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Fare luce, non scintille
15 dicembre 2021

Una pacca sulle spalle, un ghigno, che suonava di complicità e incoraggiamento, e il suo ‘sciamo’. E di colpo a 20 anni o giù di lì ti trovavi travolto in una esperienza che della tua vita di ragazzo/a cominciava a cercare i tratti di un capolavoro possibile. Un vescovo giovane dentro nella sua capacità di non dismettere i sogni diurni, quelli contro cui sbatti la faccia quando sei un ragazzo/a perché ‘hai poca esperienza’, ‘sai ancora poco della vita’, ‘hai ancora tanto da imparare’. La litanie di adulti che spesso alla vita sognata in grande hanno sbattuto la porta in faccia e a te, che stai diventando grande, riservano consigli accomodanti. Lui no. Ti insegnava a sognare un sogno di vita più grande. Ti dispiegava con il suo fare e il suo dire, che era sempre un dare e condividere, visioni che ti vedevano protagonista, capaci di lasciare in tratti anche impervi del cammino tracce importanti. Fa la differenza se a 20 anni o intorno a quella età a camminare con te anche nella Chiesa sia un pastore che con te erra, che cammina accettando con te il rischio dell’errare illuminato però dalla Parola, o un pastore che con sospetto guarda alle tue intemperanze. Lascia il segno se in un’assemblea di Istituto viene uno, che ti dicono sia un vescovo, e invece di parlarti della grandezza di Dio ti parla di quanto tu sia necessario in questo tempo e in questo spicchio di Storia citando non le Sacre scritture ma Primo Levi: ‘Se non ora quando, se non qui dove, se non noi, chi’. Di Dio ti parla, ma a quel punto sei tu curioso di saperne di più. Te lo ricordi per tutta la vita quel vescovo che con te ha marciato per chiedere la smilitarizzazione della tua terra, o ha fatto avanti e indietro per portare le scarpe, le coperte, i pasti agli albanesi che all’alba di un mattino invasero la nostra frontiera venendo dal mare, approdando nei nostri porti e invadendo le nostre città. Un vescovo follemente innamorato della Parola di Dio, della sua Chiesa e della fragilità umana che nasconde i segni veri dell’onnipotenza del creatore. Questo si percepiva seguendolo nei suoi ragionamenti, leggendo i suoi testi e condividendo impegni piccoli o grandi con lui. Al punto che avvertivi, nonostante la giovane età, il senso di parole mandate giù a memoria al catechismo quando ti insegnavamo che Dio è amore, il Vangelo è vita, tutti abbiamo un posto e una ragione a questo mondo. Essere stati giovani nei 10 anni di Episcopato di don Tonino Bello è stato un dono. Aver capito che lo scopo della vita di ognuno è non essere scintille ma luce, segna la rotta, indica la via maestra. Ti sorregge anche quando le scintille oscurano la luce. Aver ascoltato dalla sua voce o aver letto più volte quel suo ‘non siete inutili, siete irripetibili’ declinato alcune volte e in alcune trascrizioni in ‘non siate inutili, siate irripetibili’, ti serve come il pane quando la vita si fa più complicata. Ti aiutano a recuperare il senso profondo di ogni giovinezza: lo slancio di utopie che scaldano il cuore. *Direttrice edizioni “la meridiana”

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