MOLFETTA - Non sarà tra le priorità dell’amministrazione Azzollini. Forse perché non produce “utili politici”, ma solo piccoli (ma indispensabili) introiti finanziari al Comune di Molfetta, ormai sull’orlo del default finanziario. Erbacce, carte, sporcizia, caditoie pluviali otturate e mai pulite. Persino un albero di fico cresciuto in un tombino. Lo sfaldamento strutturale e ambientale del cimitero di Molfetta si diffonde come una nuvola radioattiva, nonostante il palese dissenso dei cittadini e le solite promesse politiche dell’amministrazione comunale.
Diverse sono state le segnalazioni di alcuni cittadini a Quindici negli ultimi giorni per la zona monumentale del cimitero, una delle architetture storiche di Molfetta lasciata tracimare nel degrado (proprio come altre zone o monumenti storici locali). Tra l’altro, le polveri sottili d’inciviltà e vandalismo del centro urbano si stanno spargendo anche in questo luogo sacro per i cristiani (o almeno così dovrebbe essere), contravvenendo allo stesso Regolamento comunale di Polizia Mortuaria.
Il Comune di Molfetta ha nel cassetto un progetto di riqualificazione della zona monumentale (ripavimentazione, sistemazione delle cappelle e del cassetto nato). Tra l’altro, nell’aprile 2010 era improvvisamente crollata la volta basolata della fossa comune, area poi messa in sicurezza con alcune transenne. Si pensava che i lavori di ripristino di tutta la zona monumentale sarebbero subito iniziati, ma nel corso di questi due anni le condizioni sono peggiorate.
Purtroppo, come ha spiegato a Quindici l’ing. Enzo Balducci, dirigente del Settore Lavori Pubblici, occorrono ingenti risorse pubbliche che mancano al comune di Molfetta, soprattutto dopo il taglio dei finanziamenti statali (quasi 8milioni di euro). Eppure, per avviare i lavori alla zona monumentale (dopo l’approvazione del progetto) sarebbe bastato stanziare qualche milione di euro che, invece, è stato sperperato inutilmente in altre opere sfarzose e pure superflue che non hanno poi avuto nessun riscontro positivo o beneficio sociale per la cittadinanza.
Purtroppo, resterà insanata per i prossimi anni l’emergenza loculi, come già Quindici aveva spiegato sul numero di giugno. Anche se una soluzione, pur tampone, potrebbe essere attuata nell’immediato.
Infatti, il DPR n.803/75 prevede la facoltà di revoca delle concessioni cimiteriali da parte del Comune quando siano trascorsi 50 anni dalla tumulazione dell’ultima salma, si verifichi una grave situazione di insufficienza del cimitero rispetto al fabbisogno e non sia possibile provvedere tempestivamente all’ampliamento del cimitero (posizione ribadita anche dalla sentenza n.5505/02 del Consiglio di Stato). Insomma, la perfetta fotografia dell’emergenza a Molfetta.
Per di più, secondo l’art.45 del Regolamento comunale di Polizia Mortuaria, che richiama l’art. 63 del DPR n.285/90, la concessione (quarantennale per Molfetta) decade anche prima della scadenza del termine «quando la sepolturanon sia stata occupata entro un anno dalla morte della persona per la quale è stata concessa, quando la salma sia trasferita per altra sepoltura» e «quando la sepolturarisulti in stato di completo abbandono e con grave pregiudizio per la pubblica incolumità per incuria o per morte degli aventi diritto». Quest’ultimo caso è quello più frequente al cimitero di Molfetta.
Perciò, per evitare l’aumento esponenziale delle sepolture abbandonate e cercare di sanare l’emergenza loculi, sarebbe opportuno monitorare l’evoluzione dei diritti sulle tombe e, soprattutto, la posizione civile degli intestatari (decesso, rapporti di filiazione o coniugio). Uno screening già eseguito annualmente dal Comune di Molfetta, come ha chiarito l’ing. Balducci a Quindici, ma «purtroppo sono pochissimi i cassettoni o loculi la cui concessione potrebbe essere revocata e di sicuro questo non sanerebbe l’emergenza loculi a Molfetta».
Insomma, il cimitero sembra una vera e propria bomba a orologeria pronta a esplodere. Anche gli ultimi 420 cassettoni (lungo il muro di cinta a est della zona di ampliamento del cimitero comunale) non basteranno a depositare i defunti che sono stati inumati o collocati, ad esempio, nelle cappelle private o confraternali.
Negli anni passati molto poteva essere realizzato per il cimitero, ma poco nella sostanza è stato pianificato. L’ampliamento sarebbe stata la soluzione migliore, ma l’attenzione tecnico-economica dell’amministrazione Azzollini si è concentrata sui “profitti politici” e sulle grandi (e inutili) opere pubbliche. Lo stesso Prgc prevede la redazione di un piano particolareggiato d’iniziativa pubblica per l’ampliamento e la riqualificazione dell’attuale cimitero, in particolare per «tendere alla salvaguardia dell’area monumentale, mediante la perimetrazione della stessa e la limitazione degli interventi alle sole attività di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro e risanamento conservativo».
Eppure, si è costruito a ridosso del cimitero (e forse con il comparto 17 pure dentro la fascia di rispetto cimiteriale di 100 metri), senza considerare l’art. 34 del Regolamento di Polizia Morturia, secondo cui «la distanza dall'abitato non potrà essere inferiore a 200 metri in quanto Comune con popolazione superiore a 20.000 abitanti». Altro che ampliamento, sarà forse necessario ostruire un nuovo cimitero.
Ora è troppo tardi. L’emergenza dilaga e, come per altre città, potrebbe assumere una caratura nazionale.
© Riproduzione riservata