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Fish & cipis
15 settembre 2010

I commensali dell’Ultima cena di Vanessa Beecroft rappresentano un plateale esempio di come il cibo irrompa nuovamente nelle arti performative; il connubio, carico di sovrasensi simbolici, tra vivande e arte e tra vivande e teatro implica un particolare coinvolgimento del pubblico, che non si limita a essere spettatore dell’azione scenica, ma viene dinamicamente catapultato nel suo svolgersi. Da anni, ormai, il Teatro dei Cipis si connota come una realtà dai caratteri ben precisi all’interno del nostro tessuto cittadino; fortemente radicato sul territorio, il duo Petruzzella-La Grasta sperimenta con vitalità ed entusiasmo soluzioni sempre coraggiose. È il caso di “Fish & Cipis: sa di mare q.b.”, la performance pro-posta presso il Largo Chiesa Vecchia il 2 agosto, nello stesso scenario che ha veduto la compagnia rappresentare con successo, negli anni passati, “MareAmare”, struggente tributo alla storia del popolo molfettese (e non solo), l’aerea fi aba di Bellafronte e “La cantatrice calva” di Ionesco. Segnaliamo, inoltre, l’infaticabile attività di educazione teatrale dei Cipis: dal 27 settembre dalle ore 17, la compagnia raccoglierà, presso l’Auditorium Regina Pacis, le iscrizioni ai laboratori destinati ai giovanissimi da 4 a 16 anni. A coadiuvare Corrado la Grasta e Giulia Petruzzella in “Fish & Cipis” due cuochi, molto ben caratterizzati, interpretati da Giancarlo Attolico e Domenico Esposito. Sono loro ad accogliere il pubblico all’inizio della performance, invitandolo a prendere posto a tavola; la domanda, rivolta agli astanti, di segnalare eventuali intolleranze alimentari, dà il la a una rifl essione in senso lato sul concetto d’intolleranza. Il pubblico, incuriosito, è spiazzato dall’ingresso in scena dei padroni di casa, giunti in ritardo perché impelagati in una laboriosa mise en place. Più compassato (ma solo apparentemente) il marito, il sempre impeccabile Corrado la Grasta (reduce dal successo parigino dello spettacolo Furie de sanghe); del tutto borderline la moglie, che inscena dal balcone domestico un irresistibile tentativo (solo sbandierato, ovviamente) di suicidio. Appare a suo agio nei panni dell’“anfi triona” sopra le righe Giulia Petruzzella, comicissima nel simulare quella nevrosi che si cela nelle pieghe della quotidianità borghese. Il gioco scenico si dispiega lungo i solchi del teatro di narrazione: alle ricette sentimentali sciorinate con nostalgica melanconia da la Grasta fa da contrappunto il sapido racconto, da parte della Petruzzella, della particolare fascinazione esercitata dal pesce fresco (e soprattutto dal suo venditore). La quiete familiare pare allora minacciata: gli sposini danno, infatti, vita a un gustoso match di lotta, in cui non si comprende bene chi paia avere la peggio. Dalla rissa all’amplesso il passo è breve e lo spettacolo si conclude, lasciando nello spettatore la sensazione di aver fruito di un “saporoso” assaggio di teatro di qualità. Che, con la complicità delle stuzzicanti pietanze servite calde, mantiene vivo il desiderio di gustarne ancora…

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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