Corrado La Forgia: ecco la quarta rivoluzione industriale
Si chiama “Industry 4.0” la quarta rivoluzione industriale che ci apprestiamo a vivere, la rivoluzione dell’Internet delle cose. Ne parla nel numero di settembre della rivista “Mondo business” un manager molfettese Corrado La Forgia, amministratore delegato di Bosch/Vhit di Offanengo e presidente della sezione metalmeccanici dell’Associazione industriali di Cremona, al quale la pubblicazione ha dedicato la foto di copertina. La Forgia ricorda che la prima ebbe origine nell’Ottocento con la nascita della macchina a vapore. La seconda si sviluppò nel Novecento con i primi e nuovi “sistemi di produzione” che ebbero la loro massima espressione nel fordismo; con questo termine si indica la peculiare forma di produzione basata principalmente sull’utilizzo della tecnologia della catena di montaggio. La terza rivoluzione l’abbiamo avuta con la diffusione dell’informatica in azienda e la quarta, infine, sarà la rivoluzione derivante dall’introduzione di “internet delle cose” con i relativi sistemi di raccolta, immagazzinamento ed elaborazione dati, e dalla creazione dei sistemi ciberfisici. Del resto è noto come non siano più gli imprenditori ad imporre le proprie produzioni al mercato, bensì il contrario: sono i consumatori che scelgono e, in base alle loro esigenze e richieste, si formulano i prodotti più competitivi. Tra l’altro la scelta di delocalizzare le produzioni, per risparmiare sul costo del lavoro ha lasciato indietro le aziende italiane sul fronte dell’innovazione, la vera strategia vincente del futuro. «L’obiettivo oggi – dice La Forgia – è di riportare, entro il 2020, lo sviluppo delle attività di ricerca e produzione al 20% del Pil europeo attraverso il rilancio della manifattura. Obiettivo che, se pienamente perseguito, avrà, tra le sue conseguenze positive, anche una profittevole ri-localizzazione industriale». La Germania lo ha capito da tempo e sta orientandosi in questa direzione e ha fatto della robotica il primo fattore di sviluppo della propria economia. Del resto lo scambio veloce di dati «permetterà nuovi modelli di business che obbligheranno a condividere dati nell’interesse comune di creazione del valore aggiunto. Si parla ormai diffusamente di Big Data, cioè della capacità di gestire sistemi di elaborazione dati sempre più complessi e rapidi. Non solo: grazie all’elettronica che, nel tempo, ha fatto passi da giganti, sono “i sistemi” stessi che elaborano le informazioni perché dotati di funzioni e algoritmi di autoapprendimento». Il futuro sarà caratterizzato dalla massima integrazione fra l’uomo e la macchina. L’Italia in questa Industry 4.0 non è messa molto bene anche a causa del suo sistema industriale fatto di Piccole e medie imprese, a proprietà e management familiare. «Spesso sono aziende di altissima eccellenza – aggiunge La Forgia – Purtroppo, la loro dislocazione è a macchia di leopardo e sviluppano progetti slegati l’uno dall’altro. E, comunque – dispiace ammetterlo – oggi in Italia si fa più innovazione a parole che con i fatti. Inoltre, noi italiani abbiamo cominciato a confrontarci con “Industria 4.0” da poco». Il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, ha formato una task force di economisti ed accademici, guidata dagli esperti di Roland Berger Italia, che stanno lavorando da un anno sui temi legati a “Industry 4.0” e a breve forniranno i risultati del loro impegno. Un argomento affascinante che “Quindici” riprenderà e approfondirà più ampiamente in seguito.