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Dos lid, uno spettacolo Teatrermitage per non dimenticare, a Molfetta, per la Giornata della Memoria
28 gennaio 2013

MOLFETTA - Il Teatrermitage, in occasione della Giornata della Memoria,  presenta in matinée per le scuole medie di primo e secondo grado,  il 28 e 29 gennaio al Teatro Odeon (ore 9,15 e 11,15),  il suo nuovo spettacolo di teatro civile  Dos Lid - Canto del popolo ebraico massacrato, tratto dall’omonimo poema di Yitzhak Katzenelson  con la regia di  Vito d’Ingeo. Interpreti  sono Giordano Cozzoli  e Tiziana Gerbino. Le musiche dal vivo sono eseguite da Sisto Palombella (fisarmonica), Eugenio Tattoli (clarinetto), Ievgeniia Iaresko/Francesca Faleo (violino).

 

Il poema Dos lid funem oysgehargetn yidishn folk è stato scritto in clandestinità da Yitzhak Katzenelson,  poeta polacco ed ebreo,  nel campo di concentramento francese di Vittel. Due copie del manoscritto sono state rinvenute subito dopo la guerra: una in tre bottiglie sigillate e sepolte nel campo di  Vittel sotto un albero e l’altra nascosta nel manico di una valigia.

Il “cantare” non è paragonabile ad alcun’altra opera nella storia della letteratura: è la voce di un morituro atrocemente consapevole del suo destino personale  e del destino del suo popolo. Katzenelson  compone, nel mezzo della strage e prima di morire in gas ad Auschwitz, un Canto straziante e lacerante in cui si testimonia in presa diretta l’esperienza vissuta nel ghetto di Varsavia: dalla caccia agli ebrei alle deportazioni, dall’agonia dei bambini negli orfanatrofi all’orrore di Via Milà,  dalla resistenza nel ghetto alla sua distruzione e alla nostalgica memoria della quotidianità yiddish. Il poema si conclude con l’urlo-ruggito del poeta contro l’indifferenza di fronte al “macello“ organizzato scientemente dai nazisti. Indifferenza a cui non si sono sottratti  neanche i cieli,  falsi e bari, rei di aver assistito impassibili al compiersi di quel massacro.

Sulla scena, che rimanda all’esterno di Vittel, gli  accadimenti sono proposti da due voci, quella di Miriam Novitch e Nathan EcK, amici ebrei sopravissuti del poeta. La poesia si fa testimonianza e ne mostra la più profonda verità, mentre sullo sfondo  scorrono immagini e filmati originali di quei giorni accompagnati da struggenti melodie yiddish.

 

Con Dos Lid continua l’impegno del Teatrermitage per la  sensibilizzazione dei giovani su tematiche inerenti i diritti civili. Lo spettacolo approda a Molfetta dopo essere stato proposto alle scolaresche di alcune città della provincia di Bari e  prima di proseguire il suo giro in altri  teatri  pugliesi e concludere la tournée al Teatro Traetta di Bitonto nell’ambito di “Memento”, programma di manifestazioni  per la “Giornata della memoria e del ricordo” proposto dall’Amministrazione Comunale.

Informazioni 347.5881259 – 340.8643487

 

 

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Nondimeno, in Germania come del resto altrove, sono sopravissute tendenza fascisti che o affini, e in primo luogo certe premesse psicologiche, ancorchè prive di nessi chiaramente identificabili con il nazionalsocialismo o che si manifestano in forme inusitate,m per lo più di sinistra; e lo stesso vale per certe concomitanze sociali ed economiche. In misura assai minore sono sopravissuti i presupposti ideologici, come a esempio il nazionalismo del periodo tra le due guerre, l'aspirazione al ruolo di grande potenza o l'anticomunismo sfociante in panico. In quanto reazioni alla transizione da ordinamenti stabili, vincolanti, al futuro incerto delle società moderne, certi fattori favorenti le soluzioni di marca fascista saranno reperibili finchè duri la crisi di adattamento. A tutt'oggi è impossibile dire quale sia la maniera più efficaci per affrontarli, e questo perché l'esperienza del nazionalsocialismo, se da un lato ha promosso l'analisi razionale delle cause della crisi, dall'altro l'ha a lungo impedita. L'ombra gigantesca proiettata dai campi di sterminio ha obnubilato la nozione della misura in cui i fenomeni in oggetto si ricollegano ai bisogni umani che determinano un'epoca o anche più generali, a paura del futuro, a motivi di resistenza, alla trasfigurazione emozionale delle cose semplici, all'attivismo nostalgico degli illuminati, alla sensazione che tutto potrebbe essere diverso, che si potrebbe riistituire una sorta di condizioni originaria. Sono aspetti, questi, che a lungo sono stati rimossi. L'indignazione morale impediva di scorgere che il seguito di Hitler era costituito da esseri umani, e che sono stati essi, non già mostri, ad applaudire e a compiere atti di barbarie. L'inquietudine che, verso la fine degli anni Sessanta, ha pervaso il mondo intero, ha avuto come conseguenza di riportare alla ribalta numerosi elementi che ricorrono di continuo nelle descrizioni delle situazioni prefascistiche: il rifiuto della civiltà, l'aspirazione alla spontaneità, all'ebbrezza e all'intuizionismo, la veemenza della gioventù, quando non l'estetizzazione della violenza. Non si può d'altro canto non riconoscere che la distanza resta pur sempre notevole: pur sempre tutte le coincidenze tra queste manifestazioni e i movimenti precedenti finiscono quando interviene la problematica dei deboli e degli oppressi, per la quale il fascismo non ha risposta. Tuttavia, non è inutile ricordare che la sindrome fascista forse mai si è manifestata, nel passato, in forma pura, comprensiva di tutti i suoi elementi, e che è sempre pensabile una sua traduzione in nuove modalità. In quanto il fascismo ha radici nel sentimento di crisi dell'epoca, in tanta esso permane latente e avrà fine solo con l'epoca stessa. Che esso sia, in così ampia misura, reazione e disperato riflesso difensivo, risiede nella natura del suo essere, nel fatto cioè che i presupposti, su cui si fonda, sono null'altro che presupposti; ma ciò significa che i movimenti fascisti, ben più di altri raggruppamenti politici, abbisognano del duce, del dominatore. Il quale compendia in sé i risentimenti, designa i nemici, trasmuta la depressione in ebbrezza ed eleva la debolezza a conoscenza della propria forza. “QUESTI INDIVIDUI SONO UNA CATASTROFE”.
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