Consiglio comunale, dallo Statuto al “concepimento”
MOLFETTA – 22.2.2002
Consiglio comunale per la revisione dello Statuto quello di ieri sera, con la discussione del dibattuto articolo 30 sulla presenza delle donne in giunta che il sindaco vuole cambiare sostituendo all’attuale dizione “presenza assicurata” a “presenza promossa”: una variazione non di poco conto, che cambia sostanzialmente l’articolo.
Che l’argomento interessasse il pubblico femminile è apparso subito evidente dalla numerosa presenza di donne fra il pubblico. Ma mentre si temeva uno scontro su questo argomento, la contesa si è spostata al “concepimento” o meglio alla tutela della persona umana “a partire dal suo concepimento”.
A provocare lo sconcerto di molti consiglieri è stato l’emendamento a sorpresa proposto dal consigliere Lucanie, dei Democratici, che ha chiesto di inserire il “concepimento” quale punto di partenza della vita della persona, e dunque termine temporale utile a definire meglio i criteri di tutela dei cittadini. Attimi di imbarazzo nell’opposizione, espressioni stupefatte tra le donne presenti in aula: l’emendamento di Lucanie spacca la minoranza di centro-sinistra. E non solo. Nonostante il voto favorevole del sindaco, dai banchi di maggioranza alcuni non sostengono la proposta di Lucanie e la sua idea, un po’ stravagante, di tirare in causa il concepimento nell’art. 10.
“Non è un’enciclica – grida una voce femminile del pubblico - qui si sta discutendo lo statuto comunale. Siamo ancora in uno Stato laico o no?”. Dopo una lunga pausa spesa per risolvere l’inatteso “incidente diplomatico”, Lucanie riformula l’emendamento. Non di “concepimento” parla, ma di “esistenza”.
“E’ un’affermazione tautologica”, afferma il consigliere Minervini, dei Ds che vota contro. In sua compagnia anche Maria Sasso, dei Democratici, Nunzio Fiorentini, Sdi, e Antonello Zaza, di Rc, che parla di “attentato alla laicità dello Stato”.
Ma il centro-destra vota a favore del “pasticcio”, senza senso.
Questa la cronaca, alla quale aggiungiamo una nota di commento di Lella Salvemini.
Una vicenda sconcertante
La politica del gambero, così si potrebbero definire le scelte degli ultimi tempi, per un passo avanti se ne fanno dieci indietro. Si è così costretti a battaglie di retroguardia, a difendere diritti che si ritenevano acquisti, come quello della laicità dello stato e della libertà della donna di decidere senza condizionamenti di se stessa e della sua scelta di procreare.
Quel che non è riuscito rispetto allo Statuto della Regione è stato possibile a Molfetta, senza nemmeno scomodare An e la sua esaltazione della famiglia, è bastato un consigliere de “I Democratici”.
Ieri, 21 febbraio, il Consiglio comunale di Molfetta discuteva dell’adeguamento dello Statuto cittadino a nuove norme di legge. Tutto è filato liscio fino all’art. 10 che nella sua parte iniziale stabilisce che il Comune di Molfetta si impegna nella sua azione amministrativa a difendere “la persona umana nella sua totalità”.
A rompere il clima sonnacchioso e, per una volta tanto, di concordia, ha pensato il consigliere Leonardo Lucanie, il quale all’improvviso ha deciso che la sua militanza nell'associazionismo cattolico (è stato anche segretario diocesano dell'Azione Cattolica) dovesse prevalere sull’appartenenza a “I Democratici” e allo schieramento dell’Ulivo. Senza preavvertire il suo capogruppo e gli altri consiglieri di opposizione, ha proposto un emendamento che avrebbe impegnato il Comune nella sua attività amministrativa a difendere la persona umana "dal momento del suo concepimento". Il Papa indica la rotta e i suoi fedeli eseguono.
Sbandamento nel Consiglio. Difficile capire se i più stupiti fossero i compagni di partito di Lucanie, all’oscuro della sua uscita e, come si è visto dal voto successivo, anche in disaccordo, o i consiglieri di An, indignati che qualcuno avesse sottratto loro un cavallo di battaglia.
Il primo voto sull’emendamento è stato trasversale, anche alcuni consiglieri dell’opposizione si sono espressi in modo contrario, come De Bari di Forza Italia, l’emendamento è passato con 19 voti a favore contro 11. Resosi conto che non sarebbe stata raggiunta la maggioranza dei 21 voti necessaria all’approvazione dell’intero art. 10, il sindaco ha chiesto i soliti cinque minuti di sospensione, diventati poi quasi un’ora.
La mediazione è stata trovata in un fumoso e assolutamente privo di significato per la lingua italiana: difendere la persona umana “fin dalla sua esistenza”. Come a dire, poi ognuno decida come vuole quando ha inizio l’esistenza. Talmente ambiguo, anzi ipocrita, da sopire i dubbi di alcuni consiglieri. Alla fine l’emendamento è passato con solo quattro voti contrari, quelli dei consiglieri di minoranza Fiorentini, Minervini, Sasso e Zaza.
Questa volta la spaccatura dell’opposizione ha attraversato addirittura un partito, quello de “I Democratici”, che non esce bene da questa vicenda. Appare incredibile che, dopo la lotta fatta a difesa dell’art. 30 e della presenza delle donne in giunta, in altra parte dello Statuto si stabilisca quel controllo dello Stato (o della Chiesa?) sulla scelta di maternità che si dava come diritto acquisito, come battaglia vinta. E senza che il consigliere Lucanie abbia sentito la necessità di aprire il dibattito su tale questione non da poco, nel suo partito, nella commissione dove si è discussa la revisione dello Statuto, nei momenti di discussione pubblica. Chissà, forse gliene sarà venuta l’ispirazione solo ieri, prima del Consiglio, dopo una sosta in confessionale.
Lella Salvemini