MOLFETTA - A volte ritornano. Il genere del comic horror a Molfetta non ha fine. Uno dei pannelli pubblicitari alla rotonda di via Terlizzi ospita un manifesto 6x3 (foto) che ha lasciato perplessi gran parte dei cittadini, alcuni dei quali ci hanno segnalato l’anomalia.
In pratica, si tratta di una pubblicità per lo studio tecnico dell’ing. Rocco Altomare, quasi risorto dopo le note vicende giudiziarie dell’operazione “Mani sulla Città” (23 giugno 2011) che portarono al suo arresto, a quello di suo fratello Donato e di altri collaboratori dello studio tecnico dell’epoca. Ebbene Altomare oggi si autopubblicizza mostrando tre progetti in foto: il Pip3, tra i punti di discordia con l’Autorità di Bacino per la questione rischio idrogeologico, la riqualificazione urbanistica del comparto 17 (che in questi anni ha mostrato tutti i suoi nei progettuali e finanziari) e, infine, i progetti di edilizia residenziale produttiva.
Cosa si nasconde dietro questo manifesto? Secondo alcuni, una semplice pubblicità, quella di un professionista che ha pagato la tassa per l’affissione del manifesto e va bene, rientra nei diritti dei cittadini, anche se un minimo buon senso amministrativo e civico avrebbe dovuto facilitare una più approfondita riflessione sulla opportunità di affiggere quel manifesto. Secondo altri, una riesumazione politica dell’ing. Altomare, nonostante la vicenda giudiziaria “Mani sulla Città” non si sia ancora conclusa e si attende la chiusura delle indagini e l’udienza preliminare.
Inaccettabile apparirebbe per l’opinione pubblica, però, il reintegro amministrativo e/o politico dell’ing. Altomare (nelle sole file del centrodestra, considerata la sua antica militanza politica in Forza Italia), considerata anche l’interdizione dai pubblici uffici e i presunti reati contestati dalla Procura di Trani. Purtroppo, a Molfetta sembra tutto concesso: basti pensare alle ferie retribuite allo stesso ingegnere per «esigenze di servizio».
L’ennesimo tragicomico episodio in salsa molfettese, condito all’italiana, che, invece di turbare i cittadini, lascia il solito deserto alle spalle, con una politica impegnata più nella guerriglia politica da campagna elettorale che nell’evidenziare l’assurda anomalia di alcune “situazioni” locali.
Il commissario prefettizio (presente in città solo due giorni alla settimana) è a conoscenza di questa sfacciata pubblicità? Prima del regolare pagamento del tributo pubblicitario, non sarebbe stato opportuno esercitare quel buon senso che caratterizzata l’homo sapiens? O anche Molfetta si caratterizza come exemplum italiano? Un po’ di buonsenso in questi casi non guasterebbe: occorre una gran bella faccia tosta che non manca evidentemente all’interessato, ma l’opportunità avrebbe consigliato il commissario prefettizio Giacomo Barbato ad evitare di essere complice di una così indecorosa pubblicità.
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