MOLFETTA - Sentenza a sorpresa per la vicenda delle palazzine del prolungamento di via Fontana a Molfetta. Il costruttore Giuseppe Calò, titolare dell’impresa Italco e il direttore dei lavori ing. Leonardo De Gennaro sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato.
A parere del giudice monocratico del Tribunale di Trani, sezione di Molfetta, dott. Lorenzo Gadaleta, nell’utilizzare l’acqua di mare per impastare il calcestruzzo necessario a costruire le palazzine, non ci sarebbe stato dolo. Praticamente il costruttore non sapeva che utilizzando quell’impasto, avrebbe edificato palazzine che, nel giro qualche anno, sarebbero divenute pericolanti e quindi da abbattere.
Una sentenza che lascia non poche perplessità e molti dubbi, per cui non è escluso che il Pm Antonio Savasta e la parte civile, rappresentata dall’avv. Marcello Magarelli, che difende le famiglie che hanno perduto una casa sulla quale avevano investito tutti i loro risparmi, decidano di ricorrere in appello contro questa decisone incredibile. Bisognerà attendere il deposito delle motivazioni per capire cosa abbia spinto il giudice ad escludere il dolo.
I fatti risalgono al 2002 quando un gruppo di condomini, accortisi delle crepe che si manifestavano nell’edificio, avanzarono una richiesta di perizia all’ufficio tecnico comunale. Le valutazioni tecniche confermarono il timore dei condomini: le palazzine stavano crollando e dovevano essere subito sgomberate, dopo appena 4 anni dalla costruzione.
Le palazzine erano state costruite in edilizia residenziale sperimentale e la ditta Italco, aveva ricevuto un contributo di un miliardo e 400 milioni di lire per realizzare abitazioni antisismiche.
Grande la delusione delle famiglie, che ritengono di aver subito un’ingiustizia da questa sentenza.