Da dove si comincia un abbraccio di carta a Liliana Gadaleta Minervini per i suoi 90 anni? Se chiudo gli occhi ho il cuore pieno di immagini, emozioni. Provo a mettere un po’ di ordine tra tanta bellezza, per celebrare la fortuna di questo incontro nella mia vita e condividere il privilegio di quello che mi ha lasciato finora. Liliana irrompe nella mia vita di giovane studentessa appassionata di Storia Contemporanea grazie agli incontri folgoranti al Liceo Classico di Molfetta. Sono gli infuocati anni Novanta della nostra Molfetta ferita. L’omicidio Carnicella, la morte di Don Tonino, Guglielmo sindaco e noi ragazzi del Movimento Studentesco in fioritura di sogni e battaglie, annaffiati da una classe politica feconda: Maria Sasso, Maria Pia De Candia, Nino Sallustio; quella stanza di Guglielmo sempre aperta al nostro viavai, quel primo costruire la città daccapo, insieme. Professori incredibili, sparsi tra le scuole, a prendersi cura di noi. Non solo al Liceo. Penso a Luisa De Palma e al suo teatro di luce al Tecnico Commerciale, a Lucia Minervini e al suo storico “Jesus Christ Superstar” in piazza. E poi da noi, al Classico, una lista che a farla viene il magone: Enzo Camporeale, che manca da fare male; Nicoletta De Palma e tantissimi altri. Poi, per me, due maestri su tutti: Cia Vangi e Francesco Matarrese. Fu questo professore barese, raffinato, coltissimo, francamente indimenticabile, a entrare un giorno in classe – ero ancora minorenne – e a regalarmi il libro che mi ha cambiato la vita. Un libro con la copertina rossa e blu: Norberto Bobbio, “Il Futuro della Democrazia”. In queste ore di Italia che frana lo leggo e lo rileggo: sono quelle pagine che mi hanno portato in tanti posti. Tra questi, dritta a casa di Liliana. Insieme al mio amico Davide De Candia iniziammo a studiare il socialismo liberale. Una dottrina politica che è diventata un po’ la stella polare della nostra vita. Il grande sogno di tenere insieme giustizia e libertà. Gli amici del liceo ci prendevano un po’ in giro, per questa nostra ossessione nel riporre i libri di Marx e Che Guevara e metterci a leggere Guido Calogero, Aldo Capitini e Benedetto Croce. Per noi fu un modo di abbracciare gli studi che ci portarono al dottorato (io a Roma e Davide a Bari) e, soprattutto, per scendere al centro della storia di Molfetta. Speleologia di una biografia collettiva, sempre troppo dimenticata: la Molfetta di Gaetano Salvemini maestro, di Tommaso Fiore e Guido Calogero professori al Liceo Classino negli anni Trenta e Quaranta. E la Molfetta dei ragazzi degli anni Trenta, allievi diretti dei protagonisti del Partito D’Azione: Giovanni De Gennaro, Saverio Tattoli e Giovanni Minervini, marito e grande amore di Liliana. Giovanni, quando ero ragazza, era già morto. La casa editrice Lacaita pubblicò un prezioso libro che ne raccoglieva gli scritti e io e Davide ci mettemmo a studiarlo, guidati dai racconti di Saverio Tattoli, maestro di Davide, e dal controcanto di Vittore Fiore, amico del nostro professore Matarrese, che incontrammo più volte e che a Molfetta visse con il papà nei primi anni Quaranta, con la famiglia e il fratello Graziano, vittima della strage di via Niccolò dell’Arca, a Bari, nel 1943. Fu Saverio, a un cero punto, che ci disse: “andiamo a trovare Liliana”. E ci portò nella sua grande casa, vicino a Piazza dei Cappuccini, dove l’allieva di Gaetano Salvemini ci accolse con la sua consueta travolgente allegria. Una semplicità autentica, che Liliana ancora conserva, e che non deve depistare. Perché Liliana è una raffinata intellettuale, tra le più importanti e vibranti che Molfetta conosca. Si sdrammatizza, contamina continuamente i suoi saperi di nuove esperienze (lo yoga, la teologia, la filosofia orientale e molto altro). Ma si eleva sopra tutti, umile e però altissima. Dirompente, vulcanica, irregolare. Me ne innamorai, al primo istante. E casa di Liliana divenne una giostra. Andavamo a sentirci le favole civili: quella volta in cui Salvemini la chiamò per correggerle la tesi, quella volta in cui Tommaso Fiore si mise con lei e Giovanni in salotto a dire che da casa loro non se ne voleva andare. Quando organizzammo, nel 2003, sempre insieme a Davide De Candia, il convegno dedicato al Liceo Classico e alla storia del Socialismo Liberale, Liliana ci seguì e ci incoraggiò passo passo. Accolse la mia professoressa Lorella Cedroni al centro di casa sua (la foto, inedita, che pubblichiamo, immortala l’incontro tra queste due meraviglie). Lorella, persona fondativa della mia vita, allieva di Norberto Bobbio, professoressa di Filosofia Politica a La Sapienza (scomparsa giovanissima nel 2013, pochi mesi dopo il nostro magico giugno, per un brutto tumore), autrice di scritti molto importanti su Salvemini e i Fratelli Rosselli, era venuta da Roma anche per conoscere Liliana, di cui le avevo parlato fino allo sfinimento. Una serata molto speciale: la palestra del Liceo Classico gremita ad ascoltare queste due donne magiche. Un regalo, per Molfetta, perché proprio nel 2003 Liliana avrebbe lasciato la grande casa sua e di Giovanni (regalandoci tanti libri, che ancora conservo), per trasferirsi a San Mauro Torinese, accanto alla figlia Simonetta, e tornare a Molfetta nel 2019. La andai a trovare, a San Mauro, nel 2005, nei mesi in cui vivevo a Torino, nel quartiere Crocetta, per alcune ricerche del mio dottorato. Ricordo ancora la sua casa gentile, anche lì i libri tenevano in piedi i muri. Mi offrì una tisana e mi tagliò due fette di pane di Matera. Voleva studiare insieme delle carte su Salvemini e Gobetti: il legame tra l’antifascismo pugliese e quello di Torino, che tanto ci appassionava. Era ed è travolgente. Sei con lei e non senti passare il tempo. Era bello stare qualche ora insieme, lontanissime da casa, eppure sentirsi in una “Molfetta altrove”. Le presentai il mio amico e maestro Pietro Polito, allievo e bibliotecario di Norberto Bobbio, amico di Lorella e mia rigorosissima guida intellettuale negli anni di laurea e dottorato. Pietro e Liliana sono rimasti legati. A Pietro e al Centro Gobetti di via Fabro a Torino, che da anni Pietro dirige, curando anche l’Archivio Norberto Bobbio, Liliana ha generosamente donato carte e informazioni preziose della storia dell’antifascismo meridionale. L’emergenza Covid mi impedisce di saltare sul primo treno e essere da lei in questo febbraio speciale – al fianco di sua figlia Fiorenza, amica preziosa, che oggi anima l’ANPI – per il suo compleanno, che dovrebbe essere una festa collettiva, per la Molfetta che ancora crede nel rapporto d’amore tra politica, cultura e morale. Sogno di dedicare presto a Liliana un documentario- intervista in cui ripercorrere insieme la sua vita bellissima, votata all’impegno, all’amicizia, al fermento politico e culturale, alle sue figlie e al suo grande amore Giovanni e alla nostra vibrante città. Auguri amica e maestra mia, benigna e potente. E grazie davvero per ogni cosa che hai illuminato.