Edilizia convenzionata Dirty Building 2: il Comune nomina il suo legale difensore
Un risveglio traumatico, quello del Comune di Molfetta. Se di risveglio si possa parlare. Lo scorso mese l’unità autonoma Affari Legali ha nominato un avvocato che dovrà patrocinare il Comune nella vicenda processuale penale riguardante le note vicende giudiziarie dell’inchiesta Dirty Building 2. I presunti reati contestati fanno riferimento alla realizzazione di unità immobiliari in regime di edilizia convenzionata: e questo inevitabilmente coinvolge il Comune di Molfetta anche perché l’impresa aggiudicataria è incaricata di pubblico servizio. Infatti, con l’edilizia convenzionata il Comune partecipa alla costruzione di alloggi che saranno destinati a cittadini con determinati requisiti (fasce più deboli). Il prezzo, di gran lunga inferiore a quelli commerciali, è deciso dal Comune e l’impresa costruttrice e la cooperativa devono rispettare gli accordi assunti con la convenzione. L’obiettivo che le amministrazioni comunali perseguono, in accordo con la cooperativa, è quello di portare avanti un’azione calmieratrice del mercato con l’intento di favorire determinate categorie di cittadini. Nell’inchiesta Dirty Building 2, il Comune di Molfetta potrebbe trovarsi nella posizione giuridica di «persona offesa» e costituirsi eventualmente anche parte civile nel procedimento. Tra l’altro, l’avvocato difensore avrà anche il compito di valutare gli aspetti civilistici della vicenda, considerando patti e condizioni della convenzione, di concerto con i competenti uffici del Settore Territorio. Per l’edilizia convenzionata, occorrerebbe un approfondito controllo a tappeto che non solo rilevi le eventuali situazioni di irregolarità, ma difenda gli interessi socio-economici dell’acquirente da chi, abusando del suo ruolo, ne comprime i diritti e la dignità. Tra l’altro, alcune possibili anomalie edilizie sono state già segnalate in un’intervista a Quindici dall’ex maresciallo Antonio Picca (Nucleo di Polizia Edilizia), oggi in pensione. Ad esempio, sarebbe necessario controllare se alcune imprese a Molfetta hanno realizzato più di una unità edilizia in convenzionata, godendo dell’escamotage della cessione del ramo d’azienda da parte dell’impresa aggiudicataria, e magari senza aver nemmeno partecipato al bando comunale perché prive dei requisiti minimi. Secondo i criteri di assegnazione delle aree da concedere in regime di edilizia sovvenzionata, agevolata e convenzionata, «si può essere aggiudicatari per una sola unità edilizia». Del resto, il Comune è obbligato dalla convenzione stipulata con l’impresa assegnataria ad effettuare verifiche di rispondenza con il «Disciplinare delle caratteristiche minime per la realizzazione delle unità edilizie». In convenzionata il disciplinare non può essere variato, se non per migliorare la funzionalità dell’edificio con previa autorizzazione del Comune e, soprattutto, degli assegnatari acquirenti che hanno stipulato i preliminari di vendita. Inoltre, secondo i criteri di assegnazione, l’appartamento dovrà essere aggiudicato agli assegnatari acquirenti «con offerta “chiavi in mano” avente a base d’asta il costo globale di intervento per ciascuna unità edilizia, secondo i parametri di costo fissati dal C.E.R. o dalla Regione Puglia, ad esclusione degli oneri accessori (costo suolo, oneri urbanizzazione, oneri di allacciamento)». Le imprese hanno rispettato anche queste prescrizioni e gli uffici comunali hanno eseguito i relativi controlli? Gli assegnatari hanno ottenuto le palazzine “chiavi in mano”? È opportuno verificare se le imprese hanno sempre rispettato le superfici indicate nel progetto guida e gli obblighi imposti dalle Norme tecniche di attuazione del PEEP 167/62 e se, soprattutto, si sono attenute al «Disciplinare delle caratteristiche minime» (schema di contratto tra il Comune e le imprese). Secondo l’art.6 dello schema di contratto «le tipologie, dimensioni, caratteristiche costruttive e di finitura degli alloggi e degli edifici dovranno rispondere a quelli risultanti dal disciplinare delle caratteristiche minime, alle Norme tecniche di attuazione e al Progetto definitivo ed esecutivo approvato dal Comune». Altro caso, il pagamento dell’appartamento a stati di avanzamento: una procedura che, pur sancita dall’art.10 dello schema di contratto, lederebbe gli interessi degli assegnatari acquirenti. Infatti, la rateizzazione è a solo vantaggio dell’impresa, costringendo gli assegnatari a enormi sacrifici economici. Perciò, nel 2009 alcuni assegnatari ne hanno chiesto la cassazione al Comune di Molfetta, con una successiva diffida. Per di più, gli stessi assegnatari acquirenti avevano evidenziato al Comune la necessità del ricorso al mutuo ipotecario sull’appartamento e di un provvedimento indirizzato a sostenerli nell’accesso al mutuo bancario. Oggi, sole le indagini in corso stanno muovendo in superficie il mare magnum dell’edilizia molfettese.
Autore: Marcello la Forgia