Edilizia, zone completamento B4: opposizione all'attacco
Ad un anno dal rilascio del primo permesso a costruire nelle zone di completamento B4, l'Amministrazione comunale continua a lesinare chiarimenti e spiegazioni. La questione è apparentemente tecnica ed è opportuno riepilogare le tappe della vicenda.
Le aree classificate B/4 sono quelle ricadenti nella 167 e Lotto 2, all'epoca stralciate e non espropriate, in cui esistevano delle ville e che il nuovo Prg classifica di completamento. In base a ciò ville e giardini sono scomparsi, sostituiti da nuovi palazzi con indice di fabbricabilità di 5 metri cubi per ogni mq di superficie, con dei permessi a costruire rilasciati dal dirigente comunale responsabile, nel rispetto di leggi e regolamenti.
L'art. 34.4 delle N.T.A. (norme tecniche d'attuazione del Prg), però, stabilisce che per le zone di completamento B4 occorre un piano particolareggiato, in base al quale rilasciare le licenze edilizie. La differenza tra le due procedure è sostanziale. Il piano particolareggiato è adottato dal Consiglio comunale, mentre il permesso a costruire è una procedura d'ufficio. Inoltre nel primo caso il suolo edificabile è dato dalla differenza tra la superficie complessiva e quella occupata dalle urbanizzazioni primarie e secondarie, nel secondo, invece, in pratica tutta la superficie è edificabile. Il contrasto tra l'art. 34.4 ed i permessi ha costruire, spinse il consigliere Antonello Zaza a presentare un'interrogazione, fatta poi propria dal consigliere subentrante Luigi Cataldo. L'Ufficio tecnico ha dichiarato d'avere rilasciato tre permessi a costruire: uno nel 2003 e due nel 2004 (cui bisogna aggiungere un'altro nel 2005).
La “Monetizzazione”
La risposta dell'Amministrazione fu che gli interventi riguardavano la costruzione di fabbricati in zone dotate sia d'urbanizzazione primaria (rete stradale, fognante, idrica, gas, elettrica e telefonica, sia secondaria (scuola materna, elementare e media). Per l'UTC questa situazione urbanistica non rendeva necessari i piani particolareggiati. Tale risposta non convinse più di tanto il consigliere Luigi Cataldo, che contestò proprio la sufficienza delle urbanizzazioni. Ma in quell'occasione venne fuori la novità della monetizzazione delle aree standards. In pratica per l'indisponibilità delle aree per i servizi “standards” il Comune ha incassato una cifra al mq per permettere di costruire su quelle aree che dovevano essere cedute alla collettività per le urbanizzazioni secondarie.
Questa è stata una vera sorpresa. Secondo il DM 1444/68 le aree “standard” ammontano a 18 metri quadri per abitante così suddivisi: scuole (4,5), verde (9), parcheggi (2,5), attrezzature per servizi pubblici (2), insomma tutte quelle cose che alla fine danno qualità e salubrità al contesto urbanistico. Finora avevamo considerato le aree “standards”, qualcosa di intoccabile. Evidentemente le nostre nozioni in materia sono lacunose.
Opposizione all'attacco
La “monetizzazione” pare che ammonti euro 51 al mq, una cifra per alcuni da saldi di fine stagione, considerato il valore economico dei suoli edificabili. Quello che non si riesce a capire qual è la fonte normativa e se la monetizzazione delle aree “standards” è un obbligo od un'opzione. La questione non poteva passare inosservata all'opposizione, il cui attivismo sta permettendo alla cittadinanza di venire a conoscenza di cose che altrimenti sarebbero passate inosservate, al punto che l'11 maggio scorso ha chiesto ed ottenuto l'inserimento dell'argomento nei lavori del Consiglio comunale. Si tratta della seduta iniziata il 18 maggio con all'ordine del giorno ben 34 punti.
Finora sono stati affrontati le cose più interessanti per la maggioranza, vale a dire bilancio per restare a galla e le varie nomine. Le opposizioni chiedono: in base a quali norme del Piano regolatore o delibera consiliare è stata consentita la mimetizzazione delle aree per gli standards urbanistici; il prezzo di riferimento per le varie sottozone di completamento; l'elenco di tutti gli interventi autorizzati con la monetizzazione con relativi dati economici; se la monetizzazione è stata applicata anche in altre zone oltre a quelle di completamento; l'utilizzazione delle somme finora incassate.
Argomenti non ancora discussi in Consiglio, scavalcati sempre da altre questioni considerate dall'Amministrazione più importanti. Questa melina dell'Amministrazione comunale hanno spinto i nove consiglieri d'opposizione a inviare due esposti alla Regione per una verifica di legittimità degli atti.
La Consulta rivaluta la Regione
Oltre alla questione delle aree B4 (permessi a costruire e monetizzazione), è stato chiesto l'intervento della Regione anche per il piano di riqualificazione dell'area ex Legnami Pansini, (argomento ampiamente trattato negli ultimi due numeri di QUINDICI), ritenendo che ci siano gli estremi per l'annullamento secondo la procedura prevista dalla L.R. n° 20 del 27.7.01. Tale legge prevede che la Regione, in caso di provvedimenti o delibere non conformi alle norme urbanistiche, inviti il Comune entro 30 giorni ad annullare il tutto. In caso d'inadempienza è la stessa Regione, con decreto motivato, a provvedere ad annullare gli atti. In una relazione informativa si sollevano dubbi sul modo in cui il Prg è stato adeguato alle prescrizioni regionali, con il particolare non secondario che il tutto è stato fatto nel periodo commissariale, senza Consiglio comunale e quindi senza nessuna azione di controllo sugli atti inviati alla Regione. L'iniziativa della minoranza, vale a dire l'intervento di controllo della Regione, ha assunto una valenza significativa, alla luce di una recente pronuncia della Corte Costituzionale n. 343 del 29 luglio scorso. La Consulta ha sancito che tutti i provvedimenti attuativi del Prg (Piani di comparto e Piano esecutivi) devono essere sottoposti all'attenzione della Regione che può opporre anche delle prescrizioni e osservazioni. Finora i piani attutivi ed esecutivi erano una faccenda interna all'ente locale, senza nessuna interferenza o controllo della Regione. Ora non dovrebbe più essere così e per il nostro Comune significa che tutti i provvedimenti esecutivi in fase di ultimazione, sono quanto meno imperfetti.
Francesco del Rosso.