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Francesco Carabellese e il suo Nord e Sud (1905)
15 ottobre 2009

Nel Listino delle Edizioni Laterza di Bari del 1904 veniva annunciato, tra i libri in preparazione, Nord e Sud attraverso i secoli di Francesco Carabellese (v. Claudia Patuzzi, Laterza, Liguori Ed., Napoli 1982, p.109), che uscì a maggio dell’anno dopo, come 16° volume della “Biblioteca di Cultura Moderna”. A invitarlo a scrivere quel libro fu lo stesso editore Giovanni Laterza. “Una sera - scrive Carabellese nell’Avvertenza - pensando a quella che era, come è tuttora una questione di attualità, continuamente dibattuta”, come quella della “risoluzione del problema” fra il Nord e il Sud dell’Italia, “scappai, innocentemente, a dire: Ma, non sono forse esistiti sempre Nord e Sud, attraverso i secoli, e non per l’Italia soltanto? Detto, fatto, l’editore mi piglia a volo e m’invita a scrivergli un libro con quel titolo” (p.V). Quest’idea di scrivere alcune considerazioni su tale soggetto, “che po teva formare la fortuna e la fama di uno scrittore, ebbe la disgrazia di arridermi -scrive ancora il Carabellese -, mentre l’editore mi faceva oggetto di una persecuzione gentile, ma inesorabile, e costringevami a scrivere in un libro ciò, che poteva essere soggetto d’una conversazione storica” (p.VII). Lo stesso giovane e intraprendente editore, nel 1901, aveva invitato Gaetano Salvemini a collaborare con un suo lavoro (che per il momento però - come egli dice - non aveva pronto) alla nascente “Piccola Biblioteca di Cultura Moderna”, e nell’ottobre 1903 gli chiese di cedere a lui il suo libro sulla Rivoluzione francese, per la quale Salvemini si impegnò con l’editore Pallestrini di Milano (v. G. Salvemini, Carteggio 1903-1906, pp. 253-4). “Editore meridionale”, che faceva “molto di più per il nostro Mezzogiorno di tanti che urlavano e sbraitavano nei giornali e nei comizi” - come gli scrisse il 9 gennaio 1904 lo scrittore fi orentino Giovanni Papini, congratulandosi con lui -, Giovanni Laterza era stato “sensibilizzato” alla que stione meridionale da Francesco Saverio Nitti, dopo averlo incontrato a Napoli alla fi ne del 1901 (v. Laterza cit., pp.108-9). L’anno prima era uscito Nord e Sud (Torino, 1900) del meridionalista lu cano, e di esso, dopo averlo “divorato”, si occupò a lungo Gaetano Salvemini sulla “Critica Sociale” (La questione meridionale e il federalismo, ora in Movimento socialista e questione meridionale, Feltrinelli, Milano 1973, pp.157-91, dove v. anche citaz. a p.673). Appunto “agli splendidi studi” del Nitti “e di altri ragguardevoli scrit tori” rinvia Francesco Carabellese “per conoscere quale è stata l’opera del governo del nuovo regno negli ultimi decenni del secolo XIX, rispetto al Nord ed al Sud, e quali sono i termini attuali della questione politica, morale, civile ed economica”. Eg1i invece arresta le sue considerazioni (a partir dall’antica Roma) al decennio che corre dal 1860 al 1870, “che pose fi ne - come scrive nella Conclusione - alla esistenza politica indipendente del Nord e del Sud, e li vide fusi in un sol corpo di stato, iniziando il periodo del l’unità d’Italia” (p.210). In questo suo libro, che “non porta aff atto note, pur appartenendo a chi - egli dice - fi nora ha scritto più note che libri” (p.VII), Carabellese, pur seguendo Francesco Saverio Nitti che “aff erma con cruda sincerità - scrive nell’Avvertenza - l’esistenza del Nord e del Sud” (p.V), intende dimostrare che, “non da oggi, esistono nella penisola italica Nord e Sud, i quali invece sono sempre esistiti, e non potevano non esistere, attraverso i secoli, e perdureranno non ostante gli sforzi intesi a fonderli insieme, chi sa per quant’altro tempo ancora” (p.VII). Perciò, come rileva Raffaele Colapietra (Benedetto Croce e la politica italiana, Bari 1969, vol.I, p.129), Carabellese conclude (a p.206) “dissuadendo da eccessive preoccupazioni, essendo «mestieri riconoscere come non sia un male l’esistenza naturale e necessaria (sic!) di alcune di queste disparità » e che la sola volontà umana non può assimilare e fondere in unità «fantastica e irreale» né tanto meno distruggere del tutto”. Senza entrare in temi più strettamente meridionalistici - annota lo stesso Colapietra - il pubblicista fi orentino Giuseppe Antonio Andriulli, nel recensire sulla “Critica Sociale” del 16 luglio 1906 (p.224) il lavoro del Carabellese, evidenziò il “rilievo particolare che vien dato in esso all’impor tanza avuta dal papato nell’impedire la formazione dell’unità italiana”. «La politica religiosa della Chiesa cattolica nasceva fatalmente antiitaliana », perchè sorgeva come una «linea insormontabile di separazione tra Nord e Sud», destinata ad opporsi sempre «al formarsi di un solo dominio su tutta la penisola», e a continuare, pur dopo il 1870, «ad esercitare un’azione morale dissolvente, e contraria al defi nitivo formarsi d’una coscienza civile nel popolo italiano» (p.199). Dopo che «il Sud fu come trascinato, un po’ per forza propria d’inerzia, un po’ per azione di circostanze esteriori, a fondersi in una sola unità poli tica col Nord», non si poteva sperare in un immediato radicale mutamento nelle condizioni di esso. «Soltanto la restaurazione, nei sistemi di governo, della sincerità e della rettitudine più perfetta potrà rendere più agevole e sollecita quest’opera redentrice e veramente unitaria della patria nostra, ormai tutta unita e concorde in un solo destino » (p. 231). Aff ermazioni così coraggiose contro la Chiesa e contro la camorra governativa - le due peggiori piaghe dell’Italia meridionale - osserva infi ne l’Andriulli - meritano di essere rilevate, tanto più che esse vengono da uno studioso, uno dei migliori conoscitori della storia del Sud d’Italia, non da un uomo di parte”. (Ringrazio l’amico prof. Ernesto Ricci per la ricerca della recensione). Un altro recensore (anonimo) del libro del Carabellese nella “Rassegna Pugliese” dell’agosto 1905 (p.118), ripromettendosi di fare in un altro numero della rivista (di cui il Carabellese era collaboratore) una larga esposizione del lavoro del valoroso Professore (che però non fu fatta più) notava che, “anche che il libro non abbia potuto attingere completamente la mèta prefi ssasi - ciò che era audace pretendere in un primo tentativo del resto riuscito in molte parti - esso ha additato luna via nuova e forse la principale, colmando una lacuna negli studi in cui si sono arrovellati tanti valorosi cultori di sociologia e di psicologia, come il Colajanni, il Niceforo, il Nitti, il Sergi”, citati dallo stesso Carabellese nell’Avvertenza del suo libro. Nel soff ermarsi sullo stesso volume 50 anni dopo la morte del suo Autore, Peucezio (Michele Viterbo) evidenziava ne “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 24 novembre 1959 (F. Francesco Carabellese e il suo Nord e Sud (1905) di Pasquale Minervini Centro Studi Molfettesi 29 15 ottobre 2009 C ultura Carabellese e la storia di Puglia, p .4, che il libro era stato al tempo in cui la questione meridionale era divenuta di moda sul Mezzogiorno si scrivevano cose semplicemente aberranti, facendosi persino una netta distinzione tra razza superiore, che era quella dell’Italia settentrionale, e razza inferiore, che era, manco a dirlo, quella del Sud (tesi sostenuta dal prof. Alfredo Niceforo, che applicava a modo suo sui meridionali le teorie del Lombroso). Del resto anche il Nitti e il Fortunato, quest’ultimo specialmente, contribuivano a dare al Sud, nei loro scritti, una certa patente d’inferiorità, che alla fi ne si ritorceva a tutto danno degli stessi meridionali. “Appunto contro codeste tendenze reagì dunque il Carabellese col suo chia ro e onesto volume “Nord e Sud”, in cui le diverse condizioni delle due parti della penisola vengono lumeggiate con stringente sintesi storica e si pone per la prima volta, sebbene troppo rapidamente, il problema degli eff ettivi rapporti tra Roma e il Sud d’Italia, ossia su ciò che la civiltà romana doveva a quella meridionale preesistente, dalla Magna Grecia e dalla Japigia agli stessi Sanniti; tema che avrebbe certo meritato più ampio svolgimento, cui forse il Carabellese non ebbe tempo di attendere, ma che rimane uno dei problemi-chiave per l’esatta interpretazione di tutta la vita del nostro Sud”. Nella stessa circostanza del 50° della morte del Carabellese, Pier Fausti Palumbo notava di passaggio, nella Commemorazione tenuta a Molfetta il 29 novembre 1959, che “di un forse troppo facile teorizzare - ch’è, per sua natura, semplicizzare -, senza possedere tutti gli elementi per una valuta zione complessiva, dei problemi, recava l’impronta il suo saggio Nord e Sud attraverso i secoli, il tema più suggestivo ed arduo che fosse giunto a toccare e che avrebbe richiesto una ben diversa visione della problematica storica generale” (ora nel vol. Patrioti, storici, eruditi salentini e puglie si, Milella, Lecce 1980, pp.129-175, citaz., p.140-1, con la fotografi a del Carabellese qui riprodotta con la collaborazione dell’amico Giovanni A. del Vescovo

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