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Ennesimo taglio di alberi a Molfetta, ma il Comune tace sulle responsabilità Il Wwf si riserva di procedere con una denuncia contro ignoti alla Procura della Repubblica di Trani per danneggiamento di bene pubblico per la 'scomparsa' di un esemplare di tamerice di circa 60 anni; da mesi il Wwf chiede chiarimenti su altri casi
30 dicembre 2010

MOLFETTA - Ancora una volta il Wwf Molfetta è costretto ad evidenziare la cattiva gestione del verde pubblico nella nostra città.
Come segnalato al Wwf anche da diversi cittadini residenti in zona, da qualche settimana dallo spartitraffico tra via Nicolò Piccinni e via Alfredo Catalani, è scomparso un esemplare di tamerice di circa sessant’anni. Qualcuno dirà che l’intervento è stato determinato da ragioni di pubblica incolumità, che l’albero era malato…
Per chi ha dimestichezza con internet, basta verificare su Google Maps la foto dell’area in questione (datata 2009) in cui la tamerice appare in perfetta salute.
Il Wwf si chiede: se l’albero ha ricevuto una continua manutenzione, perché non si è provveduto a curarlo per tempo? E, soprattutto, perché l’albero abbattuto non è stato sostituito con un esemplare sano?
Al danno, infatti, si è unita la beffa: l’aiuola che ospitava la tamerice è stata ricoperta di cemento, così come accaduto alcuni mesi fa nella zona 167, quando dinanzi al bar Silver sono stati tagliati degli alberi e, subito dopo, si è provveduto alla cementificazione dell’area.
Nel caso di via Piccinni, lo spazio ricavato dal taglio della tamerice, attualmente viene occupato da un fruttivendolo presente in zona.
E ancora, chi decide quando procedere al taglio di uno o più alberi? Passano i mesi ma a domande simili non si ottiene risposta.
Il Wwf, pertanto, si riserva di procedere con una denuncia contro ignoti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani per danneggiamento di bene pubblico.
Il responsabile del Wwf Molfetta, Pasquale Salvemini ha sottolineato “Non si può continuare a sprecare denaro pubblico, danneggiando ambiente e contribuenti.”

Autore: Q
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La fine della vita? - In tutte le religioni, i miti, le credenze popolari compare sempre la figura dell'albero. Esso ha colpito la fantasia dei popoli di tutto il mondo, dalla famosa, mela legata al mito di Adamo ed Eva, alle saghe nordiche dove dal tronco del frassino Odino avrebbe ricavato l'uomo. Ogni cultura ha il suo albero sacro a simboleggiare la vita che inizia. Per i greci era la quercia, simbolo di forza e potenza, portata sulla Terra da Zeus; per i persiani il cipresso, giunto per opera di Zoroastro; per gli ainu, popolazione bianca dell'isola di Hokkado (Giappone), è l'olmo (forse perché strofinando le sue radici secche si origina il fuoco), per i berberi del Nord Africa, ancora il frassino. Molti alberi sono legati alla mitologia classica greca e latina. La ninfa dei boschi Dafne per sfuggire ad Apollo fu trasformata in alloro; il giovane Ciparisso, caduto in una profonda depressione per aver ucciso inavvertitamente il suo cervo preferito, fu tramutato in cipresso; la ninfa Filira concepì da padre Zeus il centauro Chirone e per la vergogna chiese di essere trasformata in tiglio. Al mito di Fetonte è legato il pioppo: il figlio del Sole, guidando il carro del padre, si era avvicinato troppo alla Terra con il rischio di incendiarla e per questo fu colpito dal fulmine di Zeus, precipitando nel fiume Eridano, sulle cui sponde le Eliadi, rattristate dalla morte del fratello, furono trasformate in pioppi. Forse nel Medioevo, più che in ogni altra epoca storica, credenze e superstizioni si impadronirono degli alberi. E' giunta fino a noi la storia del famoso noce di Benevento che, intorno al VII secolo d.C., cresceva ampio e maestoso vicino alle mura della città. Considerato dalla popolazione punto d'incontro delle streghe – che secondo la tradizione giungevano da tutta l'Europa in occasione del solstizio d'estate - venne fatto abbattere dal vescovo Barbatus.-

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