Recupero Password
Governo nella rete
15 settembre 2002

Declassamento annunciato. Potremmo definire così la situazione dell'ospedale di Molfetta dopo i tagli operati dalla Regione Puglia. Una sentenza ampiamente prevista. “Quindici”, in modo quasi solitario, aveva lanciato l'allarme su questa situazione, dedicando una copertina e un'inchiesta già da gennaio scorso. Ma siamo rimaste inascoltate Cassandre, contro cui ha urlato qualcuno che oggi è costretto ad ammettere a denti stretti che avevamo ragione. Nessuno voleva la morte dell'ospedale, ma che fosse un “malato terminale” come titolammo allora, doveva allarmare più d'uno. Perché dell'ospedale si parla solo ora, ci chiediamo? Perché in passato non si è provveduto a far fronte alle inefficienze e al progressivo svuotamento del nosocomio? Perché non si sono cercate le responsabilità di uno scarso livello qualitativo, dovuto anche a insufficienza numerica del personale, come sanno molti malati che sono passati in quelle corsie? Nessuno si è chiesto come mai a Molfetta non c'è stata la mobilitazione popolare in difesa del proprio ospedale, come è avvenuto a Terlizzi? Qualche politico del centro-destra oggi ha perfino la faccia tosta di dire che la colpa dei tagli è tutta dei molfettesi i quali, avendo snobbato l'ospedale di casa (le cifre parlano di un 65% di “diserzioni”) preferendo quelli dei paesi vicini, hanno fatto calare paurosamente le presenze, provocando l'attuale ridimensionamento e declassamento. La verità è un'altra: è stata proprio l'indifferenza colpevole di certi politici, che non hanno puntato a qualificare complessivamente l'ospedale, a portarlo al lento declino. E' naturale, infatti, che di fronte a situazioni di scarsa affidabilità e soprattutto di un'assistenza non proprio ottimale, il paziente, che alla propria pelle ci tiene, scelga poi di ricoverarsi in un ospedale più distante, ma efficiente. Del resto il caso del reparto di ginecologia è emblematico: molti bambini nascevano ormai a Terlizzi, per una scelta di “mercato”, per usare un termine economico. L'ospedale come serbatoio di voti e area di gestione clientelare ha prodotto quella situazione che, in pratica, lo ha fatto dequalificare. Chi ha pagato per tutto questo? Nessuno. Chi ci ha guadagnato? Tanti. In sette anni di governo di centro-destra, la Regione non ha mai mosso un dito per qualificare l'ospedale (al di là della dotazione di macchinari di livello). Oggi opera i tagli per frenare la spesa sanitaria: troppo facile e comodo. E il presidente Fitto viene oggi a parlare di parametri oggettivi, di numeri indiscutibili? Ma se sono stati privilegiati i collegi elettorali degli assessori regionali, come si può leggere a pag. 4 nell'intervista al consigliere della “Margherita”, Nino Sallustio. Dov'è questa razionalità ed economicità di spesa, se si chiude chirurgia a Molfetta, con tre sale operatorie ristrutturate per costituire un polo chirurgico a Bisceglie, dove sarà necessario attrezzare le sale con nuove spese? A Molfetta la carenza non era strutturale, ma assistenziale: allora bastava trasferire il personale di Bisceglie nella nostra città. Ma la razionalità raramente è patrimonio dei politici che pensano prima agli interessi personali, elettorali, clientelari. Di bottega, insomma. Dov'erano il nostro sindaco e il senatore del collegio quando si stava decidendo la sorte dell'ospedale? Cosa hanno fatto non solo per difenderlo, ma per riqualificarlo prima che fosse tagliato? Questo bisognerebbe chiedere ai nostri politici che oggi piangono lacrime di coccodrillo, dopo essere stati “umiliati” da Fitto. E la città deve subire anche la messa in scena della “visita” del “governatore” il quale, per “ascoltare le nostre ragioni”, ha messo una città in stato di assedio, come Genova in occasione del G8, con centinaia di poliziotti che presidiavano Piazza Municipio e che hanno impedito alla gente di entrare a Palazzo Giovene e di parlare con lui: e poi c'è qualche cronista distratto che si chiede come mai i cittadini non fossero nell'aula. E' stata una mobilitazione eccessiva che ha dato l'impressione di non essere in una democrazia, ma in uno stato di polizia, soprattutto se si considera che non esisteva alcun pericolo, né una prevedibile contestazione, come a Terlizzi. "Chiediamo sanità, ci danno polizia, questa la loro democrazia", erano gli slogan che urlava la gente infastidita per questa prova di forza. Ecco perché alla vicenda dell'ospedale “Quindici” ha deciso di dedicare ampio spazio con un'inchiesta sul campo con dati, cifre, interviste non limitandosi a commenti da tavolino. Il rischio che l'ospedale diventi un cronicario e che poi, alla prossima “conta dei numeri”, venga chiuso definitivamente, è reale, perciò oggi rilanciamo l'allarme anche al governo locale di centrodestra che, pur diviso sull'argomento, ha fatto molto poco per cambiare le cose. Infine un accenno alla vicenda della piscina comunale: per mancanza di spazio non abbiamo potuto ospitare un'inchiesta sull'argomento, lo faremo sul prossimo numero. Qui basti ricordare come, ancora una volta, dopo l'estate molfettese, l'amministrazione comunale abbia dato prova di non voler dialogare con i media o quantomeno di non essere in grado di farlo: il difetto di comunicazione cresce ogni giorno di più. E qui sotto accusa è anche il Coni che ha organizzato una conferenza stampa per dare notizia dell'inaugurazione della piscina, invitando solo testate amiche: cosa ne dice il solerte presidente Elio Sannicandro e l'onnipresente assessore Visaggio vuole nascondere qualcosa? Forse il fatto che è vergognoso affidare la gestione di una nuova struttura a un ente in pieno dissesto economico, vicino alla bancarotta con un deficit di 260 milioni di euro: non è in grado nemmeno di pagare gli stipendi e pensa forse di recuperare soldi dai molfettesi applicando tariffe elevate? O forse l'assessore vuole far passare sotto silenzio la scelta di affidare la gestione della palestra annessa all'impianto natatorio (vero business) alla “Minuto Srl”, che rischia di trasformare il Comune in un'azienda di famiglia, con assessori, consiglieri e ora tanto di fratello della bella Carmela in prima linea a gestire la stessa palestra, dopo il mancato assessorato? E' questo il “governo a rete”, la scelta del privato? Il sindaco oggi farebbe meglio a parlare di “governo nella rete”.
Autore: Felice de Sanctis
Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet