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E' il giorno del Filo d'Oro a Molfetta. Le famiglie: è la speranza che ha preso forma Taglio del nastro per il più importante centro per sordociechi nel Meridione, all' ex Preventorio
28 settembre 2008

MOLFETTA - Apre finalmente i battenti in via ufficiale la Lega del Filo d'oro a Molfetta: è stata una breve ma intensa conferenza dal palco sistemato in prossimità della pineta (photo gallery qui sotto), a restituire di fatto a nuova vita l'ex Preventorio, dopo che era parso perduto negli ultimi decenni, per la più nobile delle cause: la missione, nell'auspicio di tutti coloro che si sono succeduti al microfono ieri pomeriggio, è che diventi il punto di riferimento per l'assistenza di utenti sordo ciechi in tutta la Regione. “Questo è un appuntamento sentimentale, per me che sono pugliese”, ha iniziato Renzo Arbore, padrino della Lega del Filo d'Oro, sempre presente, e ieri autentico mattatore, capace di divertire i presenti nonostante il tema non sempre facile da affrontare, con tanto di autoironia sul proprio e altrui inconfondibile accento pugliese. “Oggi è un orgoglio essere pugliese, quando si tratta di solidarietà, noi pugliesi non ci tiriamo mai indietro, come tutti gli italiani. Un volontariato straordinario, di cui si parla sempre pochissimo sui media”, ha proseguito l'artista, con tanto di tiratina d'orecchio alla stampa. “Iniziando questo percorso, quando sono stato ad Osimo (centro nelle Marche in cui la Lega del Filo d'oro è nata, ndr) mi sono chiesto come si potesse comunicare senza voce, senza udito e senza vista. Ho scoperto che invece si può comunicare con il tatto, anche solo con l'olfatto, e mi sono entusiasmato sempre più: ho avuto anche la fortuna di conoscere i genitori di questi ragazzi, che ammiro molto”. La struttura, come spiegherà il Dott. Sergio Giannulo, direttore del Centro molfettese, si prenderà cura di 55 persone, di cui 40 in regime residenziale e 15 in regime diurno: “saranno persone con disabilità specifiche, pluriminorate psicosensoriali. Ognuno ha visto redatto (chissà se il gioco di parole tradisce la speranza o è semplicemente spontaneo) un progetto riabilitativo individuale. Al momento risiedono nel centro 17 utenti, assistiti da una trentina di operatori, il 50% dei quali educatori professionali. Il più caloroso ringraziamento è per loro, per le persone che si sono prese l'onore e l'onere di tirare su queste tapparelle, e non sempre è stato facile. Grazie anche alle famiglie, senza di loro tutto questo sarebbe stato più complesso, il prossimo obiettivo è il rapporto col territorio, fatto di contatti da tessere con tutte le realtà territoriali”. L'ex preventorio occupa una superficie di circa tre ettari, e si sono resi necessari investimenti pari a 3.400.000 euro, più 800.000 per le attrezzature e gli arredi interni. Più di quattro milioni di euro, in appena due anni, spiega il segretario dell'associazione, Rossano Bartoli, a cui si è fatto fronte in gran parte grazie a lasciti testamentari, a raccolte fondi realizzate in tutte le parti d'Italia e di banche e istituti creditizi. Ma si tratta solo dell'ultimo passo di un progetto, di un sogno, viene più volte ripetuto, che parte da molto lontano, come sottolinea il Presidente del Filo d'oro, Dott. Mario Trapanese: “è la concreta risposta alle attese e alle speranze di tanti che potranno usufruire di una struttura vicino a casa e, scusate la superbia, una magnifica struttura. Il progetto di Molfetta, così come era stato per Lesmo, Termini Imerese e Modena, parte dalla richiesta delle famiglie che hanno spinto per creare rapporti favorevoli e per la realizzazione di servizi, ma è stato un iter burocratico non facile”, iniziato con una sede istituzionale a Ruvo, e proseguito quindi con la spasmodica ricerca di un edificio. “La ricerca fu fatta con la Regione”, va avanti Trapanese, “e fu trovato questo istituto già presente, e facilmente riconvertibile. Con il coinvolgimento diretto del Comune, vi furono due distinte delibere per concessione d'uso e protocollo d'intesa, e con la ristrutturazione e la chiusura delle pratiche amministrative il percorso arrivò alla conclusione nel Giugno del 2007”. Per l'amministrazione comunale, ha parlato il sindaco, Antonio Azzollini: “quando sono nato, il Preventorio era già un punto di riferimento per tutta la Regione. Da anni però giaceva: aver consolidato con la Lega del Filo d'oro un rapporto che l'ha riportato a questo splendore è motivo d'orgoglio per tutta Molfetta. Oggi l'impegno che la città prende con queste famiglie è che la solidarietà continui a manifestarsi in tutti i modi possibili: la finanza è in difficoltà, ma nessuna lira viene sottratta all'assistenza sociale a questi settori, che meritano tutta l'attenzione. Continueremo a dare grande considerazione a questo rapporto, come abbiamo fatto finora, in tutte le vesti possibili”. Tra i politici cittadini è salito sul palco anche il consigliere Antonello Zaza: “solo a Bari, nelle liste di collocamento obbligatorie, vi sono 20.000 persone. Non sempre si riesce a dare risposte ai ragazzi disabili che chiedono un lavoro: è un problema serio, perché per un disabile può essere più importante essere inserito in un contesto lavorativo che non in una struttura”. Ci sono stati anche gli interventi del dirigente dell'Asl Bari, Vito Piazzolla, dell'assessore alle politiche regionali Elena Gentile (“l'impegno del management, della Regione e del Comune deve essere quello di costruire insieme un sistema di solidarietà degno di questi tempi”), di rappresentanti dei comuni di Osimo e Lesmo, ma soprattutto ci sono state due testimonianze in prima persona. La prima, quella della presidente del Comitato Familiari, Rosa Francioli, a tratti commossa: prima ha ricordato Alessandro e Simona, che non hanno fatto in tempo a vivere questa giornata, in cui “è la speranza che ha preso forma”. Nel racconto, tanti viaggi, il trasferimento da Molfetta ad Osimo, anni fa, perché era il centro più vicino. “A Marzo del 2001, con l'amico Renzo Arbore andammo a raccontare questo sogno al Maurizio Costanzo Show. Da allora, tanti avvenimenti si sono succeduti, tra speranze e timori che questo sogno non si sarebbe mai realizzato. Ma quando si è portatori di sogni, non ci si può fermare davanti a niente, neanche a colori o segni politici. Bisogna credere che i sogni sono possibili, anche in una regione difficile come questa”. La Francioli ha tenuto a ringraziare, in particolar modo, il sindaco. Poi c'è Francesco, presidente del Comitato sordociechi, ma una verve, uno spirito e una capacità comunicativa da far impallidire chiunque. Laureato in Giurisprudenza. La prima cosa di cui si preoccupa è che lo sentano tutti: “mi sentite”? “Sono testimone del grande percorso di crescita della Lega: più la Lega cresce, più persone escono dall'isolamento. Su questi temi ci si ritrova sempre, di qualsiasi schieramento si sia. Finchè accadrà, saremo in un paese democratico”. La virtù di chi ha imparato con tanto sforzo a comunicare, è probabilmente andare dritti al punto. Dopo la conferenza, la benedizione di mons. Tommaso Tridente, vicario vescovile, il taglio del nastro e la prima visita del Centro: tante stanze per tante attività, e le etichette con i nomi sulle mensole mostrano che qui c'è già vita. Presto altri ragazzi e altri operatori arriveranno, nell'istituto per sordo ciechi più importante del Sud Italia. Sul guestbook all'interno, tanti messaggi di auguri ed in bocca al lupo, per chi dovrà lavorare e vivrà giorni in cui tutto gli sembrerà inutile. Una missione, anche in una regione difficile come questa. Tanti incoraggiamenti per i ragazzi all'inizio del loro percorso: altri come Francesco, che, adesso, vuole farsi sentire da tutti.
Autore: Vincenzo Azzollini
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