Episodi affini al Francesco Padre: crescono i sospetti
La Procura di Trani punta sulla presunta ritorsione serbo-montengrina, una tesi appoggiata anche da alcuni episodi simili al caso del motopesca “Francesco Padre”. Nel settembre 1994 è stato sequestrato un marinaio laziale, imbarcato su un peschereccio ufficialmente diretto a Anzio, ma partito da Molfetta verso il Montenegro: a bordo anche un molfettese (nomi omessi per segreto istruttorio). Liberato il 12 novembre ’94, il caso è stato archiviato. Il 2 giugno 1993 una motovedetta serbo-montenegrina ha mitragliato il peschereccio di Manfredonia Antonio e Sipontina: morto il molfettese Antonio Gigante, ferito Crescenzo Minervini. Ennesima archiviazione del giudice per le indagini preliminari presso il Tribunali di Bari su richiesta del Pubblico Ministero: «le autorità serbo-montenegrine si sono rifiutate di fornire il nome del comandante della motovedetta, a quanto pare processato dal tribunale militare serbo-montenegrino nel 1993 e assolto – il chiarimento del dott. Giovanni Maralfa - in assenza dell’imputato, non è stato possibile procedere con il processo per omicidio volontario e colposo». Altro episodio, l’affondamento del motopesca Corrado a tre miglia al largo di Casal Bordino, nel maggio 1995. Morti Ignazio Bonadies, Guezaiel Ezzedine, Ali Otham, unico superstite Ilario Amato. Incidenti frequenti tra marineria pugliese e Nato Singolare il caso del motopeschereccio Sino, che ha rischiato di essere trascinato in fondo al mare da un sommergibile della Nato rimasto impigliato nelle sue reti, mentre il Modesto Senior nel novembre ’94 è stato mitragliato per errore da un velivolo Nato. Il deputato dell’Idv, Leoluca Orlando ricorda nell’interrogazione parlamentare del 27 gennaio 2010 che «l’11 luglio 1993 il Francesco Padre, mentre era impegnato nella pesca in Adriatico, venne rimorchiato per circa 1,5 miglia verso est-nord-est da un sommergibile Usa a propulsione nucleare. La barca italiana subì una forte inclinazione, tanto da rischiare l’affondamento. Il governo Usa indennizzò il comandante del Francesco Padre con 9.554 dollari a condizione di non rivelare nulla». Dispiegamento di forze navali Nato in quel tratto di mare non solo per l’embargo, ma anche per bloccare con la forza ogni tipo di traffico illecito (droga dall’Asia e dalla Turchia, armi balcaniche, sigarette di contrabbando). Operavano anche i resti della Marina Jugoslava in mano ai serbo- montenegrini, che usavano minisommergibili R1 e R2 di ridotte dimensioni, dotati di lanciasiluri. Nel 1994 diversi furono gli episodi di scontro tra croati e serbi per il controllo dei traffici di armi e tra questi e le forze Nato: il “Francesco Padre” potrebbe essere stato vittima inconsapevole di questo fuoco incrociato, come lo stesso motopesca “Antonio e Sipontina”. Ma tutto resta solo una ipotesi.