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Gholam: passione per lo studio, coraggio e determinazione. Un incontro a Molfetta Lo scrittore afghano ha parlato della propria esperienza nell'incontro promosso da Consulta Femminile del Comune di Molfetta e casa editrice la meridiana
26 febbraio 2017

MOLFETTA - Gholam è stato un bambino costretto a crescere troppo in fretta, a dieci anni, quando davanti al cadavere di suo padre ucciso dai talebani, prende la decisione di fuggire dall’Afghanistan. La voglia di sopravvivere era tale da spingerlo a scappare dalla sua terra e da quella guerra che aveva privato di un padre la sua famiglia e che presto avrebbe coinvolto, e probabilmente ucciso, anche lui. Solo dieci anni, quando sceglie di non parlare alla mamma della sua decisione di andarsene e sale sul camion che lo avrebbe condotto a Ghazni, prima tappa di un viaggio difficile e pieno di ostacoli che, dopo anni, l’avrebbe visto approdare in Italia.

Lo abbiamo incontrato presso la Sala Stampa di Palazzo Giovene, venerdì 17 febbraio, in occasione della presentazione del suo libro intitolato Il mio Afghanistan, edito dalla Meridiana Edizioni. A moderare la conversazione con Gholam Najafi ed Elvira Zaccagnino, direttrice della casa editrice, la presidente della Consulta Femminile Alina Gadaleta Caldarola.

Appena presa la parola, Gholam ha catturato l’attenzione del numeroso pubblico presente in sala descrivendo la sua storia senza mai offuscare il suo immenso amore per la vita e per lo studio. A soli quattro anni il padre gli aveva affidato il compito di dirigere il pascolo e di coltivare la terra, Gholam adorava studiare, ma a causa del lavoro la sua famiglia si spostava spesso verso la montagna e questo impediva al bambino di frequentare le lezioni per la maggior parte dell’anno, così imparava ben poco e in lui si generava un senso di frustrazione. Avrà la possibilità di riprendere a studiare solo più tardi, quando ormai fuggito, dopo aver superato la frontiera con l’Iran, arriva da clandestino a Teheran e lavora come muratore per due anni. Di sera frequenta una scuola coranica dove un insegnante impartisce lezioni gratuite a chiunque desideri imparare. Ma in Gholam la fame di conoscenza non si acquieta: a Teheran sente parlare dell’Europa, lui che da bambino credeva che la terra fosse piatta, decide di raggiungerla. Ha di nuovo a che fare con i contrabbandieri, viaggia verso Istanbul, qui il tentativo di arrivare in Grecia a bordo di un gommone fallisce, ma va in porto qualche mese dopo. Per andare via dalla Grecia gli spiegano che bisogna posizionarsi sotto i camion che si imbarcano sulle navi. È molto pericoloso, si rischia la vita. Ma è così che Gholam arriva in Italia nel 2006. A Venezia viene portato in un centro di accoglienza e poco dopo gli è consentito di vivere presso una famiglia. Grazie a questa famiglia Gholam riprende a studiare, frequenta la terza media, la scuola alberghiera e dal momento che il suo desiderio di sapere si alimenta e cresce, si iscrive all’università di Lingua araba e persiana. Dunque studia e lavora come guardiano notturno in un albergo per pagarsi gli studi, si laurea e oggi è iscritto alla magistrale. Questo giovane ragazzo afghano, dal sorriso gentile, è un concentrato di testardaggine e determinazione: è riuscito a volgere a suo favore tutte le brutture che la vita ha posto sul suo cammino. Non si è arreso. Non ha accettato passivamente la vita a cui era stato destinato e ha vinto. Gholam da quando vive in Italia è tornato in Afghanistan più volte, l’ultima volta in aiuto dei bambini afghani come insegnante. Ha cercato sua madre, ma di lei non c’è traccia, il dubbio che possa essere da qualche parte e abbia bisogno di aiuto  o  che possa essere morta lo tormenta ogni giorno. 

Alla fine dell’incontro ha preso la parola Marcella Chiapperino per spiegare l’importanza degli Sprar, il sistema di accoglienza per i richiedenti asilo, che consiste in una rete nazionale di enti locali che realizzano seconda accoglienza, fornendo vitto, alloggio e strumenti reali necessari all’autonomia delle persone accolte e quindi sostenendoli nell’inserimento lavorativo, nella ricerca di un’abitazione, senza trascurare i bisogni sociali, psicologici e sanitari e le specifiche vulnerabilità di ognuno. Gli Sprar mirano all’effettiva emancipazione di quanti sono accolti attraverso un percorso di inclusione che trova la sua forza nelle collaborazioni cittadine.

Prima di lasciare la sala stampa, il pubblico presente ha voluto congratularsi con Gholam, per il suo amore per la cultura e per la persona che è diventata.

A lui auguro di diventare lo scrittore che sogna e di trovare finalmente sua madre.

© Riproduzione riservata

Autore: Marianna Palma
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