Dalle catene alla casa, signora sfrattata vince la sua battaglia
MOLFETTA – 26.5.2006
Vince la sua battaglia la signora Assunta Carlucci Luzzini. Dopo le catene, le lacrime, la disperazione di una vita, finalmente una casa.
A febbraio e a marzo, per due volte nel giro di qualche settimana, la signora Carlucci si incatena davanti alla stanza del sindaco. Per anni ha vissuto con l'incubo degli sfratti, alla ricerca di un alloggio decente per sé e per i suoi figli. In quei mesi pende sulla sua famiglia un altro, ennesimo sfratto. La signora Carlucci è disperata, non sa più a quale santo votarsi. "Per me non c'è più futuro", dice tra le lacrime. Quasi senza fiato, ci racconta la sua storia. Tre figli, il marito disoccupato, un primo sfratto subito sette anni fa. "Un incubo che ancora mi perseguita ogni giorno. Quella mattina nella nostra casa fecero irruzione i carabinieri, l'ufficiale giudiziario, i padroni. E a noi non rimase altro che andarcene".
D'allora fu l'odissea. Due anni con i familiari. Ancora brutti ricordi e nuove sofferenze. Poi finalmente una nuova casa. "Le cose sembravano essersi messe a posto", racconta Assunta Carlucci. Ma non era così, perché tempo qualche anno, arriva un altro sfratto. "Perché non vogliamo firmare un contratto che renderebbe cronico il nostro stato di incertezza", commenterà la signora Carlucci.
Poi quel gesto eclatante. Armata di una lametta e imbottita di tranquillanti, s'incatena e aspetta di incontrare il sindaco. Per ore. La disperazione non le ha tolto la tenacia. "Non ho agito per esibizionismo - dirà dopo - ma solo perché non avevo altro modo per gridare aiuto: ero e sono disposta a tutto".
Adesso la signora Carlucci è felice. Ha una casa, finalmente. E' un alloggio di proprietà del Comune, sequestrato alla malavita dopo l'operazione Reset. 3 stanze, senza porte, né finestre nel quartiere Immacolata. Non è una reggia, ma la signora Carlucci oggi si sente una vera regina.
Tiziana Ragno