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Decreto Sviluppo 2011 privatizzare le spiagge: positivo per i gestori dei lidi
15 giugno 2011

Torna attuale la riscrittura delle concessioni sulle zone costiere a seguito del Decreto Sviluppo 2011, che ha previsto una riduzione da 90 a 20 anni della durata del diritto di proprietà delle spiagge in Italia. Oltre la privatizzazione di enti pubblici e beni comuni, argomenti controversi che hanno da subito acceso il confronto politico e sociale, entra nel vivo il dibattito sulla disciplina delle spiagge. Già modifi cato per andare incontro alle richieste dell’Unione Europea, poiché «non sarebbe conforme alle normative europee che prevedono sì le concessioni ma per una durata appropriata alla fi ne della quale deve essere garantita l’apertura della concorrenza», la nuova versione del decreto, sottolinea una nota del Colle, «è la risultante dalle consultazioni intervenute tra il Governo e la Presidenza della Repubblica secondo una corretta prassi di leale collaborazione istituzionale». Il provvedimento, concedendo ai privati un diritto di superfi cie sul demanio per 20 anni, senza gara e senza alcun controllo, rende molto concreta l’ipotesi di veder spuntare nuovi edifi - ci sui litorali d’Italia. Questa tesi è stata avallata anche dal presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, che ha dichiarato che «è un attacco senza precedenti alle spiagge italiane che con il diritto di superfi cie saranno invase da una colata di cemento». Per la stessa motivazione, sfavorevoli al decreto sono anche le organizzazioni ambientaliste come il Wwf, il Fai (Fondo ambientale Italiano) e Legambiente. Nonostante apprezzino la riduzione da 90 a 20 anni del diritto di proprietà delle spiagge, soprattutto Wwf e Fai pongono l’attenzione sul controverso argomento del diritto di superfi cie. Infatti, quest’ultimo garantirebbe la separazione della proprietà del terreno da quello che è edifi cato, dando così la possibilità ai privati di divenire proprietari degli immobili realizzati sul demanio pubblico. In concreto, con l’introduzione del diritto di superfi cie, se lo Stato vorrà le spiagge libere da infrastrutture una volta scaduto il termine dei vent’anni, dovrà pagare ai privati il valore degli immobili realizzati. Pertanto, come fanno notare il Wwf e il Fai, si riduce il potere dello Stato sulle coste poiché con il diritto di concessione, a diff erenza del diritto di superfi cie, era possibile revocare l’autorizzazione in caso di violazione dei termini del contratto. Legambiente, invece, pone maggiore attenzione sulla questione turistica, invitando soprattutto i Comuni che hanno conquistato le Bandiere Blu 2011 della Fondazione per l’educazione ambientale (Fee), a contrastare gli eff etti del recente Decreto Sviluppo. Anche in Puglia gli enti locali protestano contro il Decreto Sviluppo. Di svendita del patrimonio ambientale della penisola parla l’assessore regionale al Turismo, Silvia Godelli, sostenendo che «siamo di fronte ai più indecorosi saldi di fi ne stagione. Una perversa volontà di smembrare il paesaggio e l’ambiente in nome di un modello di sviluppo orientato alla crescita incontrollata, un modello che ha già ampiamente dimostrato tutta la sua perniciosità». Preoccupante è, quindi, l’impatto che tale decreto avrà in una regione come la Puglia, che ha fatto della difesa dell’ambiente e del paesaggio uno dei suoi punti di forza, promuovendo ogni estate un numero verde per la segnalazione degli abusi sul litorale. È pessimista anche Pasquale Salvemini, coordinatore regionale del Wwf, il quale sostiene che «dopo la cessione del demanio marittimo ai Comuni, scelta da me considerata scellerata, oggi in cambio di voti i comuni rilasciano permessi a costruire di qualsiasi natura anche quelli più impensabili, così si punta alla svendita totale. Ormai sulla costa pugliese, quel poco di naturale che ci è rimasto sono proprio le aree protette, il resto è solo una groviera formata da cemento e strutture che per legge dovevano essere amovibili ma di fatto sono diventate costruzioni fi sse». La stessa preoccupazione non sembra turbare i gestori dei lidi balneari della città di Molfetta, poiché la maggior parte di tali stabilimenti sono di proprietà privata e solo la zona costiera è in concessione. Nonostante questo stato di cose, i proprietari o comproprietari di alcuni lidi molfettesi hanno espresso ugualmente il loro parere positivo irca il Decreto Sviluppo 2011. Ponendosi sulla stessa linea di pensiero la signora Nicoletta De Candia (Lido Algamarina), il signor Mimmo Altamura (Lido Belvedere) e il signor Nicola Spadavecchia (Lido Bahia) hanno dichiarato di essere favorevoli alla privatizzazione delle spiagge, perché si favorirebbe e garantirebbe all’utenza una maggiore pulizia delle spiagge. Inoltre, la signora De Candia, ha anche sottolineato che la privatizzazione incoraggerebbe a realizzare maggiori investimenti e che questa riduzione dei tempi di concessione non farà altro che limitare gli interventi migliorativi sul suolo demaniale. Il signor Mimmo ha, invece, posto l’attenzione su quanto sia importante che qualsiasi tipo di intervento miri a eludere ogni tipo di abuso, sostenendo che oltre la presenza di strutture balneari private, si dovrebbe off rire all’utenza anche spiagge libere pulite e accessibili. Infi ne, il signor Spadavecchia ha avallato la sua posizione favorevole alla privatizzazione dei litorali, sostenendo che le notevoli differenze tra le spiagge pubbliche e quelle private, derivano sia da un limitato intervento di pulizia e decoro da parte di chi dovrebbe occuparsene, sia da un mancato rispetto delle norme basilari del vivere civile dei cittadini.

Autore: Angelica Vecchio
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