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Gli eredi della storia di Molfetta oggi ricordano i concittadini caduti nella battaglia di Capo Matapan
30 marzo 2014

MOLFETTA - L’Associazione Eredi della Storia, l’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra (ANMIG) e Fondazione, l’Istituto Nazionale del Nastro Azzurro (sez. di Molfetta), l’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, ricordano la battaglia di Capo Matapan affinché il sacrificio dei 2.803 caduti non sia stato invano e costituisca un monito per le generazioni future a non entrare più in guerra, come spesso si evince dalle parole dei superstiti e dai diari di guerra, lasciati in eredità all’Associazione Eredi della Storia da chi ha pagato con la vita il servizio alla Patria e alla libertà.

La battaglia si svolse nella notte tra il 28 ed il 29 marzo 1941 nelle acque a Sud del Peloponneso, fra l'isolotto di Gaudo e Capo Matapan, tra una squadra navale della Regia Marina italiana (tra cui la RN Vittorio Veneto e gli incrociatori Pola, Zara, Fiume, Trieste e Bolzano), sotto il comando dell'ammiraglio di squadra Angelo Iachino, e la Mediterranean Fleet britannica (comprendente anche alcune unità australiane) dell'ammiraglio Andrew Cunningham.

Numerosi furono i caduti di cui molti mai ritrovati. Molfetta conta parecchi partecipanti alla battaglia di cui un gran numero dispersi: sul Pola i marò Michele Altomare (20 anni) e Nicola Mancini (21 anni); sull’Alfieri il sottocapo meccanico Giuseppe Carbone (22 anni); sul “Fiume” i marò Luca de Gennaro (21 anni), Leonardo Mastropierro (21 anni) e Nicola Minervini (22 anni), il cannoniere Sergio Prezioso (21 anni); sullo Zara il sergente cannoniere Francesco Marzocca (26 anni), il marò Cosimo Germinario (21 anni), inoltre è anche da segnalare il caduto Leonardo Pepe (20 anni) sottocapo segnalatore.

La battaglia fu cruenta, ma i marinai salvati segnalarono un’anomalia; infatti non si spiegavano come mai gli inglesi già conoscessero le mosse dei combattenti italiani. Le spiegazioni plausibili potevano essere solo due: o gli inglesi avevano intercettato e decriptato i messaggi via radio, oppure qualche spia forniva loro le informazioni.

Innumerevoli furono anche i feriti. Tra i superstiti molfettesi (ad oggi tutti scomparsi per l’età avanzata), figurano Alessandro Favuzzi, Pasquale Valentini, Michele De Musso e Domenico De Dato. Quest’ultimo, imbarcato sulla nave Vittorio Veneto, durante la battaglia di Capo Matapan, intervenne prontamente per chiudere una falla apertasi a causa di un siluro che aveva colpito la nave a poppa ma dovette assistere impotente alla morte di due suoi amici a causa dello scoppio di un ordigno lanciato da un aerosilurante inglese.

Per non dimenticare l’eroismo di questi uomini e di tanti altri che col loro sacrificio hanno permesso di vivere in una nazione libera e indipendente, oggi domenica 30 marzo, a partire dalle ore 11, in Piazza Mazzini n° 92 l’Associazione Eredi della Storia e la Fondazione ANMIG espongono pannelli documentali che raccontano mediante foto e documenti quella tragica notte tra il 28 e il 29 marzo del 1941.

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In settembre, furono pronte le supercorazzate LITTORIO e VITTORIO VENETO, superiori in ogni senso alle massime unità a disposizione di Cunningham, che consigliò perciò il suo Ammiraglio di tentare un colpo contro la base di Taranto. L'attacco fu compiuto la sera dell'11 settembre - operazione Judgement - ed ebbe caratteristiche tali che non si può parlare soltanto di fortuna da parte degli Inglesi, ma essenzialmente di sprovvedutezza italiani. Fin dal 9 novembre, infatti, era noto a Supermarina che gli Inglesi avevano in mare la squadra navale di Alessandria con la portaerei “Illustrious”, mentre Taranto era costantemente tenuta sotto osservazione dai ricognitori aerei nemici. L'attacco venne sferrato, in due ondate, da 21 vecchi aerosiluranti “Swordfish” 17 soltanto dei quali, per di più, raggiunsero l'obiettivo dopo un volo di circa 300 chilometri . Nessun aereo italiano li intercettò. Nel porto di Taranto – Mar Grande e Mar Piccolo - mancavano migliaia di metri di reti antisiluro; in compenso, la difesa antiaerea era potente, con 101 cannoni e 169 mitragliatrici. Il fuoco d'interdizione tuttavia, fu maldestro e abbattè solo due “Swordfish, mentre gli altri s'avventarono sulle navi e colpirono con la massima precisione la “Littorio”, la “Duilio” e la “Cavour”. Il alto mare, le tre unità sarebbero colate a picco, qui non avvenne grazie ai bassi fondali della base. Comunque la “Littorio” resterà fuori combattimento per cinque mesi, la “Duilio” per sette e la “Cavour” per sempre. Anche l'incrociatore “Trento “ e il caccia “Libeccio” subirono danni. Il giorno dopo, alla Camera dei Comuni, Churchill definì l'impresa di Taranto “un colpo paralizzante”. Era vero. Ma altri due fattori di primaria importanza paralizzarono, o, almeno, avvilirono la Regia Marina: la penuria di nafta e la mancanza del radar, indispensabile nel combattimento notturno. Un terzo fattore, allora non noto a Roma, risiedeva nel fatto che il nemico possedeva una modernissima macchina l' ULTRA, che decifrava i messaggi tra Supermarina, i Comandi periferici e le navi in mare, consentendo agli inglesi di giocare sempre, o quasi sempre, d'anticipo. Solo dopo anni, all'apertura degli archivi britannici, si è venuta a sapere di ULTRA, la cui esistenza spiegò assai più del radar l'onnipresenza e l'onnipotenza della Flotta inglese.
1- o gli inglesi avevano intercettato e decriptato i messaggi via radio, oppure qualche spia forniva loro le informazioni. Comunichiamo agli eredi della storia che gli inglesi avevano la capacità di decifrare i codici militari italiani e tedeschi grazie al lavoro di un gruppo di scienziati che lavoravano a Bletchey Park diretti da Alan Turing. Gruppo di scienziati composto da liberali, gay ed ebrei; categorie che in italia venivano incarcerati quando gli andava bene, ai nostri giorni, sempre in italia, sono solamente maltrattati. 2- Per non dimenticare l'eroismo di questi uomini e di tanti altri che col loro sacrificio hanno permesso di vivere in una nazione libera e indipendente. Comunichiamo agli eredi della storia che se questi uomini avessero vinto noi avremmo vissuto sotto il fascismo per ancora molti anni, con i soliti annessi di carcere e campi di concentramento e di sterminio (che sono due cose differenti). Si è vero non dobbiamo dimenticare. La nostra gente ha occupato paesi come la Grecia, la Yugoslavia etc., ha inventato e gestito le leggi razziali. Il nostro esercito è stato alleato di quello tedesco, ha usato armi chimiche, è stato un esercito di occupazione con fucilazioni e varie stragi in europa e in africa. Il nostro popolo è stato fascista al 98 per cento. Non dobbiamo dimenticare quelli che sono morti a Capo Matapan, non dobbiamo dimenticare le responsabilità di chi li ha mandati e neanche le responsabilità di chi ci è andato, la colpa non è solo dei capi. Caro lettore di quindici se non avessi mai incontrato il revisionismo storico gli eredi della storia sono un esempio anche se banale. Cari eredi della storia se volete un incontro pubblico con me, sono qua a vostra disposizione, dove volete e quando volete. Eredi si ma della geografia ed è anche questo da dimostrare.

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