Il Caffè filosofico
Giardini di Avalon - Percorsi nella filosofia del Novecento
L’università italiana sta attraversando un momento di profonda crisi dovuta al fallimento del 3+2. Il reclutamento di forze giovani è nei fatti bloccato da anni ( vi sono circa centomila dottori di ricerca inoccupati). Specialmente nelle facoltà umanistiche insegnano ancora vecchi matusa particolarmente esperti in pratiche clientelari e nel nepotismo più sfrenato. Vi sono accattoni del pensiero neopositivista che ritengono la razionalità formale e algoritmica l’unica forma legittima di pensare. Il processo va avanti da trent’anni (quando cominciò il riflusso e la caccia ai cattivi maestri). I maestri che insegnavano nelle università italiane e furono costretti alla fuga e all’esilio. Nelle scienze umane prevalgono forme di sapere servile che mirano a controllare i soggetti, la vita. Sono le dinamiche del biopotere messe in campo dai saperi assoggettati. In provincia esperienze di cittadinanza partecipata ( comitati e comitandi) sono diventate forme di cogestione del potere. Perchè le problematiche del biopotere sono al di là dei sedicenti governi di sinistra. Tutto questo incide sulla proposizione di una narrazione credibile per il prossimo millennio. Noi vogliamo l’impossibile, vogliamo sognare! Le letture che verranno proposte dalla Casa delle culture dei Giardini di Avalon sono intese a colmare le paurose lacune mostrate dalle università di regime sempre più destinate alla penosa funzione di parcheggio e di controllo della forza lavoro intellettuale. Le università servono alla emancipazione dei soggetti; in esse lo Spirito celebra sé stesso. Sono invece diventate delle caserme, miseri palcoscenici per sciacalli e pennivendoli. Thomas Kuhn ha sostenuto che i due problemi all’ordine del giorno sono la pace e la lotta al cancro; in quella direzione bisogna impostare la nuova narrazione. Bisogna creare medici senza frontiere, scrittori senza frontiere, freedom writers, i nuovi combattenti della libertà perché noi podemos, noi possiamo. Il quadro di riferimento, le coordinate culturali di queste lezioni saranno fornite dal post-strutturalismo e dalla filosofia della decostruzione, problematiche sulle quali Marino Centrone ha lavorato negli ultimi anni. Percorsi nella filosofia del Novecento Capitolo I Pensiero formale e materialismo dell’incontro Capitolo II Positivismo logico Capitolo III Filosofia analitica Capitolo IV Falsificazionismo Capitolo V La distruzione della ragione Capitolo VI L’opera filosofica di Jean Cavaillès Capitolo VII Sigmund Freud e la Psicoanalisi Capitolo VIII Surrealismo e futurismo Capitolo IX Scuola di Francoforte Capitolo X Strutturalismo Capitolo XI Post-strutturalismo Capitolo XI Marxismo Capitolo XII Operaismo Bibliografia, Percorsi nella epistemologia e nella logica del Novecento a cura di Marino Centrone, Rocco Corriero, Stefano Daprile, Antonio Florio, Marco Sergio ( Mimesis Edizioni, 2011) Il Positivismo logico Il positivismo logico nasce dall’intreccio delle postulazioni empiristiche di E. Mach con le istanze logiche avanzate da G. Frege e B. Russell (logicismo). All’inizio il movimento nacque in un caffé di Vienna dove ogni settimana un gruppo di intellettuali teneva discussioni relative alla scienza, alla filosofia e all’economia. Nella prima fase il movimento ebbe due centri: il Circolo di Vienna con Moritz Schlick, il Circolo di Berlino con Hans Reichenbach. Nel programma dei due gruppi vi era l’idea di fondare una filosofia in grado di analizzare correttamente lo sviluppo delle singole scienze, rimuovendo le proposizioni metafisiche come prive di senso. Queste idee erano state avanzate nel Tractatus logico-philosiphicus di L. Wittgenstein, anche se subirono una notevole radicalizzazione da parte degli aderenti ai due gruppi. Opposizione alla metafisica, traduzione logica delle proposizioni del linguaggio comune, riduzione delle proposizioni dotate di senso alle proposizioni analitiche (`Un triangolo ha tre angoli’) e alle proposizioni sintetiche (`Su quel tavolo vi è un libro’). Proposizioni del tipo `vi è un angelo sulla punta di questo spillo’ e tutte le proposizioni metafisiche venivano ritenute prive di senso. Durante il periodo del nazismo molti aderenti al gruppo emigrarono negli Stati Uniti dove subirono l’influenza del Pragmatismo americano. Vennero in tal modo a configurarsi i tre comparti che ancora oggi costituiscono i principali settori investigativi delle analisi logico-linguistiche: la Sintassi (analisi dei segni), la Semantica (il rapporto fra segno e designato), la Pragmatica (l’uso degli elementi costitutivi di un linguaggio). Le tre opere più importanti nel primo periodo furono il Tractatus logico philosophicus di L. Wittgenstein, La Costruzione logica del mondo e la Sintassi logica del linguaggio di R. Carnap. Nel Tractatus Logico-Philosophicus di L. Wittgenstein si trovano alcune delle tesi fondamentali dei neo-positivisti, la filosofia come analisi del linguaggio e chiarificazione logica delle proposizioni, la distinzione fra proposizioni analitiche e proposizioni sintetiche. Il postulato della estensionalità costituisce il criterio di demarcazione fra proposizioni significanti e proposizioni prive di senso: se un segno ha un denotato è significante, se non denota niente diventa privo di senso. Il segno `libro’ è denotante, il segno ‘anima’ non denota nulla, è una parola priva di senso. Anche Immanuel Kant ebbe enorme influenza sul movimento neo-positivista, per quanto la teoria del giudizio sintetico a priori fosse sottoposta a severe critiche. La conoscenza é una costruzione piramidale che parte da alcune proposizioni di base o proposizioni atomiche (i protocolli) che mediante inferenze logiche diventano proposizioni universali (se un numero a possiede un successore, allora tutti i numeri x hanno un successore). La regola di inferenza adottata è la regola di generalizzazione universale (GU). La concezione cumulativa della scienza governa le proposizioni dei neo-positivisti e si coniuga altre due postulazioni che accompagnano le loro investigazioni: la teoria corrispondentista del vero (adeguamento della teoria ai fatti) e la teoria coerentista del vero (coerenza delle proposizioni derivate con gli assiomi della teoria). Del resto il modo in cui i positivisti logici procedono nell’accertamento del vero è il criterio di verificazione secondo il quale esistono procedure rigorose e finite per accertare se una proposizione é vera. Una ulteriore caratteristica del positivismo logico é il progetto di unificazione del sapere, the Unified Science” su basi empiriche e logiche. La centralità del linguaggio é determinato dall’influenza del comportamentismo rispetto alla prospettiva introspettivista: se lo spirito si esprime nel comportamento, il pensiero si esprime nel linguaggio. Prima dell’avvento del nazismo e negli anni che vanno dal 1920 al 1945 il neo-positivismo si diffuse in tutto il mondo, specialmente in Inghilterra dove accanto a Russell e Wittgenstein, vi fu l’influenza di A. J. Ayer con il libro Linguaggio, verità e logica (Language, Truth and Logic). Sotto molti aspetti il neo-positivismo subì_l’influenza della Filosofia analitica portata ai più alti livelli di espressione con le Ricerche Filosofiche del secondo Wittgenstein (the later Wittgenstein). Le prime critiche al Positivismo logico arrivarono con la pubblicazione de I due dogmi dell’empirismo di O.W.Quine e de La logica della scoperta scientifica (Logik der Forschung in 1934 tradotta come The Logic of Scientific Discovery) di K. Popper. L’opera di quest’ultimo aprì la strada al Falsificazionismo. Si consideri la proposizione “Tutti i corvi sono neri” dal punto di vista verificazionista non è verificabile perché implica una ricognizione infinita nel tempo e nello spazio, risulta solo falsificabile se un giorno si vedrà un corvo bianco. Le teorie scientifiche risultano pertanto falsificabili e non verificabili. In questo contesto le proposizioni metafisiche non sono completamente prive di senso, ma sostanziano le metafisiche influenti che formano lo spirito del tempo. Successivamente Thomas Kuhn ha sostenuto che la ricostruzione del progresso scientifico avanzata da Popper risulta parziale perché non prende in considerazione l’influenza sulla sua evoluzione dei paradigmi scientifici che sono di tre tipi: (1) Paradigmi metafisici (es. La metafisica cartesiana); (2) Paradigmi sociologici determinati dal livello di evoluzione di una società; (3) Paradigmi costruzioni (es. L’invenzione del telescopio). Thomas Kuhn nel suo fondamentale libro La struttura delle rivoluzioni scientifiche accorda un ruolo decisivo ai paradigmi sociologici che possono essere ricondotti alle nozioni marxiane di intelletto generale e di composizione organica del capitale per spiegare che la scienza, la conoscenza sono fenomeni sociali non attribuibili solo a pochi giganti del pensiero. Sotto il profilo critico devono essere chiariti almeno due punti: a) in nessun luogo o passaggio delle indagini dei positivisti è rinvenibile un sia pur tenue riferimento al rapporto di sur-determinazione, ad una struttura `nascosta’ che possa avere una influenza diretta o mediata sul linguaggio. Anche la più avanzata assunzione, da parte di Wittgenstein, del gioco linguistico come garanzia di una dinamica performance intersoggettiva passa attraverso l’uso del linguaggio da parte dei parlanti, solo come soggetti parlanti, neutre e anonime variabili di un gioco simbolico. Questo linguaggio può essere sia simbolico-matematico, che semplice linguaggio comune, ma sempre aderente ad una configurazione sistemica, inamovibile, inerte. La langue non concede nessuno spazio alla parole. b) Le pratiche teoriche messe in campo dai positivisti logici, dai logici, dagli esperti delle sintassi logiche erano inizialmente dirette a liberare la cultura italiana dalla pesante ipoteca dell’idealismo crociano. Queste stesse pratiche si sono rivolte in seguito contro l’olismo in genere, marxismo e psicoanalisi in modo particolare. Basti per un solo momento considerare la disimmetria fra lo spessore teorico della filosofia di Ludovico Geymonat per il quale aveva ancora senso il problema del fondamento (anche se lo affidava al materialismo dialettico) e la filosofia di Francesco Barone dal quale proviene una folta schiera di seguaci, accattoni del pensiero che oggi occupano posizioni di potere nell’accademia italiana. Bisognava liberare la filosofia dalla possibilità di pensare la trasformazione, il linguaggio imperiale doveva essere accettato in modo acritico per sostituire alle forme di pensiero organico, un pensiero seriale e lineare.