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Dalla Truck Center alla Multiservizi, la Cgil di Molfetta lancia l'allarme sicurezza sul lavoro
03 marzo 2010

MOLFETTA – La Cgil locale lancia l’allarme sicurezza sul lavoro.
Ecco il comunicato sindacale:
«Siamo a due anni dalla strage della Truck Center e siamo costretti a verificare che per Molfetta nulla è cambiato.
Nulla è cambiato sulla sicurezza, nulla sui diritti, nulla sugli stipendi, nulla, anzi, molto è cambiato in peggio.
Lo “scossone” civile e morale per una strage tanto assurda non c'è stato, Molfetta non si è trasformata nella città del LAVORO; del Lavoro sicuro, stabile, dignitoso.

Molfetta resta a tutti i livelli la città del non lavoro, del lavoro insicuro, precario, sfruttato; la città dei cervelli e delle braccia da esportazione, la città dei sogni infranti, e dei sogni irrealizzabili (Il porto).
Spiego perché paragono la situazione lavorativa molfettese al “Garage Olimpo” (Garage dove in Argentina venivano torturati e fatti sparire centinaia di persone ).
In questo contesto la situazione della Multiservizi è emblematica
perché ormai da due anni è un luogo di “torture” psicologiche sia per gli impiegati che per gli operai; come definire altrimenti un luogo di lavoro dove due anni fa partono delle lettere di licenziamento senza nessun fondamento, e una di tali lettere di licenziamento viene addirittura inviata a una lavoratrice in maternità.
Dopo uno sciopero di tutti i lavoratori e occupazione della sala Giunta, dopo mesi di trattative si scongiurano i licenziamenti e si arriva a un contratto di solidarietà che interessa tutti e dieci gli impiegati, tradotto, significa che tutti i lavoratori per scongiurare il possibile licenziamento di alcuni colleghi hanno acconsentito a una riduzione del loro stipendio, riduzione di stipendi che doveva permettere alla Multiservizi di fare investimenti necessari, e a tutt'oggi mi viene detto dai lavoratori che l'unico investimento è stato l'acquisto di un tagliaerba.
Ovviamente la storia non finisce qui, infatti, ciliegiona sulla torta, agli impiegati viene comunicato un ulteriore riduzione dello stipendio, perché un pool di consulenti, pagati benissimo, gli contesta di aver percepito indebitamente degli scatti d'anzianità non dovuti (ovviamente tutto da verificare, ma intanto l'azienda taglia), così i soldi risparmiati per i lavoratori servono a pagare i consulenti che forniscono motivazioni (tutte da verificare) all'azienda per diminuire ancor di più gli stipendi ai lavoratori, e visto che il giochetto funziona si avvia un'altra consulenza esterna per un organo di vigilanza interna, un “responsabile delle procedure”, che la legge 231/01, permette possa essere una figura interna.
Ma, giustamente, perché formare delle persone che hai alle tue dipendenze e che dici di non poterle impegnare più di tanto se puoi comodamente pagare qualcun altro con i soldi risparmiati dai soliti lavoratori.
Qualcuno potrebbe pensare che in fondo si stiano “accanendo” solo contro gli impiegati considerati casta privilegiata, ma non è così, visto che ai “grattinari” (ex lsu) Multiservizi non va certo meglio, gli viene chiesto senza aumento della retribuzione che ogni giorno redigano presso il comando dei vigili urbani( non si sa dove) una “distinta” delle contestazioni per sosta senza grattino, lavoro che prima veniva svolto una volta a settimana presso gli uffici della Multiservizi.
Come CGIL, interessati non solo al rispetto delle regole per i lavoratori, ma anche, in prima linea per la difesa dei cittadini l'idea di un sistema che renda certa la contestazione (senza errori o brogli) ci piace, piace anche ai “grattinari” che forse smetterebbero di essere spesso e volentieri malmenati dal bullo di turno, peccato, che questa “distinta” giornaliera da consegnare alla Polizia Municipale non contenga il numero di targa delle automobili a cui viene verbalizzata la contestazione.  
Ci spiegate, quindi, perché un inutile adempimento a carico dei “grattinari” , un incarico ulteriore che non garantisce nessuno, né i cittadini né i vigili né i “grattinari”?
Solo ulteriori pressioni psicologiche.
Certo nulla di tanto grave, dirà qualcuno, per poter definire la Multiservizi novello azionista del “Garage Olimpo Molfetta”, in fondo è solo il luogo in cui sono morti i sogni di tanti lavoratori di poter avere uno stipendio e una vita dignitosa,certo non è grave vedersi ridurre notevolmente lo stipendio e verificare che il proprio sacrificio non serve a nulla, certo non è grave che tanta gente che anni fa ha perso il lavoro non sia ancora in grado di portare a casa un reddito dignitoso, e quel poco lo porta a casa con tanta amarezza e frustrazione, quindi non “Garage Olimpo” come luogo di torture fisiche, ma come luogo da cui non aver la possibilità di fuggire, luogo certo di soccombenza dei propri sogni e speranze.
Cari cittadini, ovviamente, il resto è anche peggio, di farabutti travestiti da datori di lavoro in giro ce ne sono troppi, come quelle aziende metalmeccaniche o tessili della nostra zona industriale che grazie anche alla compiacenza, forse pagata, di alcuni sindacati nonostante abbiano ottenuto il beneficio della cassa integrazione obbligano i lavoratori ad andare a lavorare lo stesso presso le loro aziende.
Mi domando, ma a questi chi gli da la certezza dell'impunità?
Pensano di avere il “culo” parato perché in caso di controllo ci andrebbero di mezzo anche i lavoratori e quindi li rendono complici?
Sono sicuri che in caso di controllo qualcuno li avvisi prima?
E visto che è campagna elettorale, bene ha pensato l'amministrazione comunale a raccontare che dopo 14 anni vuole finalmente stabilizzare gli LSU certo non tutti insieme, sia mai, ogni anno qualcuno e non i co.co.co.
Per ucciderli, i sogni, bisogna almeno farglieli fare ai lavoratori, e che sono sogni lo sanno benissimo visto che di scritto per i lavoratori non c'è nulla.
Ricordiamo che la giunta Vendola in un solo colpo ha stabilizzato 8.000 lavoratori precari.
Mi dispiace, avrei voluto ricordare il sacrificio dei lavoratori della Truck Center in altra maniera, ma visto il periodo elettorale meglio rimandare, tengo fede però ad una promessa quella di denunciare e battermi a nome della CGIL contro le ingiustizie protratte nei confronti dei lavoratori.
Mi dispiace perché al momento il loro sacrificio e il dolore dei loro familiari nulla ha fatto cambiare.
Chiedo a chiunque ci tenga a dare un senso al dolore di questa città di avere il coraggio insieme alla CGIL di poter fare denunce più dettagliate sulla situazione lavorativa a Molfetta, chiedo ai lavoratori di non aspettare il licenziamento per denunciare fatti gravissimi, chiedo all'amministrazione di considerare lavoratori degni di rispetto anche quelli assunti da amministrazioni di “colore” diverso.
Speriamo di abbattere il “GARAGE OLIMPO MOLFETTA”».
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Scusami il ritardo, alba. Da: "Una giornata di Ivan Denissovic" - Come al solito, all'alba, alle cinque, ci fu la sveglia. Picchiavano col martello su un pezzo di rotaia, vicino alla baracca-comando. Il suono intermittente filtrò, smorzato, attraverso i vetri coperti da due dita di ghiaccio e subito finì: faceva freddo, il guardiano non aveva tanta voglia di stare lì a picchiare. Il rumore cessò, e fuori - come quando Scuichov si alzava per andare al bugliolo - non compariva ancora nessuno ad aprire la baracca, nè si sentivano i prigionieri di piantone caricare sui bastoni la botte che serviva da bugliuolo, per portarla fuori. Sciuchov era sempre pronto, alla sveglia. Si alzava puntuale: mancava circa un'ora e mezza all'adunata e quello era tempo suo, non dello stato. Chi sa arrangiarsi può fare qualche lavoruccio straordinario: cucire con pezzo di fodera vecchia un paio si sopraguanti a qualcuno; portare fino alla cuccetta di qualche ricco caposquadra gli stivali di feltro già asciutti per risparmargli di ballonzare intorno al mucchio, a cercarli in mezzo agli altri, oppure fare un salto ai depositi e offrirsi per qualche servizio; spazzare, portare qualcosa o andare alla mensa per raccogliere le scodelle sporche dai tavoli e portarle in pila all'acquaio. Anche lì potrai rimediare un boccone, però ce ne son troppi volontar, e soprattutto se in fondo a una scodella c'è rimasto qualcosa, non puoi frenarti, cominci a lappare. Sciuchov non avrebbe mai potuto dimenticare le parole del suo primo caposquadra, Kuziomin - un vecchio lupo dei campi di lavoro che, nel quarantatre, aveva già scontato dodici anni - il quale, un giorno, davanti a un falò, in una strada in mezzo al bosco, aveva detto ai pivellini appena arrivati dal fronte: "Qui, sbarbatelli, si vive come nella tundra. Eppure si riesce a campare. Sapete chi è che crepa nel campo? Chi lecca le scodelle, chi marca visita e chi va a cantare dal boia."................. (Aleksander Solgenitsin)
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