Convegno molfettesi nel mondo: tornare a casa è sempre una gioia
Puntuale anche quest’anno il tradizionale appuntamento con il “Convegno dei molfettesi nel mondo”, arrivato alla 29ª edizione ed organizzato dall’omonima Associazione. L’iniziativa che riporta a Molfetta tanti concittadini emigrati all’estero, si concluderà l’11 settembre. Per l’occasione è stato anche stampato un opuscolo (nella foto, la copertina) con il programma, i saluti del vescovo Martella, del sindaco Azzollini, del presidente della Regione Vendola e di quello della Provincia di Bari Schittulli, dell’assessore regionale Guglielmo Minervini, dell’assessore al Welfare regionale Elena Gentile, di Fra Giuseppe e dei frati minori della Basilica della Madonna dei Martiri, di mons. Giuseppe de Candia, padre spirituale dei Molfettesi nel mondo, e del presidente dell’Associazione Marco Vito De Virgilio, del presidente delle Feste Patronali Corrado Sancilio. L’opuscolo è arricchito da una nota storica del segretario dell’Associazione, Luigi Bisceglie, sulla storia dell’affl usso degli emigranti negli Stati Uniti dal 1876. L’Associazione Molfettesi nel Mondo, da poco meno di 30 anni è impegnata nel mantenere vitale il vincolo tra Molfetta e le comunità d’italiani all’estero, ha restituito alla patria quasi cento migranti molfettesi, residenti in America, Venezuela, Canada, Australia, Stati Uniti. Alcuni immigrati italo-americani sono arrivati per il Molfetta Day del 9 settembre, memorial dell’immigrazione molfettese, e sono stati accompagnati dall’ing. Salvatore Scardigno, presidente della Federazione delle Associazioni Pugliesi in America. Con loro anche 4 giovani americani laureati, che si sono confrontati con altri giovani rampolli italiani laureati del Rotaract. Occasione del rientro a Molfetta la festa patronale della Madonna dei Martiri. Ad aprire il XXIX Convegno è stato l’intervento della dott. ssa Mariolina Pansini funzionario dell’Archivio di Stato di Bari, sul tema «Antifascisti molfettesi emigrati ad Hoboken». Storie di migranti, di coraggio e soff erenza, collocate tra il 1920 e il 1935, durante il ventennio fascista. «Abbiamo esaminato circa 4.600 fascicoli raccolti nell’Archivio di Stato di Bari – ha esordito la dott.ssa Pansini – con le schede d’individui considerati pericolosi agitatori socio-politici dalla polizia fascista». Un’emigrazione politica, dunque, per evitare le persecuzioni del regime, a ridosso delle cosiddette leggi fascistissime, che avevano limitato la liberta politica e di opinione in Italia. Il prezzo di questo espatrio clandestino e forzato, le diffi coltà d’integrazione sociale. Nelle numerose missive, i mittenti non solo incitano all’antifascismo, ma informano i familiari delle pessime condizioni di vita, dei lavori umili, delle diff erenze linguistiche e discriminazioni razziali. «Sono stati ritrovati – ha continuato la dott. Pansini – articoli di stampa americana sul fascismo, che gli immigrati inviano ai familiari, ignari del totalitarismo del regime». Quelle lettere erano sequestrate dalle autorità italiane prima della consegna. Circa 255 italiani sono emigrati negli Stati Uniti, tra cui 86 molfettesi, 62 ad Hoboken, dove è stata fondata la Colonia dei molfettesi antifascisti, come la defi nivano le autorità di sorveglianza americane, per la vicinanza al disertore molfettese Gaetano Salvemini. «Quando arrivi all’aeroporto è sempre una gioia vedere i fi gli, i genitori, i nipoti»: ecco cosa vuol dire tornare a Molfetta per Luigi Arciuli, immigrato molfettese in Australia negli anni ’50. Immigrato non per lavoro, ma per amore: ha lasciato a Molfetta la bottega da barbiere e si è sposato in Australia. Dagli anni 50 Molfetta è cambiata, «ai nostri occhi è migliorata, perché maggiori sono le possibilità di lavoro e l’espansione edilizia è stata notevole, soprattutto negli ultimi anni – ha commentato Arciuli, tornato a Molfetta dopo 2 anni – anche se a noi anziani piace il Centro Storico, per il forte legame con la nostra adolescenza ». Non sono mancati i ringraziamenti del presidente dell’associazione, Marco Vito De Virgilio e di Luigi Bisceglie, segretario. Alla conferenza è intervenuto anche il vicesindaco Pietro Uva, che ha ribadito la volontà del Comune di Molfetta di «creare le giuste opportunità per limitare il dramma dell’immigrazione, ancora attuale, quella che spezza le reni alle nostre forze lavoro». Il convegno è terminato con l’intervento dell’ins. Titina Spadavecchia, «Un ritorno alle nostre origini: fi lastrocche e canti della tradizione dialettale molfettese».
Autore: Marcello la Forgia