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Giovani e alcool, una passione devastante INCHIESTA - Drammatici dati relativi ad una indagine nelle scuole medie inferiori e superiori della nostra città
15 gennaio 2005

Come avevamo anticipato nella precedente puntata, la nostra inchiesta sull'alcolismo ha l'obiettivo di mettere il più possibile a fuoco il fenomeno all'interno della realtà molfettese e, per far questo, prezioso è stato l'aiuto del dott.Poggi del Ser.T dell'AUSL BA/02 che ci ha chiarito la situazione, le modalità di intervento e gli obiettivi che i medici stessi del Ser.t hanno in mente di raggiungere attraverso il loro costante lavoro di monitoraggio, prevenzione e, quando necessario, azione. La Regione Puglia ha finanziato un progetto dal titolo “Ricerca e azione sulla psicopatologia precoce e stabilizzata del tossicodipendente”, volto ad individuare i soggetti a rischio di dipendenza (non solo dall'alcol); a questo, gli operatori del Ser.t aggiungono un quotidiano lavoro di prevenzione da svolgersi attraverso l'informazione e la formazione dei ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori. La metodologia impiegata è quella del cosiddetto “lavoro a rete” attraverso il quale si aggira l'indagine sul singolo, ormai inefficace e superata, per un più moderno approccio corale, spesso dall'interno stesso, in modo naturale e non aggressivo che favorisce il dialogo coi ragazzi che, in gruppo, si sentono più protetti e meno sotto pressione che se avvicinati singolarmente e, di conseguenza, sono meglio disposti al dialogo. Scuole medie inferiori Per la scuola media inferiore, l'Istituto “Savio” ha costituito il soggetto campione sottoposto ad un questionario aperto alle tre classi nell'ambito del progetto “Città sane”. I dati emersi, hanno degli elementi davvero molto interessanti: ad esempio, ben il 23,7% dei ragazzi (indipendentemente dalla classe frequentata) ritiene che il vino non sia una bevanda alcolica. Come si spiega, oggi, un dato del genere? La presenza quotidiana del vino sulle nostre tavole non è una giustificazione sufficiente al fatto che se ne ignori l'alcolicità e, dunque, il rischio da abuso. La risposta è forse ancora nella propaganda mediatica: sicuramente, per la maggior parte dei ragazzi intervistati, alcol fa ancora rima con superalcolico che, in genere, si consuma fuori casa dove si può “trasgredire”. Quello che, invece, avviene fra le mura domestiche, non può essere rischioso o trasgressivo: i ragazzi rifiutano un'associazione di questo tipo. Altri due dati, messi a confronto fanno riflettere: per il 47,4% dei ragazzi, l'alcol “fa male in ogni caso” a fronte del 30,5% che invece ritiene che “fa bene purché non se ne acquisti l'abitudine”. Già, ma in che senso “fa bene”? Nel senso che solleva l'umore, favorisce l'atmosfera goliardica quando si è in gruppo e perché…aiuta a fare gruppo. A livello di scuola media inferiore – 12/14 anni – è decisamente troppo arrivare a questi discorsi tanto più che, come dimostrano ancora i dati emersi dal questionario, la maggior parte dei ragazzi sa dei danni che l'alcol provoca all'organismo: che l'uso/abuso di alcol sia da stigmatizzare, sembra dunque acquisito dalla maggior parte. Diverse sono invece le motivazioni che secondo loro portano a bere alcolici: il 35,9% ritiene che si beva per reagire alla depressione, il 34,3% per sentirsi “veri” adulti, il 29,1% per il piacere di bere, il 26% per reagire alla solitudine, il 25,7% per reagire ai dispiaceri familiari: una consapevolezza diversificata, giustificata senza dubbio dal fatto che se ne parla, tra di loro e con gli adulti, si ascoltano sondaggi, se ne discute a scuola. Eppure, un ultimo dato lascia ancora dei dubbi. Il 41,1% dei ragazzi frequenta amici che consumano, abitualmente, vino o birra: e la storia del “io guardo e basta” convince poco. Per questo, e gli esperti del Ser.t ne sono convinti, i ragazzi soprattutto di questa età vanno seguiti con molta attenzione, guidati perché ne hanno ancora bisogno ed…educati, per prima cosa, al rispetto verso se stessi. Scuola media superiore Il tema alcolismo, per quanto riguarda l'indagine presso gli istituti superiori è rientrato in una indagine più generica sui comportamenti giovanili: i rischi a cui, purtroppo molto facilmente, si auto-espongono i ragazzi dai 15 ai 19 anni (la fascia d'età più a rischio), sono di diversa natura e tutti estremamente pericolosi tanto che non se ne può ipotizzare una gerarchia e l'abuso di alcol è solo uno di essi. I ragazzi di tutte le scuole superiori della nostra città hanno risposto – in forma anonima – ad una serie di domande, preparate dagli operatori del Ser.t, mirate a mettere a fuoco il loro quotidiano fuori casa, permettendo agli esperti di focalizzare gli interventi più immediati da mettere in atto. Innanzitutto, pare che i comportamenti rischiosi ed aggressivi, secondo i dati ricavati dal questionario, nascono dal desiderio di provare nuove emozioni (19,4% degli intervistati), dal desiderio di sentirsi più grandi (27,1%), dalla “voglia di divertirsi” (12%)…a tutti i costi, aggiungiamo noi. Non è questione di incoscienza legata all'età, ma di un radicato mal costume ormai tanto in voga tra gli adolescenti il cui unico obiettivo, nel divertimento, sembra quello di sviluppare la capacità di andare “oltre”. I dati ricavati dall'indagine parlano chiaro: sono disinformati o superficialmente informati e non hanno il senso del limite. Infatti, relativamente al consumo di alcolici, appena il 16,2% dei ragazzi ritiene che sia mediamente rischioso bere 1 o 2 bicchieri di vino/birra in una serata, il 32,2% parla di un rischio basso, mentre ben il 41,8% è dell'avviso che non vi sia rischio alcuno. Relativamente più cauti, si dimostrano invece di fronte ai superalcolici: 1 o 2 bicchieri non costituiscono nessun rischio per il 6,8% degli intervistati, medio rischio per il 40,1%, alto rischio per il 32,9%. Ancora la logica dell'omologazione sembra celarsi dietro queste risposte rese ancora più comprensibili alla luce di questi altri numeri: il 38,7% frequenta un gruppo in cui a “qualcuno” è capitato di bere alcolici in quantità eccessiva, il 34,9% invece frequenta un gruppo in cui “a molti” è capitato di eccedere con l'alcol. La frequenza di questi comportamenti non è riportata dal sondaggio ma, a pensarci bene, conta poco sapere quante volte si sbagli. Eppure, anche per quanto riguarda gli adolescenti delle scuole secondarie superiori, la coscienza dei danni provocati dal consumo eccessivo di alcolici, non manca. Ma, a fronte di una percentuale del 49,6% che ritiene rischioso per la salute bere alcolici in eccesso, vi è un 32,2% che inserisce la pratica nelle azioni “trasgressive” e, soprattutto, un 18,1% che lo ritiene normale. Attivarsi in qualche modo è doveroso: gli esperti del Ser.t ritengono che l'azione migliore deve prendere le mosse dalla necessità di far ragionare i ragazzi sul concetto di rischio. L'azione congiunta – ma non invasiva – di più figure (il familiare, l'insegnante, il medico/esperto) sembra l'unica risposta fattiva a questi numeri che, di certo, non sono allarmanti, ma necessitano di risposte. Immediate e intelligenti. Francesca Lunanova francesca.lunanova@quindici-molfetta.it
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