Estate Molfettese: un “puzzle” di arte, cultura e spettacolo
Grandi protagonisti per una grande estate molfettese. Sicuramente il cartellone 2010 è stato di livello e le performance degli artisti hanno superato le aspettative di un pubblico sempre attento, che ha tributato loro ogni volta un sentito omaggio di scroscianti applausi. Va dato atto all’amministrazione comunale guidata da Antonio Azzollini e alla Fondazione Vincenzo Maria Valente presieduta da Pietro Centrone di aver predisposto un cartellone di qualità con la Rassegna “Luci e Suoni a Levante” con protagonisti di grido da B. B. King a Ray Gelato, dai Gotan Project a Mario Biondi, da Malika Ayane a Fiorella Mannoia, che si esibirà il 18 settembre. Straordinario è stato il concerto di B. B. King. Il grande chitarrista americano, icona del blues mondiale, l’ultimo dei grandi interpreti di questa musica (ha vinto 14 volte il mitico Grammy), è stato accolto da fan entusiasti che straripavano nell’anfi teatro di ponente. Il re è apparso in piena forma, malgrado i suoi 85 anni ed è riuscito a creare un’atmosfera magica, con assoli divini, coinvolgendo pienamente il pubblico al quale oltre alle note della sua straordinaria chitarra Lucille, ha donato il sorriso dei suoi occhi che trasmettevano un messaggio di pace e amore. Il fascino dei Gotan Project è innegabile, e anche il pubblico molfettese purista del genere non ha resistito alla sensualità e all’incrocio dei ritmi, tra vecchio e nuovo. I Gotan Project raccontano storie e musiche di origini cosmopolite, come i membri della band, in prevalenza franco-argentini. La parola d’ordine è stata sedurre e intrattenere, in un vortice di suoni e immagini che hanno spaziato da una smaliziata compagnia di cabaret del Novecento a un gruppo dub-trip hop. Questo è il loro tango, il “Tango 3.0” che dà nome al loro ultimo album, e che è stato presentato davanti a una gremita Banchina di San Domenico, e ha coinvolto anche chi, pur senza biglietto, ha potuto ascoltare il concerto dal porto di Molfetta. Giusto ritmo e buona musica per il «Re dello Swing», come i suoi idoli Louis Prima e Frank Sinatra. Oltre a cantare, Ray Gelato ha suonato anche il sassofono. Il cuore dell’Anfi teatro di Ponente conquistato dalla ritmica comunicativa. Figlio di un militare italoamericano in servizio in Gran Bretagna, Ray Gelato è cresciuto ascoltando i più importanti tenori, da Eddie Lockjaw Davis al texano Illinois Jacquet, senza escludere i cosiddetti honkers, ma anche le grandi orchestre della Swing Era. Un eff etto musicale travolgente, non solo per gli appassionati di jazz: tra rock and roll e jazz, toni jump e jive, mescolati al ritmo jazzifi cato delle canzonette della tradizione partenopea anni ‘40 e ‘50. Altissimo e imponente, Mario Biondi, la sua voce nera incanta, un po’ come succedeva per le vecchie voci del soul anni 70, col glorioso Barry White su tutti. Un curriculum di altissimo pregio per il cantante siculo, che proprio la settimana scorsa si è esibito ad Umbria Jazz con gli Incognito, storica band dell’acid jazz inglese, e che in questo tour non tradisce le aspettative collaborando con jazzisti formidabili. Unico nel suo genere nella musica italiana, Mario Biondi è a tutti gli eff etti un soul man di spessore e spirito, particolare che spesso sfugge ad un pubblico che pur riconosce le sue grandi hit. Biondi colloquia col pubblico, si fa trascinare dal ritmo, salta e balla, il tutto con grande maestria: propone “Something that was beautiful” scritta per lui da Burt Bacharach in persona, la divinità assoluta della musica pop dell’ultimo secolo. Giovane e talentuosa, voce di punta della nuova musica italiana Malika Ayane a Molfetta, tappa inserita tra le date del Grovigli Tour 2010 (il 3 settembre a Palermo). Più che un concerto, un groviglio tra blues, aperto dal giovane artista salentino Romeus. Non a caso groviglio, se Malika Ayane ha portato a Molfetta alcuni brani del suo nuovo album «Grovigli», con la splendida «Ricomincio da qui», presentata al Festival di Sanremo 2010 con cui ha ottenuto il «Premio della Critica Mia Martini» e il «Premio Sala stampa Radio-Tv per la categoria Artisti». Tante medaglie da esibire, se l’artista italo-marocchina, milanese doc, ha incantato il mondo della musica (tra i suoi fan, Paolo Conte, Giuliano Sangiorgi, Pacifi co) e del cinema (registi come Paolo Virzì e Massimo Venier hanno voluto suoi brani per i loro fi lm). e jazz, gospel ed electro-clash. Grande successo di pubblico per lo spettacolo “Sono romano, ma non è colpa mia” di Enrico Brignano sulla Banchina S. Domenico. L’eclettico comico cabarettista romano – allievo di Gigi Proietti, ma attento cultore di tutti i grandi comici della storia recente del cinema e del teatro italiani (da Sordi a Manfredi, da Montesano a Verdone) – si è scatenato in una parodia dei grandi rivoluzionari di tutti i tempi: dal francese Robespierre al cubano Che Guevara, dal russo Lenin al cinese Mao. Non sono mancate le battute sull’Italia malgovernata e sul caotico traffi co romano, dove è impossibile circolare per la preponderante presenza delle autoblu e di continue manifestazioni e cortei sindacali. One man show di grande effi cacia e presa sul pubblico che si diverte a ridere di vizi e virtù dei romani, ma anche dei difetti dell’italiano medio.