Federico Ambrosio il “puntero” dell'H.C. Molfetta
L’Hockey Club Goccia di Sole Molfetta, sta disputando per la terza volta nella sua storia, il massimo campionato di hockey nazionale, la serie A1. La squadra allenata dal trainer argentino Josè Vianna, al prime uscite stagionali ha stupito un po tutti per le ottime prestazioni e per la vittoria contro il quotato Viareggio. Tra i protagonisti del Molfetta formato A1, c’è sicuramente uno dei nuovi acquisti di questa stagione, uno dei volti nuovi del Molfetta 2009/10: stiamo parlando dell’attaccante argentino Federico Gabriel Ambrosio. Il “puntero” di Mendoza, classe 1989, ha già messo a segno gol importanti, “bucando” portieri di fama internazionale come Barozzi e Oviedo. Ragazzo tranquillo e disponibile fuori dalla pista, in campo si trasforma sfoderando doti e abilità fuori dal comune. La sua tecnica, il suo fi uto del gol e la sua visione di gioco, hanno impressionato e Ambrosio è diventato subito uno dei titolari della formazione biancorossa. Considerato in patria, uno dei giocatori argentini con più talento in circolazione è diventato anche qui a Molfetta, uno dei giocatori più apprezzati dai tifosi. La società biancorossa capeggiata dal presidente De Palma, in estate l’ha voluto fortemente ed ora punta molto su di lui per centrare l’obiettivo salvezza. Noi di Quindici, lo abbiamo avvicinato in esclusiva, per conoscere più da vicino le caratteristiche e le aspettative, di uno dei giocatori più talentuosi che l’Hockey Club Molfetta ha tesserato negli ultimi anni. Federico, sei arrivato in Italia ormai da alcuni mesi. Quali sono le tue sensazioni, riguardo l’esperienza nell’Hockey Club Molfetta? «Mi sono subito trovato bene; mi sono integrato in un bel gruppo e anche con la società non ho avuto nessun tipo di problema. Molfetta poi, mi piace molto, perché mi ricorda la cittadina dove abita mio nonno in Argentina e soprattutto perché adoro il mare e la vita tranquilla delle città di provincia ». I tifosi e gli appassionati di hockey molfettesi, ti conoscono poco. Che tipo di giocatore sei, quali sono le tue caratteristiche e quali sono i tuoi interessi fuori dalla pista? «Amo principalmente giocare per la squadra e non per me stesso; mi ritengo inoltre, un giocatore dotato di una buona tecnica di base, in grado di giocare sempre a testa alta. Nel mio Paese, giocavo in posizione di centro- attacco ma qui, mi sto abituando a giocare come attaccante puro. Non sono un giocatore rissoso, ma freddo e concentrato, uno che ama lasciare il cuore in pista. Fuori dal rettangolo di gioco invece, mi piace andare a ballare, stare in giro e conoscere sempre nuovi posti». Cosa ti ha colpito del campionato italiano e quali sono le diff erenze principali rispetto a quello argentino? «Del campionato italiano, mi ha colpito molto il calore delle tifoserie e l’interesse di tv e carta stampata. Il gioco poi, è molto veloce mentre in Argentina il ritmo è più basso. Qui l’hockey è più professionale ed i portieri sono tutti veramente forti. Se posso trovare magari una cosa che non mi piace, è il fatto che soprattutto per gli attaccanti, i media e gli addetti ai lavori, stanno molto attenti ai numeri, ai gol che uno segna, piuttosto che al gioco che un giocatore sviluppa a favore della squadra, dei compagni». Dopo la sconfi tta nel derby con il Giovinazzo, qualcuno ha parlato di panchina corta e chiesto alla società almeno un altro rinforzo. Cosa ne pensi? «A mio parere, la squadra va bene così; possiamo giocarcela con tutti. Dobbiamo certamente migliorare ma non servono rinforzi, perché l’arrivo di qualche nuovo elemento, potrebbe destabilizzare gli equilibri del gruppo». Qual è il giocatore di hockey che ammiri maggiormente, il tuo idolo. Restringendo poi il campo, tra i giocatori italiani, qual è quello che ti ispira di più? «Sono giovane ed in questi anni ho cercato di prendere le cose migliori principalmente da questi tre giocatori: Lucas Ordonez, Dario Gimenez e Josi Garcia. Il mio idolo invece è Cristian Brandoni, il miglior giocatore di hockey di Mendoza. In Europa inoltre, guardo con ammirazione Pedro Gil e l’attaccante italiano Mirko Bertolucci ». Qual è il tuo obiettivo principale quest’anno. Per il futuro invece, quali sono i tuoi programmi? «Il mio obiettivo, è disputare un buon campionato, giocare bene e rimanere in Italia perchè la mia aspirazione era ed è, giocare in Italia. Qui mi trovo bene e vorrei fare ancora esperienza con il Molfetta, per poi un giorno, coronare il sogno di giocare in un grande club italiano, spagnolo o portoghese. Ora però, sono concentrato sul presente e sulla salvezza da raggiungere il prima possibile con il Molfetta, anche se dobbiamo lavorare per poter aspirare anche a qualcosa in più e fare un regalo ai nostri tifosi…».