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ESCLUSIVA. Divorzio Uva-Azzollini, dimissioni accettate formalmente: ma la vicenda si tinge di giallo
24 agosto 2012

MOLFETTA - Il sindaco Antonio Azzollini avrebbe accettato formalmente le dimissione dell’avv. Pietro Uva, ormai ex vicesindaco e assessore all’Urbanistica del Comune di Molfetta, nel primo pomeriggio di oggi, come confermato a Quindici da fonti interne all’amministrazione. La situazione sta, però, creando molto imbarazzo al Comune stesso, anche se data per certa già da ieri.
Infatti, diverse sono state le contraddizioni tra i dipendenti comunali questa mattina (forse ne erano già stati informati). Quindici si è recato due volte al Comune, chiedendo dell’eventuale consegna delle dimissioni di Uva all’Ufficio protocollo: di fronte alla disponibilità nel primo incontro, la seconda volta (poco prima delle 14) le bocche dei dipendenti si sono improvvisamente serrate, forse per la cappa di silenzio che Azzollini vorrebbe far cadere sulla vicenda. Anche l’Ufficio stampa non ha saputo offrire delucidazione sulla vicenda. Ma proprio questo atteggiamento potrebbe rappresentare una implicita conferma.
È probabile che l'accoglimento formale delle dimissioni firmato dal sindaco sia stato consegnato all’Ufficio protocollo tra le 14 e le 14,30 quando alcuni dipendenti hanno finito il loro turno lavorativo e si sono allontanati. Confermano fonti interne.
Anche su questa vicenda, trattata con poca trasparenza, cala il velo del mistero. Tra l’altro, non sono ancora chiare le motivazioni per cui Azzollini abbia atteso quasi un mese e mezzo prima di accettare formalmente le dimissioni di Uva consegnate all’inizio di luglio, notizia data in esclusiva da Quindici.
Secondo indiscrezioni, Azzollini avrebbe cercato di ricucire il rapporto con Uva che, contrario ad alcune decisioni della giunta (tra cui il rinnovo contrattuale dei dirigenti) aveva deciso di lasciare, anche perché osteggiato da più parti all’interno dell’amministrazione. Infatti, il veto imposto su alcuni provvedimenti amministrativi di dubbia legittimità avrebbe nell’ultimo anno e mezzo acuito le diatribe con i vari gruppi di maggioranza. Fino alla mancata votazione del rendiconto 2011 in Consiglio comunale da parte di alcuni membri del suo gruppo politico (in primis, Mauro Spaccavento e Giovannangelo de Gennaro), che sembra abbia segnato la rottura definitiva.
Per questo motivo, le dimissioni annunciate da Quindici nel settembre 2011 a ridosso della festività patronale erano più che presunte, visto quanto accaduto dopo un anno. Insomma, si stravolge il panorama politico locale. Azzollini perde un altro assessore della giunta 2008, dopo Giacomo Spadavecchia (de facto sostituito da Carmela Minuto, che sembra stia decidendo sulla nomina ad assessore da parte del sindaco).
Adesso, parte il totocandidature per la poltrona vacante all’assessorato di Urbanistica, ma anche in questo caso già circolano le prime voci: è probabile che quel posto sia ricoperto a breve da uno degli uomini vicini proprio a Giacomo Spadavecchia. Allo stesso tempo, sarà decisivo il nome del vicesindaco che giocherà di sicuro un ruolo importante nelle scelte tecnico-amministrative e politiche fino alle elezioni amministrative del 2013. Per ora si possono fare solo supposizioni, ma non è escluso che la scelta ricada su uno degli assessorati decisivi per l’amministrazione del Comune di Molfetta.
Altro dubbio amletico, la tenuta della maggioranza in Consiglio comunale. Rimossi gli uomini vicini a Pietro Uva, cui pare si aggiungerebbe anche Lele Sgherza, è molto probabile che la maggioranza non riesca più a raggiungere il numero legale in consiglio.
Un'altra vicenda politica che si tinge di giallo. Cosa nasconde il silenzio degli uffici comunali e le conferme delle fonti interne all’amministrazione? Quindici ve lo racconterà nelle prossime ore.
 
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Autore: Q
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L'ALTERNATIVA POSSIBILE - Se uno vuole mettersi sulla strada della rappresentanza, deve essere ben conscio che di qui al 2013 non c'è tempo per produrre a fondo nella società italiana quel cambiamento politico-culturale tanto agognato quanto vagheggiato. Bisogna quindi essere pronti a "sporcarsi le mani" anche di fronte a livelli di comunicazione grossolani, che certo a noi non piacciono, ma che sembrano essere i soli efficaci per produrre qualche effetto su un popolo «sovrano» in gran parte abbrutito dalla società dei consumi e forse anche addormentato. Bisogna riconoscere senza ipocrisia che questi livelli di comunicazione esprimono il nostro stesso disagio nei confronti dello status quo e condividono molte linee ideali, ma essenziali del nostro credo ideologico. Di fronte alle ruvidità e alla fisicità della politica vera, qualunque atteggiamento che si accontenti di un linguaggio di mitezza e di buone intenzioni per circoscrivere il perimetro delle proprie alleanze sarebbe suicida. Non è soltanto l'Arcobaleno che andrebbe evitato, anche se in questo momento forse perfino una sua riedizione sarebbe meglio del nulla che ci circonda. Quattro sono state le esperienze di grandi città italiane in cui il pensiero unico è risultato sconfitto: Milano, Napoli, Palermo e Genova. In due di queste le primarie di coalizione hanno visto il candidato del Pd battuto da un personaggio della cosiddetta società civile, vicino o iscritto a Sel. In altre due, a essere sconfitto è stato il meccanismo delle primarie, spesso truccate e comunque assai poco garantite allo stato attuale. Solo Milano e Napoli sono per ora valutabili come esperienze amministrative. Napoli e Palermo mostrano che è possibile vincere senza l'ipocrita presenza della falsa sinistra (o se si preferisce dell'altra destra) con un messaggio che parli forte e chiaro (magari anche in modo un po' sguaiato) di un'alternativa vera, di persone e di idee. Non ho paura di affrontare la responsabilità politica che mi viene dal dire che preferisco chi afferma, ancorché grossolanamente, di non essere né di destra né di sinistra a chi dice di essere di sinistra ma poi a tutti gli effetti pone in essere o favorisce politiche di destra - e noi a Molfetta ne abbiamo "validi esempi - Qualsiasi movimento genuinamente contrario allo status quo, se interno alla discriminante antifascista, non può che essere il nostro alleato naturale nel difendere il rispetto della nostra Costituzione. In questa fase occorre mettere in campo un Comitato di Liberazione contro i colpi di coda autoritari del neoliberismo e dei suoi servitori affaristici e partitocratici locali e nazionali che sappia far vincere un discorso di radicale inversione di rotta. Poi chi ha studiato troverà il modo di dare il proprio contributo. Cercare di farlo prima, escludendo per ragioni estetizzanti pulsioni potenzialmente rivoluzionarie, sarebbe a un tempo velleitario e suicida. Falkorosso d'Apulia



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