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Carmela Minuto (Udc) con la vicenda della caserma della capitaneria di Molfetta il sindaco mostra i suoi limiti
17 novembre 2008

MOLFETTA - La consigliera comunale dell'Udc, Carmela Minuto, interviene sulla vicenda della foresteria della Capitaneria. «La diatriba politico-amministrativa sulla costruzione della foresteria della Capitaneria di Porto sul sedime dell'ex-cantiere navale Cinet riapre, per l'ennesima volta, la questione del rispetto delle norme che regolano il funzionamento degli organi istituzionali. Come già detto in occasione della nomina della giunta comunale in violazione dell'articolo 37 del nostro Statuto per l'assenza di donne nel medesimo organo collegiale, anche in questo caso sono state ignorate le più elementari regole amministrative. Solo il Consiglio Comunale poteva dare l'indirizzo politico per intraprendere la strada di una diversa collocazione del fabbricato della Capitaneria. Questo perché la competenza ad approvare e/o modificare il Piano Regolatore del Porto è del Consiglio Comunale. Il Piano Regolatore del Porto approvato dal Consiglio Comunale prevede la costruzione della foresteria della Capitaneria di Porto sul sedime dell'ex-cantiere navale Cinet, in linea con quest'ultimo fabbricato sono previste le costruzione di ben cinque capannoni dei cantieri navali e sul fronte mare di questi capannoni è prevista una enorme piattaforma a servizio degli stessi cantieri. Quando tutto ciò verrà realizzato della vista della Basilica della Madonna dei Martiri non rimarrà altro che un pallido ricordo. Il problema, quindi, non è solo la Capitaneria! Pertanto la questione poteva essere risolta solo mettendo in cantiere, all'indomani dell'approvazione definitiva del suddetto strumento di pianificazione, una sua variazione da discutere in Consiglio Comunale. Variazione che, per raggiungere i condivisibili obiettivi che il Sindaco si pone, avrebbe dovuto prevedere lo spostamento di tutta la zona cantieri e non della sola foresteria della Capitaneria. Se una serie di circostanze e difficoltà amministrative e burocratiche non hanno permesso di seguire la via maestra della variazione del Piano Regolatore del Porto, era quantomeno necessario avere l'indirizzo politico del Consiglio Comunale prima di avventurarsi in qualsiasi iniziativa. Inoltre la mobilitazione popolare sollecitata doveva avere come necessario presupposto un indirizzo unanime del Consiglio Comunale che si sarebbe potuto ottenere solo facendo chiarezza sulle responsabilità delle attuali scelte di piano e sugli obiettivi da raggiungere con la modifica. Detto in altre parole: non si doveva aspettare che fosse l'opposizione a portare l'argomento in Consiglio; era necessario chiarire l'obiettivo che rimane poco chiaro (è un problema paesaggistico, è un problema di valorizzazione della zona cantieri o entrambe le cose?); era altresì necessario chiarire come si vuol raggiungere l'obiettivo (visto che lo spostamento non esattamente definito in termini geografici della foresteria non sembra sufficiente né sotto l'aspetto paesaggistico né sotto l'aspetto della valorizzazione del quartiere). In definitiva il Sindaco-Senatore-Presidente, grande accentratore della politica molfettese, si è reso conto che il suo grande potere a volte non è sufficiente a risolvere un problema causato dalle sue stesse decisioni ed ora chiede, tardivamente, sostegno popolare e politico ma non ha lo stile umile che si addice a chi ha quotidianamente bisogno di chiedere aiuto e collaborazione. Inoltre chiede collaborazione dopo aver mortificato, per l'ennesima volta le regole della democrazia evitando di portare in discussione nella massima assise cittadina una questione che attiene alla pianificazione del territorio».
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