Che aria si respira a Molfetta? Misteri e dubbi sui risultati dei monitoraggi
Molfetta città senza stelle. Potrebbe essere la nuova frase di benvenuto dopo quella di “città della pace e dei fossi”. Non bisognerà stupirsi se, alzando lo sguardo, invece di contare le stelle, noteremo una coltre nera poggiata sul cielo. Un cittadino ha segnalato a Quindici «la presenza di fumi dall’odore forte» nel comparto 2 (tra il presidio ospedaliero e Lama Martina). In particolare, «il fumo era intensissimo e c’era una puzza acre di gomma bruciata». Forse non l’olezzo di un semplice incendio doloso di gomma (se così fosse, dovrebbero intervenire prontamente le autorità competenti), ma uno degli effetti dell’inquinamento atmosferico a Molfetta (probabilmente biossido di zolfo o benzene). Infatti, in determinate condizioni climatiche (es. assenza di vento e umidità) sulla città si poggia una nube dall’odore acre, apprezzabile posizionandosi sul tetto di una palazzina. Un fenomeno forse riconducibile all’intensità del traffico veicolare cittadino, ormai insostenibile. Quali i dati recenti del Piano di Monitoraggio ambientale di Molfetta? Si tratta dell’insieme dei controlli effettuati dall’Arpa Puglia, attraverso la rilevazione e misurazione nel tempo, sui parametri biologici, chimici e fisici che caratterizzano le componenti ambientali impattate dalla realizzazione del nuovo porto commerciale. Sarà di quasi 25mila euro (circa 15mila euro per il monitoraggio dell’aria e 10mila per il monitoraggio del rumore) l’onere economico a carico del Comune, come fissato dalla delibera GC n.169 del 12 settembre 11 che sottoscrive la convenzione e individua la società Eco-logica s.r.l. di Bari per l’espletamento d e l - le camp a g n e di monitoraggio (dopo una gara pubblica). Per il monitoraggio dell’acqua il Comune di Molfetta ha, invece, incaricato il Dipartimento di Scienze per l’Ambiente dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, che il 24 settembre 2010 ha avviato le attività previste per lo studio delle caratteristiche fisiche delle acque marine in prossimità dell’imboccatura del Porto di Molfetta prima, durante e dopo le operazione di dragaggio. Analizziamo nel dettaglio i relativi risultati di ogni monitoraggio. Monitoraggio dell’acqua. Secondo i dati aggiornati al 18 ottobre 2011 (il monitoraggio risale, però, ad aprile) i valori dei solidi sospesi totali (tra 3,5 e 4,5 mg/l, con un picco massimo di 7,5mg/l all’imboccatura del porto) e della torbidità media sulle 24h sarebbero inclusi entro i valori limite. Sono dati da prendere con le pinze, soprattutto per l’inquinamento bellico da iprite e da altri aggressivi chimici (soprattutto mercurio, contenuto nelle spolette delle bombe a caricamento convenzionale) nelle acque di Molfetta, cui si aggiungono i lavori svolti per il porto, lo scarico delle acque del depuratore (Torre Calderina) e il presunto scarico illegale di reflui industriali. Inoltre, sarebbe opportuno sapere quali sono i solidi sospesi analizzati e individuati, considerando che si tratta di sostanze sospese indisciolte nel refluo, e, soprattutto, se sono state svolte analisi puntuali per il fosforo e l’azoto (la loro presenza eccessiva nell’acqua scaricata a mare può causare fenomeni di eutrofizzazione, crescita eccessiva delle alghe). Allo stesso tempo, bisognerebbe conoscerne i risultati del monitoraggio ante e post dragaggio 2010 e 2011 eseguito dalla CE.SUB srl. Monitoraggio di aria e rumore. Anche in questo caso, i risultati aggiornati al 18 ottobre 2011 sono contenuti nei valori limite. In particolare, per il punto di monitoraggio a piazza Verdi i valori registrati sono gran lunga superiori a quelli del punto di monitoraggio ASM (zona industriale), probabilmente per l’eccessivo traffico veicolare che caratterizza il centro cittadino. Ancora in via di elaborazione i dati del punto di monitoraggio banchina san Domenico, nonostante l’aggiornamento risalga al 17 ottobre. Perché i dati non sono ancora disponibili? Solo perché la stazione di rilevamento è mobile, o piuttosto perché si vuole nascondere qualcosa? Le medie del monitoraggio acustico sono contenute entro il valore stabilito per legge, ma i valori massimi (media di 90 dB), registrati nei 3 punti fissi (Viale dei Crociati, angolo tra Via Madonna dei Martiri e via san Carlo, tra Banchina Seminario e Banchina san Domenico) delineano ancora una volta l’impatto che l’inquinamento acustico potrebbe avere sulla città. Che aria si respira a Molfetta? L’area portuale voluta dal sindaco senatore presidente Antonio Azzollini si sta rivelando più un danno che un guadagno “dedicato ai nostri figli”. C’è molto da discutere sui dati pervenuti, una realtà tanto fittizia quanto ignota da poterne dedicare una intera puntata in prima serata su programmi come Voyager o Mistero. E stiamo parlando di dati antecedenti al dragaggio della Machiavelli, che con un colpo di coda ha reso le acque del porto più turpi di un acquitrino. L’inquinamento a Molfetta non si ferma a questi dati. Bisogna pensare a quello luminoso, domestico, da onde elettromagnetiche, quello del suolo e delle falde acquifere, agricolo e urbano, soprattutto dopo il presunto stravolgimento che sarebbe stato oggetto dell’operazione “Mani sulla città”. L’alterazione del territorio non si può categorizzare in un solo monitoraggio, la natura è globale: dalle acque al suolo, dall’aria agli animali, tra questi anche i cittadini. Perché non attivare un Piano di monitoraggio su tutta la città di Molfetta? Rispettare l’ambiente per rispettarci non è un optional, ma a Molfetta il dio Denaro è anteposto alla dignità umana. «Io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest’ultimo non preservo me stesso», scriveva José Ortega y Gasset.