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Edilizia, una città di “piani”: dimenticati qualità urbanistica e servizi ai cittadini Marginalizzati aree e spazi destinati alla collettività: strade, parcheggi, verde. La vicenda di “Pansini- Legnami” e le denunce del laboratorio “Città partecipata”
15 luglio 2005

“Una città di piani”. E' durissima la premessa, da cui prende avvio il documento redatto dal laboratorio “Città partecipata, oggi” sull'intricata vicenda del lotto “Pansini-Legnami”, ancora da discutere per l'approvazione definitiva in seno al consiglio comunale. Alla ricerca delle ragioni ultime che, ab ovo, hanno prodotto l'attuale assetto urbanistico molfettese, il rapporto evidenzia una situazione sempre in emergenza, per lo più sconnessa, tutt'altro che pianificata, benché – com'è detto nell'esordio del documento – calata in una “città di piani”, dove restano irrisolti “i sempre meno gestibili problemi di traffico automobilistico, di parcheggi, di verde e di standard di qualità”. In questo contesto, già fortemente compromesso e, nei fatti, propenso a marginalizzare aree e spazi destinati alla collettività, si è innestato il “nodo” 'Pansini-Legnami'. “L'area del comparto B2.2 – continua il documento – [è] un'area del centro cittadino molto delicata perché fortemente congestionata dal traffico automobilistico. Per ciò che riguarda l'aspetto strettamente compositivo, il piano di comparto sembra più rivolto a rimpinzare il lotto di una grande quantità di volumi, che a disegnare un brano di città vivibile”. La pianificazione di quest'area, insomma, si configurerebbe, prima di tutto, come una grande 'occasione mancata': si sarebbe potuto – così precisano quanti hanno steso il rapporto – “affrontare il problema del traffico urbano e dei parcheggi, nonché degli standard a verde, che ricorrono come questioni irrisolte e su cui c'è continua emergenza in città”. L'analisi contenuta nel documento affronta, punto per punto, gli elementi più critici della questione, giungendo a dimostrare, nella sostanza, che l'intervento edilizio, così come previsto nell'area d'interesse, non sarebbe conforme alla normativa regionale e nazionale vigente. Né tanto meno, secondo il laboratorio “Città partecipata, oggi”, il piano di comparto andrebbe incontro alle esigenze della comunità cittadina e di quartiere. Scendendo nei dettagli. Oltre a mancare della necessaria pubblicizzazione destinata ai residenti che, in tal modo, sarebbero stati posti nelle condizioni di esercitare i loro diritti di facenti parte del comparto, l'intervento evidenzierebbe grossissimi limiti nell'individuazione degli standard e dei servizi di quartiere, anche in considerazione delle “necessità pregresse” (cioè, per così dire, già “accumulate”) all'interno della zona. In sostanza, dunque, l'area vanterebbe un “credito” di servizi (specie parcheggi) che l'intervento proposto non solo non andrebbe in nessun modo a soddisfare, ma che anzi aggraverebbe in misura intollerabile. Quanto alla effettiva legittimità del piano edilizio, il laboratorio ritiene che “non ci [sia] coerenza [tra l'articolo del Prgc che ha regolato il calcolo degli standard nell'area Pansini-Legnami e] le norme di carattere generale del Prgc, e dunque sovraordinate, e con la legislazione nazionale e regionale vigente in materia”. Lo stesso documento arriva a prevedere che “in futuro, per il piano in questione, si potrebbe avviare la procedura prevista dall'art. 22 (Poteri di annullamento) della L.R. 27.7.2001 n. 20”. Tra i suggerimenti evidenziati dal laboratorio, vi è quello relativo ai “manufatti industriali” presenti nell'area: essi, come dimostrerebbe l'ultima fase di approvazione del Prgc, “non hanno un valore economico in sé”, e dunque non danno adito a definire la stessa area come zona di carattere industriale, degradata e dismessa, come pure fa l'Ufficio tecnico comunale (innescando, secondo il documento, significative ricadute sul calcolo degli standard). Piuttosto, “il loro valore è legato alla possibilità di essere utilizzati come elementi di tipizzazione del paesaggio e di descrizione della storia della città”. Del resto lo stesso Comitato urbanistico regionale, all'atto dell'approvazione del Prg, auspicava la conservazione fisica dei manufatti, sollecitando operazioni di manutenzione, restauro conservativo, risanamento e ristrutturazione. Nulla a che vedere, insomma, “con la demolizione e la nuova costruzione, secondo sagome e posizioni differenti dalle precedenti” prevista, invece, dall'intervento contestato dal laboratorio “Città partecipata, oggi”. La memoria non si sottrae, tra l'altro, a una riflessione sul “ruolo del Consiglio Comunale dell'epoca [dell'approvazione del Prgc] e quello del Commissario Prefettizio”. Era il settembre del 2000, quando l'amministrazione comunale guidata da Guglielmo Minervini perse la maggioranza in consiglio comunale. Allora i consiglieri decisero di approvare un ordine del giorno che recepiva le prescrizioni elaborate dal Cur a proposito della versione definitiva del Prgc, affidando, inoltre, all'Ufficio tecnico comunale il compito di adeguare il piano. Tra le aggiunte, vi erano anche alcune che interessavano e che, nel tempo, hanno condizionato fortemente la redazione del piano di intervento edilizio relativo all'area “Pansini-Legnami” (soprattutto per quel che ha riguardato la questione dell'adeguata cessione di suolo pubblico da destinarsi ai servizi). In sostanza, scrivono i membri del laboratorio, “il Piano inviato per l'approvazione è stato un piano profondamente diverso da quello adottato e questo senza l'esistenza di un organo di controllo politico come il Consiglio Comunale – in questa materia non sostituibile da un Commissario Straordinario nominato per una gestione provvisoria – che non ha potuto verificare l'operato di coloro che sono stati incaricati dell'adeguamento del PRGC”. Insomma, un piano al quale sarebbe mancato il placet della massima assise cittadina. Per questo, conclude il documento, “é utile e importante che il Consiglio Comunale odierno si autotuteli avvalendosi della facoltà di acquisire il parere del CUR, ai sensi dell'art. 21 del l.r. 56/80. Il CUR dovrà esprimersi entro sessanta giorni”. Questa, una delle proposte inviate dal laboratorio “Città partecipata, oggi” ai consiglieri comunali. Ai quali, a questo punto, viene ceduto il testimone, in attesa di risposta. Tiziana Ragno tiziana.ragno@quindici-molfetta.it
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