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Festa Pd, il modello Puglia nell'Italia leghista: dibattito con Guglielmo Minervini e Gianrico Carofiglio
20 ottobre 2008

MOLFETTA - Il modello Puglia nell'Italia leghista: conversazione tra Guglielmo Minervini e Gianrico Carofiglio, è stato questo il tema del secondo appuntamento della Festa Democratica a Molfetta. A moderare, al posto di Bepi Martellotta della Gazzetta, la giornalista Paola Natalicchio, collaboratrice di Quindici e che oggi racconta la Puglia (come lei stessa si è espressa) per il quotidiano L'Unità; alla sua destra e alla sua sinistra Guglielmo Minervini , assessore Regionale Cittadinanza Attiva e Gianrico Carofiglio, senatore della Repubblica per il Partito Democratico (foto). La moderatrice punta subito su Carofiglio e il tema trainante della “conversazione” è un assist per aprire un ricco ventaglio di argomenti: occupazione, società, politica, immigrati, scuola, Saviano… la paura. Il senatore risponde semplice e diretto: su tutti i temi – dice – dobbiamo essere capaci di “picchiare duro”. Questo significa chiamare le cose col loro nome senza cedere al gioco di chi vorrebbe inculcarci la sua terminologia e le sue idee facendo passare una sorta di verità edulcorata da “somministrare” ai cittadini. E la paura, in questa situazione, deve giocare il suo importantissimo ruolo perché, quando non è patologica, si trasforma in energia, mantiene vigili ed è uno straordinario strumento per cambiare le cose perché ci fa reagire. Minervini si riallaccia alle parole di Carofiglio e sceglie di soffermarsi su Saviano sottolineando soprattutto la giovane età del coraggioso scrittore, 28 anni appena, e uno sguardo come pochi: di fatto, osserva puntuale Paola Natalicchio, prima del suo libro nessuno sapeva assolutamente nulla del clan dei casalesi. Saviano, continua Minervini, nonostante la sua giovane età, è oggi uno dei più chiari rappresentanti di un Mezzogiorno che non si rassegna proprio alla paura, e anche da solo, esprime un carico di responsabilità che dovrebbe essere diviso con tutti noi. In questo momento, a guardare la nostra realtà, sembra che i vizi nazionali siano tutti concentrati qui, mentre le virtù, tutte al di sopra del Tevere. Continua Carofiglio sulla politica governativa: l'errore della sinistra, in questo momento politico, è quello di parlare utilizzando la terminologia della maggioranza: ancora l'importanza delle parole è il concetto che il senatore vuole assolutamente che passi all'uditorio. Anche il fatto che si possa affrontare un dibattito sul federalismo, dimostra già in partenza il fatto che “loro” – Carofiglio si esprime sempre così quando sta parlando della maggioranza – hanno vinto. È importante dare alle cose il loro nome, e se in questi giorni si discute della possibilità di creare delle “classi differenziali” per gli studenti che non conoscono bene l'italiano, dire a chiare lettere che questa è un'iniziativa razzista di una larga componente della maggioranza che vuole creare delle realtà scolastiche-ghetto e, con la riforma in programma, annichilire la scuola pubblica per poi, magari, trovare il modo per favorire ancora più smaccatamente quella privata. “Non dobbiamo essere gentili e dobbiamo chiamare le cose col loro nome”: se non reagiamo, quello che ci attende, il nostro immediato futuro, ha il volto di una società chiusa e classista. Minervini aggiunge un altro importante elemento al discorso del senatore, la questione dei simboli. Il grembiule, le classi differenziali, la pulizia delle strade dalla prostituzione: sono dei simboli, il governo punta sul fatto che i problemi non hanno una soluzione, bensì un responsabile. Lo stesso “federalismo” è un modo per dire “lasciamo che i meridionali paghino le tasse che loro stessi concorrono a creare e… chissenefrega del sevizio pubblico”. I due interlocutori sembrano particolarmente in sintonia; il senatore però non si può concedere oltre anche se chiude con una severa previsione: con questo governo, corriamo il rischio di finire molto indietro in termini di democrazia e di storia. Minervini annuisce, saluta e si concede alle domande della moderatrice per una riflessione a tutto tondo sulla regione, la città, i progetti occupazionali in una realtà regionale che vanta un PIL che, in assoluta controtendenza, è cinque volte superiore a tutte le altre regioni del mezzogiorno e, soprattutto, in quale direzione è orientato il programma del Partito Democratico nell'immediato futuro, in termini di soggetti e programmi. I due incontri hanno offerto numerosi spunti per riflettere e, come sperano i più, per un'azione concreta che non si faccia attendere. Roberta Petronelli Francesca Lunanova
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