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Consiglio comunale, Città metropolitana: Azzollini istrione porta Molfetta verso Foggia Maggioranza a 13+3, ridotta all'osso? Giancaspro e Siragusa consiglieri indipendenti: ingresso nel movimento Molfetta viva. Sciopero Fashion District, unanimità: addetti alle pulizie liquidati da Azzollini. Fondazione nuovo ospedale: una scatola vuota?
13 ottobre 2012

MOLFETTA - Due vacue arringhe da istrione, basate su intenti politici e propagandistici. La prima politico-mediatica, in cui il sindaco Antonio Azzollini ha motivato il suo parere negativo per l’adesione alla Città Metropolitana di Bari, spiegando anche la discutibile applicabilità della formula “città metropolitana” all’area vasta barese. Il secondo di tipo tecnico-legislativo, con il commento agli artt. 23 e 24 della Legge n.68/11 che definiscono il sistema finanziario della città metropolitana: secondo Azzollini, per Molfetta ci potrebbero essere nuove imposte.
Considerazioni piuttosto discutibili e, forse, anche strumentali perché la legge è riferita a Regioni e Province (o Città metropolitane): le misure contestate da Azzollini potevano essere anche applicate dalla Provincia di Bari e, comunque, hanno anche carattere facoltativo (sarà lo statuto metropolitano a definirle). In sostanza, l'impossibile diventa mediaticamente possibile.
L’opposizione ha, invece, ribadito replicato la posizione dichiarata nella conferenza stampa di giovedì sera. Innanzitutto, Giovanni Abbattista (Pd), definendo mistificatorio e pirotecnico il primo intervento di Azzollini, ha ribadito quanto sancito dagli artt. 17 e 18 del Decreto Legge n.95/12, poi modificato dalla Legge n.135/12: lo statuto metropolitano dovrà disciplinare i rapporti fra i Comuni della Città metropolitana e le modalità di organizzazione e di esercizio delle funzioni metropolitane, mentre il Comune di Molfetta non perderà alcuna funzione fondamentale (la legge richiama gli artt. 114, 117 e 118 della Costituzione che, in particolare, fissano i poteri di ogni ente locale).
Spiazzante la proposta di Nicola Piergiovanni (Sel), che ha proposto di indire entro 60 giorni un referendum popolare, come sancito dallo Statuto comunale, perché l’amministrazione non può assumere un atto così impegnativo senza consultare i cittadini di Molfetta.
Spalle al muro, l’amministrazione ha rigettato l’emendamento, ma non l’idea di un possibile referendum: una sottigliezza amministrativa dai possibili risvolti antidemocratici, dipesa dal mero “cautelatismo” politico. Secondo Angelo Marzano (Pdl), capogruppo di maggioranza, sarà la prossima amministrazione a decidere se indire un referendum. A quanto pare, si teme il risultato politico di un possibile referendum (un flop referendario nuocerebbe alle prossime amministrative).
L’atto d’indirizzo è stato approvato a maggioranza (appena 16 consiglieri, che non potrebbero rappresentare la maggioranza cittadina), dopo quasi 4 ore di discussione animata e accesa. Una partita a scacchi condita da coupe de theatre inaspettati, fino al faccia a faccia con urla tra Azzollini e Mino Salvemini (Pd), capogruppo dell’opposizione consiliare, di fronte a un’aula comunale gremita di cittadini attenti.
Ognuno ha sciorinato la sua visione politica: da un lato, l’opposizione che spinge verso l’area metropolitana perché polo di attrazione dei fondi europei e organo di pianificazione sovracomunale per coordinare gli interessi comuni e incentivare lo sviluppo locale. Dall’altro, l’amministrazione Azzollini che, rigettata la Città metropolitana, innesca il meccanismo dell’art. 133 della Costituzione, secondo cui un Comune può decidere se aderire o meno a una circoscrizione locale (come prevede l’emendamento ad hoc della Commissione Bilancio al DL n.95).
In pratica, il Comune di Molfetta non aderisce alla Città metropolitana (nemmeno alla Provincia di Foggia) e s’impegna a «favorire un riordino tra i Comuni aderenti alla Provincia di Barletta, Andria, Trani ed i Comuni della Provincia di Bari» (ad esempio Bitonto, Comune di centrosinistra, che ha deciso per la non adesione, creando uno scompiglio interno). Purtroppo, la BAT non potrà essere salvata: l’assurda intenzione potrebbe, però, essere la costituzione di una nuova provincia, contro la spending review. Provincia che dovrebbe avere un nuovo capoluogo (Andria, Trani, Barletta o Molfetta?) e in cui il Comune di Molfetta potrebbe giocare un ruolo importante (solo sulla carta) a livello economico-commerciale e infrastrutturale, a partire dal nuovo porto. Infatti, nella Città metropolitana Molfetta sarebbe costretta ad aderire all’Autorità portuale del Levante e alla rete TEN-T, prospettiva ricusata ieri da Azzollini.
In questo caso, si aprirebbe una vera e propria questione politica, un caso nazionale. Ecco perché questo progetto sembra destinato a fallire e Molfetta a finire nella Provincia di Foggia. Tuttavia, l’istrione Azzollini potrà presentarsi comunque al popolo nell’habitus di paladino (sconfitto) dell’autonomia. Potrebbe essere questa la tagliola mediatica: i cittadini si plagiano con le parole e poco con le spiegazioni tecniche.
 
MAGGIORANZA A 13+3
Ormai la maggioranza originaria non esiste più: ridotta all’osso, appena 13 consiglieri cui si sono aggiunti i 3 consiglieri ex opposizione. Restano anche i tanti mal di pancia (assente ingiustificato Benito Cimillo) che potrebbero disequilibrare l’armada azzolliniana. Per evitare il lento disfacimento della sua coalizione, Azzollini ha richiamato Giacomo Spadavecchia e Carmela Minuto, riesumando anche lo spettro del consigliere Lele Sgherza, assente da oltre un anno, e innescando il gioco di prebende, interessi personali e promesse politico-finanziarie.
Tra l’altro, all’inizio della seduta, i consiglieri Mauro Giancaspro e Leonardo Siragusa hanno dichiarato la loro indipendenza dai rispettivi gruppi consiliari (Mpa e sel), per poi annunciare l’adesione al movimento politico Molfetta via, coadiuvati da Giovanni Mezzina (ex Pdl) e Antonio Ancona (ex consigliere comunale): per ora non è chiara la linea politica (forti sono gli attriti da Azzollini e Mezzina), ma i casi Pino de Candia, Adele Claudio, Carmela Minuto e Francesco Mangiarano (passati dall’opposizione alla maggioranza, anche se alcuni dichiarati indipendenti) rappresentano un precedente.
 
PROTESTA FASHION E FONDAZIONE OSPEDALE
Nel Consiglio comunale di ieri è stata affrontata anche la situazione degli addetti alle pulizie del Fashion District (vicenda seguita da Quindici), liquidata dal sindaco Azzollini con una semplice alzata di mano, senza nemmeno spendersi in un commento di solidarietà. Sono intervenuti i consiglieri Pino Amato (Udc), Salvemini e Leonardo Scardigno (Pdl): questi ultimi due hanno definito la nuova azienda che si occuperà delle pulizie come «operatore non corretto», «poco di buono» e «senza scrupoli». Nonostante l’unanimità del consiglio per l’odg presentato da Gianni Porta (Prc), i lavoratori, che hanno esposto uno striscione tra il pubblico, sono stati delusi dal silenzio liquidante di Azzollini, evidentemente poco interessato alla vicenda, e dall’intervento tardivo degli altri partiti.
Ultimo punto discusso, la creazione una fondazione per l’attuazione di tutte le iniziative finalizzate alla progettazione, costituzione e gestione del nuovo ospedale del Nord barese. Contraria Rifondazione Comunista, astenuti Pd, Sel e Udc perché, come ha spiegato Abbattista, nonostante le legittimità del provvedimento, il Comune di Molfetta inaugura un percorso concorrente e autonomo rispetto a quello regionale, senza coinvolgere gli organi competenti, Regione e Asl. Si rischia di entrare in conflitto con il processo istruttorio già in atto, invece di creare una sinergia collaborativa: il solito autonomismo padronale di Azzollini.
 
A breve, una cronaca approfondita della discussione in Consiglio comunale sull’area metropolitana, con tutti gli interventi dei consiglieri e le spiegazioni del sindaco Azzollini.
 
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Autore: Marcello la Forgia
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Non me ne voglia Jonathan, vorrei completare il pensiero. Un saluto. E' stato osservato che è preferibile il briccone allo sciocco, perché col briccone si può venire a patti e fargli fare il galantuomo per tornaconto, ma dallo sciocco….sequitur quodlibet. E' anche vero che il briccone è preferibile al semibriccone. In realtà, nella vita, non si incontrano mai bricconi dichiarati, tutti d'un pezzo, di carattere per così dire, ma solo semibricconi, ti vedo e non ti vedo, dalle azioni ambigue, che riuscirebbero sempre a giustificare facendosi applaudire. E' da pensare che il briccone sia un'invenzione romantica, oppure sia tale solo quando si incontra con la stupidaggine (ma allora è poco pericoloso, perché si scopre da sé). E' da osservare che il briccone vero è superiore al galantuomo; infatti il briccone può anche essere “galantuomo” (cioè può fare il galantuomo) mentre il galantuomo non fa bricconerie in nessun caso e per questo appunto è “galantuomo”. Stupido davvero chi si aspetta di avere a che fare con bricconi dichiarati, patenti, indiscutibili: invece si ha anche troppo spesso a che fare coi semibricconi, che pertanto sono essi…….i veri e unici bricconi, quelli della realtà quotidiana. Per il rapporto sciocco-briccone è da ricordare il rapporto “sciocco-intelligente”, nel senso che l'intelligente può fingersi sciocco e riuscire a farsi credere tale, ma lo sciocco non può fingersi intelligente e farsi credere tale, a meno che non trovi gente più sciocca di lui, ciò che non è difficile.

Il consiglio comunale è stato uno show degno dell'artista-scienziato Azzollini: ha demolito l'opposizione come fosse un castello di sabbia. Ero commosso, non per Azzollini (ormai lo conosciamo) piuttosto per i consiglieri di opposizione che con uno sforzo tirato all'eccesso hanno cercato di fronteggiare la sua onda di piena. Piergiovanni ha cercato di arginarlo, menando sul tavolo la proposta del referendum: ottimo colpo, andato solo in parte a buon fine. Come si legge nell'articolo, la maggioranza non ha rigettato l'idea del referendum, ma l'emendamento: bene, il referendum non si farà mai e il padrone unico ha deciso per 60mila abitanti che, in diverse forme, avranno pure un'idea. Porta s'è dimenato in elucubrazioni di livello nazionale e filosofiche, che non sono servite alla discussione concreta, anzi hann massacrato mentalmente molti dei presenti. Salvemini, con il suo emendamento, ha servito su un piatto d'argento l'arringa (ottimo termine) ad Azzollini che si è dimenato in roba tecnica: avrebbe convinto anche il più scettico o l'agnostico. Ora, io ne ho avuto questa idea: l'opposizione brancola nel buio perché non ha ancora capito o non vuole o non può capire come entrare nella mente di Azzollini. Non riesce ad anticiparne le mosse e gli fornisce pure la glassa su un piatto d'argento, mentre a lei resta un misero scotto purè. Per questo sono sempre messi ko: si credono scienziati, intellettuali e filosofi, ma forse dovrebbero scendere dal piedistallo, evitare di ammantarsi di porpora e iniziare a comportare da veri consiglieri di opposizione. Oppure dobbiamo prendere qualche consigliere di opposizione dall'esterno, che sappia fronteggiare realmente Azzollini politicamente e tecnicamente? Se questi i presupposti della nuova coalizione, beh, ragazzi, io credo che il centrodestra governerà per i prossimi 5 anni.
Avere lasciato la bandiera dell'autonomia della nostra città (ad iniziare dal Porto, per finire alla bitumazione delle strade), nelle mani di Azzollini, è stato un errore imperdonabile. Pensate alla prossima campagna elettorale, dove da una parte Azzollini, o chi per esso - sostanzialmente lui stesso - rivendicherà il ruolo di difensore dell'autonomia della nostra civitas, da Bari, di colui il quale si è opposto alla politica annessionistica dei baresi - tutt'altro che disinteressata, poiché ancora oggi, nonostante la crisi, il nostro PIL, è tra i più alti a livello ragionale, guarda caso - mentre dall'altra parte, il candidato dell'opposizione, sulle barricate a sostenere invece, il contrario e, cioè, in soldoni, che avevamo tutto l'interesse a farci assorbire dai Baresi. Un suicidio politico senza precedenti! I partiti dell'opposizione a livello locale, è bene che questa cosa si sappia, hanno adottato una linea, imposta dalle loro federazioni provinciali. Avrebbero dovuto invece “leggersi dentro” come molfettese, anziché eseguire gli ordini che arrivano da Bari. Ma chi è quello stolto che crede veramente che con la città metropolitana, monopolizzata in tutti i suoi organismi dai baresi, Molfetta, troverà le ragioni del suo ulteriore sviluppo economico? Ma se il nostro PIL è già più alto di quello dei baresi – non dimentichiamoci che ci sono sacche enormi di povertà, nel capoluogo, e quartieri, quali il San Paolo ed Enziteto, che incidono molto negativamente, sulle statistiche della ricchezza pro-capite - può essere che abbiano, i baresi, veramente a cuore il nostro sviluppo? O è vero semmai il contrario? Può essere che il pesce piccolo abbia interesse a far crescere il pesce grosso, oppure abbia interesse a divorarlo? Fate voi! Io al disinteresse degli organismi di partito baresi, non ho mai creduto, pensate solo ai “frutti” che hanno prodotto, tra PD, e PDL… E voi pensate che questa gente qua – i nomi ce li avete tutti in testa, è inutile che io li nomini – ad un certo punto, abbia interesse a promuovere lo sviluppo della nostra città? Ma siamo impazziti tutti? Questa è follia allo stato puro. Le forze dell'opposizione si sono gettate in un culo di sacco! Voglio proprio vedere adesso come il candidato sindaco "alternativo", potrà sostenere che punta all'elezione, ma nel contempo, condivide il progetto di “città metropolitana”… all'interno della quale, Molfetta troverà le ragioni del suo ulteriore sviluppo… Manco a pagarli, i molfettesi, crederanno ad una simile panzana!

Se qualcuno, qualche mese fa, mi avesse chiesto se la mia città dovesse aderire o no alla città metropolitana, gli avrei subito risposto di NO! "Ahimè", prima che essere di destra o di sinistra, pro o contro Azzollini, sono MOLFETTESE, istintivamente molfettese. Da noi il castello, ha fatto la fine della Bastiglia, qualche secolo prima del 1789. IL PORTO... giusto per toccare la corda più dolente, non è e non deve essere di Azzollini e su questo, penso, molti di noi sono d'accordo, ma è nostro, è dei molfettesi e guai a chi ce lo tocca e ci mette le mani sopra. Il No secco, quindi qualche tempo fa, sarebbe stato umorale, istintivo, non certo frutto di studio e di valutazione. Oggi, dopo aver letto e aver ascoltato tutti, Sindaco compreso, IL MIO NO RESTA ED E' PIÙ CONVINTO. Con l'adesione alla città metropolitana - l'annessione a Bari, in pratica, checché ne vogliano dire i "filosofi della sinistra soft & glamour" - Molfetta avrebbe perso molta autonomia, e sarebbe stata ridotta in pratica al rango di Palese-Macchie o Santo Spirito (che tra l'altro, in molti hanno dimenticato, qualche anno fa ha chiesto "l'indipendenza" da Bari, con un referendum i cui risultati sono stati totalmente ignorati dal "democraticissimo" Sindaco di Bari). PROBLEMA FOGGIANO - Questo è stato più che altro uno spauracchio, agitato, per farci aderire con le buone o con le cattive a questa fantomatica città metropolitana. Ebbene signori, quand'anche fosse - e non le credo, di chiacchiere se ne son dette anche abbastanza... - quand'anche Molfetta, fosse "iscritta d'ufficio", alla provincia di Foggia - alla quale non la lega niente, e questo lo so pure io - ricordatevi CHE MANTERREBBE LA PIENEZZA DELLA SUA AUTONOMIA, IN TUTTE LE MATERIE NELLE QUALI OGGI E' AUTONOMA!!! NON SONO FOGGIANO E CERTAMENTE NON LO SARÒ DOMANI, MA SONO MOLFETTESE, E LO SARÒ ANCHE DOMANI, QUAND'ANCHE LA MIA CITTÀ FOSSE “ISCRITTA D'UFFICIO” ALLA PROVINCIA DI FOGGIA... cosa che non accadrebbe, con la città metropolitana, non perché Molfetta scomparirebbe dalla carta geografica, sia ben chiaro, ma perché scomparirebbero, molti aspetti della sua autonomia municipale... E P O R T U A L E!!! E Vi sembra poco?


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