, come sottolineato da un dibattito in aula  lungo e appassionato ma stranamente composto e costruttivo, dopo mesi di schiamazzi e scontri a testa bassa.
I consiglieri di maggioranza Domenico Gagliardi (Linea Dritta) e Giovanni Facchini (Sel) sottolineano l'importanza del piano in un periodo economico difficilissimo, di insicurezza del mercato del lavoro, di povertà diffusa. Gianni Porta (Rifondazione Comunista) ricorda i balbettii del passato: “gli obbiettivi del precedente piano sociale di zona non sono stati centrati. Penso all'assistente sociale ogni 5.000 abitanti, all'assistenza domiciliare, alle case rifugio, all'attivazione di centri antiviolenza” e guarda al futuro “ora possiamo fare meglio. Verranno spesi 200.000 euro per i percorsi di inclusione socio-lavorativa e per dare una risposta alle esigenze bisognerà mettere mano ad altra misura. Regolamento comunale dei contratti e degli appalti. Ritorno al sistema delle gare”.
Tra i banchi della maggioranza si rivede Annalisa Altomare (Pd) che, pur mantenendo un profilo critico, torna a votare a favore dell'amministrazione: “dobbiamo essere credibili e ammettere che questo non è un provvedimento perfetto. Per esempio si poteva fare meglio, mostrando più attenzione, sui disciplinari d'appalto perché quelli sono soldi pubblici. Ma va tutto approvato entro sera perché i cittadini sono sempre di più portatori di un bisogno e la loro esperienza di benessere è costantemente minacciata”.

L'opposizione è presente quasi al completo (assente solo il consigliere Saverio Tammacco). Muove rilievi tecnici, lamenta un eccessivo ritardo nella consegna della carte su cui discutere (48 ore prima del consiglio, meglio delle 24 concesse sotto l'amministrazione Azzollini, come ricordato dal consigliere Pd Saverio Patimo), attacca la Regione Puglia. “Da quest'anno il piano verrà finanziato di anno in anno. E' ancora una volta la dimostrazione della cattiva amministrazione della giunta Vendola. Perché se l'anno prossimo non ci saranno più finanziamenti disponibili che accadrà? Perderemo i servizi già previsti?” chiosa un irriconoscibile Mariano Caputo, pacato e composto, evidentemente “disinnescato” dalla sentenza del Consiglio di Stato che ne ha spento il furore polemico, le velleità elettorali e la speranza di diventare candidato sindaco del centrodestra.

Davide De Candia (PD) chiarisce: “Non è un discorso di efficienza o meno. Le leggi di stabilità alimentano di fatto i fondi della Regione, in modo intermittente, ed è per questo che la Regione Puglia ha adottato questa misura cautelare.”

La minoranza resta in aula per tutta la durata del consiglio (inizio alle 17.40 fine lavori alle 00.13) permettendo così di mantenere il numero legale anche quando tra le file della maggioranza si conta qualche momentanea assenza di troppo. Il presidente Nicola Piergiovanni, lancia segnali di distensione chiamando a presiedere l'assemblea per sostituirlo brevemente Antonello Pisani (impensabile sotto l’ex sindaco Azzollini).

Il sindaco Paola Natalicchio, gradisce: “il dibattito ha mostrato il rispetto pieno dell'aula. Sono grata per toni e contenuti. Ma bisogna ricordare anche da dove veniamo. La situazione dell'ADI (assistenza domiciliare integrata) era scandalosa. Venivano assistite solo 3 persone. Scandaloso! Abbiamo già portato il numero a 11 e sappiamo bene che il livello ottimale sarebbe di 670. Noi cercheremo di arrivare almeno a 120 persone, partendo da 3! Il Piano sociale di zona non esaurisce tutte le nostre politiche sociali e culturali. A breve ci sarà la catalogazione dei beni culturali, una consulta riconosciuta degli studenti medi e affideremo all’assessore Betta Mongelli la delega al contrasto e alla discriminazione di genere. Gli psicologi nelle scuole non verranno più sorteggiati come nella tombola, ma scelti in base a qualifiche e competenze. Puntiamo convintamente sullo sportello migranti e sul centro antiviolenza. Sono obbiettivi in cui crediamo e riusciremo a raggiungerli”.

Sul fronte Ospedale, a concreto rischio chiusura, il sindaco coglie l'invito avanzato a inizio seduta da Mariano Caputo, di mettere da parte i colori politici e unire gli sforzi per salvarlo: “nessuno si può permettere di chiudere l'Ospedale di Molfetta e nessuno lo farà. Il 4 aprile verrà in visita a Molfetta l'assessore regionale alla sanità Elena Gentile. Faremo ben presente le nostre ragioni. Nascerà un comitato di difesa dell'ospedale e su questo punto sono in piena sintonia con Annalisa Altomare con la quale ci son molte cose che ci dividono. Un Ospedale come il nostro non può chiudere per soli otto posti letto”.

A chiudere la discussione sul piano sociale approvato poi con i 16 voti favorevoli della maggioranza e l'astensione della minoranza, c'è l'intervento di Saverio Patimo: “il piano è frutto di un lungo e faticoso lavoro progettuale dei Comuni di Molfetta e Giovinazzo ed è sostenuto da un pensiero sociale forte”.

Poi c'è tempo solo per una pausa nella quale un malinconico Ninnì Camporeale circondato da un capannello di consiglieri,  ha commemorato il porto (“sarebbero arrivate qui tantissime navi da crociera come accade a Malaga dove è esploso il turismo. Con Bari ci saremmo messi d'accordo. Un po' di navi a loro e un po' a noi”) e tornati in aula un pensiero per il Venezuela (sull'orlo della guerra civile) dove è nutritissima la comunità molfettese. Annalisa Altomare ha chiesto a sindaco e presidente del consiglio di trovare un modo per far sentire la vicinanza della città ai molfettesi presenti laggiù. Si unisce anche Gianni Porta: “condivido la solidarietà ai concittadini che hanno trovato fortuna in Venezuela. Invito a un messaggio di solidarietà che esprima vicinanza a loro e al governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela  democraticamente eletto”. 

Si replica molto probabilmente lunedì per esaurire gli altri cinque punti all'ordine del giorno.

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Autore: Onofrio Bellifemine
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