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Fabio, laureando in Fisica: poche alternative al lavoro all'estero
15 settembre 2008

Mi chiamo Fabio e sono un giovane di 22 anni prossimo alla laurea in Fisica. In quanto ancora studente, non ho personalmente vissuto esperienze di precariato, cionondimeno questa costituisce una delle preoccupazioni più incalzanti circa il mio futuro lavorativo. Dopo la laurea specialistica in Fisica Nucleare e Subnucleare ed un più che probabile dottorato, infatti, sarà il momento di farsi strada nel mondo del lavoro e trovare una occupazione. Sfortunatamente, l'attività di ricerca in campo scientifico, settore nel quale sono indirizzati i miei studi e all'interno del quale vorrei trovare una collocazione, è uno dei campi meno incentivati e tutelati a livello di fonti e posti di lavoro, con possibilità di impiego solo all'interno delle università o dei pochissimi, per quanto importanti, istituti di ricerca presenti sul territorio. A fronte di questa situazione si aprono ben poche possibilità: o spostarsi all'estero, dove le possibilità di lavoro sono ben superiori, opzione possibile comunque solo per pochi e che comporta i suoi disagi, o adattarsi a svolgere un lavoro ben diverso da quello desiderato, oppure rassegnarsi, per quanto possibile, a stipulare contratti a tempo determinato, spesso annuali e biennali, con il concreto rischio di trovarsi di colpo, al termine del periodo di assunzione, senza un lavoro. Ecco dunque che lo spettro del precariato o, peggio, della disoccupazione aleggia anche su di me, anche se in un futuro ancora abbastanza distante, e risulta realistica la possibilità che il lavoro e lo studio compiuti durante lunghi anni non possano portare agli obiettivi lavorativi che mi ero prefissato. Ciò non può che produrre sentimenti di inquietudine e di sfiducia verso il futuro, specialmente quando giungono notizie su determinate scelte costantemente portate avanti dalla classe governativa che penalizzano in misura ancora superiore la ricerca, non avendo altro effetto che l'aggravarsi della situazione. Personalmente, in ogni caso, cerco di mantenere un atteggiamento ottimista, sperando sul fatto che, al di là dello scenario che ho appena tratteggiato, l'impegno, l'applicazione e le capacità possano comunque portare ad una occupazione il quanto più stabile possibile, e mi ritengo inoltre fortunato dal momento che, cosa non indifferente, le possibilità economiche della mia famiglia mi hanno permesso e mi permetteranno quantomeno di completare gli studi senza preoccupazioni, al contrario di altri studenti che, prima ancora della minaccia del precariato lavorativo, devono affrontare l'altrettanto pesante “precariato studentesco”, dovendo guadagnarsi personalmente, contemporaneamente allo studio, i fondi necessari per sostenere gli studi stessi.
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