Con la firma del patto di Vienna, il 25 marzo 1941 il presidente del Consiglio jugoslavo Dragi.a Cvetkovi. aggrego il Regno di Jugoslavia alla politica dellfAsse. Ma il 27 marzo a Belgrado i generali Du.an Simovi. e Borivoje Mirkovi. con un colpo di stato destituirono il governo filotedesco di Cvetkovi. e deposero il principe reggente Pavle Karagjorgjevi.. Fu insediato suo cugino, il giovane re Petar II Karagjorgjevi., che ripudio lfalleanza col Fuhrer e affido il governo a Simovi.. Hitler, allora, ordino alla Wehrmacht di invadere la Jugoslavia il 6 aprile senza neanche ricorrere alla finzione di un perentorio ultimatum e dichiaro guerra alla Grecia, contro la quale lfItalia si trovava in difficolta. A sua volta lfItalia dichiaro guerra alla Jugoslavia. Con lfUnternehmen Strafgericht (Operazione Castigo) lfaviazione tedesca bombardo per due giorni Belgrado, benche dichiarata gcitta apertah, riducendola a un cumulo di rovine con non meno di 2271 morti e abbattendo quasi tutti gli aerei jugoslavi. Allfaggressione contro la Jugoslavia parteciparono anche la Bulgaria e lfUngheria, che dichiaro guerra lf11 aprile. Gli jugoslavi armarono 28 divisioni di fanteria e 3 di cavalleria e qualche reggimento corazzato al comando del gen. Simovi.. I tedeschi schierarono la 12a Armata agli ordini di Wilhelm List e il 1‹ Panzergruppe di Paul von Kleist, cui si aggiungeranno la 3a Armata ungherese del gen. Elemer Gorondy-Novak e contingenti romeni. Il 10 aprile i tedeschi occuparono Zagabria, accolti come liberatori, e lf11 la 2a Armata del gen. Vittorio Ambrosio invase la Jugoslavia dalla Venezia Giulia conquistando Kranj, Lubiana e Su.ak per raggiungere, contemporaneamente a colonne tedesche, Karlovac il 12 aprile e poi discendere lungo la Dalmazia. Intanto dallfAlbania 4 divisioni della 9a armata del gen. Alessandro Pirzio Biroli e altre della 11a armata del gen. Carlo Geloso da un lato risalirono il Montenegro e dallfaltro si mossero verso la Serbia meridionale. Il 12 aprile gli italiani occuparono Dibra e i tedeschi entrarono in Belgrado. Il 17 aprile lfesercito jugoslavo, accerchiato e demoralizzato, si arrese. Petar II e il suo governo ripararono a Londra. Restavano ancora intatte 18 divisioni jugoslave, ma i vincitori, per correre in Grecia, trascurarono i reparti nemici superstiti, che si ritirarono nelle zone piu adatte alla resistenza. La Jugoslavia fu smembrata. La Serbia fu occupata dai tedeschi, che crearono uno stato fantoccio guidato dal gen. Milan Nedi.. La Macedonia fu data alla Bulgaria. Il Kosovo fu annesso allfAlbania, dal 1939 sotto il dominio italiano. LfUngheria ottenne il Prekmurje sloveno e la Ba.ka. La Croazia con la Bosnia-Erzegovina il 10 aprile fu eretta a monarchia indipendente sotto la sovranita nominale del duca di Spoleto Aimone di Savoia-Aosta, ma sotto il controllo effettivo del Poglavnik (Duce) Ante Paveli. e dei suoi ustascia, che, in nome di una barbara gpulizia etnicah, fecero orrenda strage di centinaia di migliaia di serbi, rom ed ebrei. Il 3 maggio lfItalia si annette la provincia di Lubiana, mentre il resto della Slovenia ando alla Germania. Aimone, creato lf8 maggio re di Croazia con il nome di Tomislao II, non solo non prese possesso del suo trono, ma firmo con lfItalia una convenzione per cederle un vasto tratto della costa dalmata. Infine il Montenegro occupato fu sottoposto dal 3 ottobre al protettorato italiano. Intanto il m o v i m e n - to di resistenza, diviso fra i cetnici del c o l o n n e l - lo Dragoljub Miha j l ov i . , detto Dra.a, rappresentante del governo regio e riconosciuto dagli alleati, e le prevalenti formazioni comuniste comandate da Josip Broz, detto Tito, il 7 luglio 1941 si era gia scontrato con reparti tedeschi e italiani, ma Tito collaboro con Mihajlovi. soltanto fino a novembre. Il regime di occupazione tedesco e italiano si rivelo duro e crudele: molti partigiani e civili jugoslavi vennero uccisi o internati in campi di concentramento. In luglio in Montenegro scoppiarono i primi disordini, che, trasformandosi in aperta rivolta, misero in difficolta le truppe italiane e indurranno nel f42 il gen. Pirzio Biroli a spietate rappresaglie. A novembre in Croazia e in provincia di Spalato si verificarono numerosi episodi terroristici contro i soldati italiani. Come in altri teatri di guerra, anche in Jugoslavia andarono incontro alla morte dei militari molfettesi. Il primo caduto fu un ventenne, il sergente allievo ufficiale Francesco Saverio Mastropierro di Gaetano e Maria Mastropasqua, diplomato presso lfIstituto Magistrale gVito Fornarih di Molfetta e poi universitario, morto il 6 novembre 1941 in Croazia mentre svolgeva servizio di controllo su un treno ordinario. Dopo che il convoglio fu attaccato da gruppi di partigiani, si prodigo per mantenere lfordine tra i viaggiatori e difendere il treno. Ferito da una raffica di mitragliatrice, continuo a lottare, finche non fu definitivamente stroncato dal fuoco nemico. Per il suo senso del dovere avra una medaglia dfargento alla memoria e Molfetta gli dedichera una strada. Nel 1942 la situazione divento piu critica per le truppe di Mussolini. Le dimostrazioni antitaliane si diffusero ovunque in Dalmazia e in Slovenia e lambirono la provincia di Fiume. Dalla primavera le vie intorno a Lubiana divennero intransitabili per i soldati italiani. A Knin, nei pressi di Zara, una brigata italiana venne sgominata da un commando partigiano. Alla periferia di Zagabria vi furono analoghi attacchi e imboscate. Il gen. Mario Roatta, comandante della 2a armata in Croazia dal marzo 1942 al febbraio 1943, gia implicato nellfassassinio dei fratelli Rosselli, avvio una efferata repressione, macchiandosi di crimini di guerra e innescando episodi di ferocia reciproca tra occupanti e partigiani. Altra vittima molfettese della guerra fu il tenente medico ventinovenne Corrado Marzocca fu Paolo e fu Susanna De Biase, morto il 22 gennaio 1942 in Bosnia, forse durante i combattimenti contro i partigiani a Medeno Polje, villaggio del comune di Bosanski Petrovac vicino al quartier generale di Tito nella grotta di Drvar. Invece il soldato trentunenne Antonio Bellapianta di Michele e Marta Maria Ciccolella peri il 21 aprile 1942 nella galleria ferroviaria n. 5 presso il lago Pa.ki Blato nellfisola di Pag del Governatorato di Dalmazia. Dopo un mese la morte falcio la guardia di finanza diciannovenne Salvatore Mininni, di Francesco e Maddalena Mininni, perito in Jugoslavia il 24 maggio 1942. Un altro finanziere diciannovenne travolto dalla guerra fu Giovanni Rodolfo Azzollini di Nicola e Maddalena Salvemini, nato a Molfetta il 7 febbraio 1923, fratello del pio sacerdote don Cosmo Azzollini. Frequentava il terzo anno dellfistituto Magistrale gVito Fornarih di Molfetta, quando nel 1941 decise di partire volontario nella Guardia di Finanza con lfautorizzazione paterna. Dopo sei mesi di corso a Roma, fu inviato in Jugoslavia. Durante il viaggio di licenza per sostenere gli esami di diploma, il 22 settembre 1942, imbattutosi con due commilitoni in unfautocolonna italiana attaccata presso il bosco di Kvasica in Slovenia dalla brigata partigiana Kordun, si getto con slancio nei combattimenti. Ferito una prima volta, continuo coraggiosamente a sparare abbattendo diversi assalitori, finche non fu atterrato da una raffica di mitragliatrice. Spiro, dopo lenta agonia, nella vicina Dragatu.. Venne sepolto nel cimitero di Vinica, in Croazia. Con decreto ministeriale del 30 gennaio 1948 avra una medaglia di bronzo alla memoria. La sua salma sara traslata nella citta natia il 14 novembre 1963. A Molfetta gli sara intitolata una via e a Trani la sede della Guardia di Finanza. Il 26 novembre 1942 a Biha., in Bosnia, si costitui il Consiglio Antifascista di Liberazione Nazionale Jugoslavo (AVNOJ) e sorse lforganizzazione del Fronte popolare sotto il controllo e la direzione del Partito comunista. Allfinizio del 1943 Hitler ordino una serie di offensive per migliorare il controllo sulla Jugoslavia, in previsione di unfinvasione anglo-americana dei Balcani. A loro volta i partigiani comunisti, pur con pesanti perdite, combatterono le forze monarchiche serbe di Mihajlovi., che li aveva attaccati, travolsero tra il 15 e il 21 febbraio i presidi italiani della 154a divisione di fanteria Murge sulla Neretva (Narenta), attraversarono il fiume e tra marzo e aprile sconfissero i reparti tedeschi e annientarono i cetnici in Erzegovina e in Montenegro. Intanto in Croazia moriva a 25 anni il sergente molfettese Paolo Bonadies di Angelo e Giustina Ciannamea, in forza al 23‹ reggimento di artiglieria della 13a divisione di fanteria da montagna Re, risultato disperso il 5 aprile 1943 presso Brod sul fiume Kupa (Brod na Kupi). Secondo la testimonianza del suo amico sottotenente Paolo Altomare, futuro direttore didattico, durante una perlustrazione in una gola montana fu colpito dallfalto da cecchini nemici. Nel maggio del 1943 reparti tedeschi, italiani, bulgari e ustascia croati lanciarono un attacco finale contro i partigiani titini in Montenegro, ma questi in giugno, attraversando le gole della Sutjeska, a costo di gravi perdite riuscirono a sfuggire allfaccerchiamento e a tornare in Bosnia. Il prestigio di Tito ne risulto notevolmente accresciuto. Quando lfItalia badogliana lf8 settembre si arrese agli alleati, i partigiani slavi sfimpadronirono delle armi italiane nelle zone da loro sorvegliate, assumendo il controllo del territorio costiero. I titini, pero, nei confronti degli italiani della Venezia Giulia e dellfIstria si macchiarono degli eccidi nelle foibe nel settembre-ottobre del e43 e nel maggio-giugno del 1945, nonche delle deportazioni nei campi di concentramento della Slovenia e della Croazia e di marce estenuanti, fatali per molti. Un altro caduto in Jugoslavia fu il marinaio Ruggero Squeo, nato a Molfetta il 9 maggio 1922 e deceduto il 2 maggio 1943 a poco meno di 21 anni, presumibilmente in Dalmazia. Invece mori in Slovenia il 5 giugno 1943 lfartigliere ventiseienne Francesco Mezzina di Mauro e Marta Maria Salvemini, rapito alla vita fra i villaggi di .ate. e Mirna, appartenenti al comune di Trebnje. Il sottotenente medico Vincenzo Rotondella di Antonio e Gemma Spagnoletta, fu prima ritenuto irreperibile in Jugoslavia e poi dichiarato deceduto il 9 settembre 1943. A questi vanno aggiunti i molfettesi caduti in Montenegro, dove il 2 maggio 1943 morirono i fanti Lorenzo Molinini fu Paolo e di Maria Giovanna Gadaleta, di 28 anni, e Pasquale Pasculli di Giuseppe e Olimpia Amato, di 29 anni, mentre il soldato Ignazio Camporeale di Ignazio e Lucia Abbattista peri il 16 novembre 1943 a 32 anni. Nel novembre del 1943 lfAVNOJ formo un governo provvisorio. Tito fu nominato maresciallo di Jugoslavia e comandante supremo dellfArmata di liberazione. Poiche i cetnici di Mihajlovi. non solo collaborarono con i nazisti, ma perpetrarono numerose stragi di croati, bosniaci, rom ed ebrei, a partire dal 1944 Mihajlovi. fu abbandonato dagli alleati, che giudicarono Tito un comandante piu adatto alle necessita belliche e politiche del momento. Il 20 ottobre jugoslavi e russi liberarono Belgrado. Intanto il 20 giugno 1944 era morto in Jugoslavia il soldato ventiseienne molfettese Domenico Mergola di Paolo e Giovanna Binetti, i quali gia avevano patito la perdita del figlio Francesco, morto in Grecia il 7 novembre 1940. La tragica lista si allunga con un soldato della Repubblica di Salo, Alessandro De Vincenzo di Antonio, nato a Molfetta il 25 agosto 1920, residente a Trieste, catturato nella frazione triestina di Barcola lf11 maggio 1945 e deportato in Slovenia nel campo di concentramento di Borovnica, dove verosimilmente mori. Un destino infelice tocco pure ad Antonio Simone di Vincenzo e Luisa Mazzella, nato a Molfetta il 26 settembre 1904, residente a Gorizia, maresciallo comandante la stazione dei carabinieri di San Pietro al Natisone, che fu arrestato dagli slavi il 15 maggio 1945 a Gorizia e deportato il 18 maggio successivo. Potrebbe essere morto in una foiba o in un campo di sterminio. Infine Corrado Binetti di Francesco, nato a Molfetta il 19 febbraio 1920, residente a Monfalcone, guardia civica di Trieste, fu arrestato dagli slavi il 23 maggio 1945 e deportato a Lubiana. Mori il 6 o il 14 gennaio 1946, forse fucilato. E qui gli orrori della guerra accrescano la pieta per i morti di ogni nazione e fazione, e inducano a preservare il tenue filo della memoria affinche, rievocando i loro nomi e queste meste vicende, simili atrocita non si ripetano piu.
Autore: Marco I. de Santis