Corso Umberto contrastato progetto di restyling dopo anni di sonno amministrativo
Il solo rifacimento del corso principale della città, se si farà o no e se piaccia o meno, non cancella gli oltre 10 anni di assenza del Comune e non basta da solo per una reale ripresa commerciale di Molfetta
Dopo il primo incontro di presentazione del progetto di riqualificazione di Corso Umberto avvenuta a marzo, progetto ovviamente ancora soggetto a ulteriori variazioni e non ancora esecutivo, a metà novembre ne è seguito un altro che ha posto l’attenzione sulle prospettive di rilancio commerciale della città. Rilancio che secondo i progettisti e gli amministratori comunali partirà dal nuovo volto del corso, una sorta di parquet, per poi col tempo allargarsi fino alle zone periferiche della città. La logica suggerisce la necessità, dopo 15 anni di mancanza di moltissimi interventi di normale ‘manutenzione’, di nuove infrastrutture (in particolare parcheggi), di un maggior decoro di molte piazze cittadine e della zona vicino al porto e altro ancora come il problema della viabilità e altro ancora, di agire con razionalità pensando ai bisogni più urgenti prima di passare a progetti ‘al confronto’ meno utili. Questo perché tutta la città deve rifiorire pian piano grazie a un piano progettuale globale e questo il sindaco Antonio Azzolini l’ha capito bene anche da più tempo dei suoi precedenti ‘colleghi’. Nonostante ciò, questo piano generale, che comprende quindi più aspetti per riportare i turisti, i cittadini, la gente di passaggio, per le vie di Molfetta non esiste ancora e si cerca di andare avanti con piccole manovre definibili ‘tappabuchi’ temporanei piuttosto che atti concreti guidati da una visione illuminata che tenga conto dei punti cardine su cui puntare e da cui non si può prescindere. Un esempio è riparare al più presto la Banchina di San Domenico prima che accada l’inevitabile e pensare poi al nuovo porto. Inoltre Molfetta è una ‘Città d’Arte’ ed ha quindi bisogno che i suoi monumenti e la zona archeologica del Pulo siano al top delle condizioni e soprattutto pubblicizzate ‘ad arte’ oltre ad essere una ‘Città di Mare’, con l’obbligo di avere un lungomare esteticamente migliore e pulito (dove è finita la pista ciclabile?) e le altre zone turistiche devono essere più curate. Questo senza considerare l’attività peschereccia, in costante declino, e il patrimonio agricolo sempre più non sfruttato e schiacciato dalla pressione che l’imprenditoria edile esercita sul territorio; si stima, dal vecchio piano regolatore, ci siano case per il doppio dell’attuale popolazione che hanno rubato terreno prezioso alle tipiche coltivazioni locali. Da qui nasce la necessità di rilanciare gli indotti dei vari settori dimenticati per ottenere la conseguente crescita di quello commerciale. Solo una programmazione completa e dettagliata di tutte le risorse del territorio, non facile ma possibile attuare nel tempo, porterebbe un flusso maggiore di turisti, gente di passaggio, data anche la posizione geografica strategica della città, e un ‘reale’ ritorno dei molfettesi nelle vie non solo del centro ma dell’intero complesso urbano. Con lo sviluppo di una economia che si basi su settori diversificati, si eviterebbe anche l’abbandono della città da parte dei giovani, evidenziato dall’aumento dell’età media degli abitanti. Solo una strategia ‘sferica’ può vincere una battaglia che appartiene a tutti: quella di far rinascere la città e farla diventare competitiva a fronte di tutta la zona industriale per un ritorno ad una vita vissuta in spazi sociali che meritino quel nome. Tornando a Corso Umberto quindi è assurdo pensare che il nuovo look di una strada centrale del complesso urbano possa risolvere il problema del commercio che ha più sfaccettature. Si sta perdendo quell’entusiasmo, quasi giovanile, da parte della comunità che giorno dopo giorno vede imbruttirsi il posto dove vive. Un problema di bellezza generalizzato che quando trascurato porta verso tutte le tipologie di degrado: da quello spirituale a quello culturale per arrivare a quello sociale. Non staremo perciò a continuare a discutere dei particolari di un progetto ormai noto a tutti da mesi e che nel suo secondo appuntamento, “Prospettive e sviluppo del commercio urbano in relazione al progetto di riqualificazione del quadrilatero commerciale”, ha avuto il dissenso di moltissimi molfettesi. Nonostante ciò l’amministrazione si propone di realizzarlo ugualmente poiché – come assicurato a gran voce dal sindaco - le risorse economiche ci sono e il presidente della commissione consiliare Territorio, Giovanni Mezzina, ha garantito che entro il 2013 i lavori saranno ultimati. Il sindaco inoltre ha asserito che il progetto non è una idea degli amministratori, ma è condivisa con la cittadinanza, in particolare con i commercianti, con i quali però ha avuto incontri solo con i loro rappresentanti. La dialettica con la popolazione quindi è stata pressoché nulla e sarebbe bastato davvero poco al primo cittadino chiedere qualche parere in giro. E’ pur vero che la partecipazione popolare a questi incontri è stata quasi nulla, forse dovuta a quella mentalità diffusa del “Tanto decidono tutto loro”. Ci si augura allora che entrambe le parti, e sia chiaro non solo a livello di rappresentanza di comitati o sindacati spesso troppo e solo ‘interessati’, si vengano incontro magari rivedendo l’intera idea dopo un sano scambio di opinioni, dato che sia i progettisti che il Sindaco hanno espresso la massima disponibilità ad ascoltare suggerimenti da tutti, ed avviare prima quegli interventi che da anni si attendono. Così gli amministratori mostrerebbero di possedere quella sensibilità verso i cittadini, indispensabile per un buon governo, e i cittadini stessi uno spirito partecipativo maggiore invece di stare sempre a criticare facendo smuovere solo l’aria.
Autore: Domenico Sarrocco