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Carlo Muti: con l'impianto di compostaggio meno costi per lo smaltimento rifiuti
15 ottobre 2010

Tecnico specializzato nella valutazione d’impatto ambientale, laureando in Scienze Ambientali ed exdipendente dell’impresa Mazzitelli S.p.A. Carlo Muti conosce bene la storia dell’impianto di compostaggio. «Molfetta può solo trarre benefi - ci dalla riattivazione dell’impianto di compostaggio – ha commentato con entusiasmo il dott. Muti – sarebbe insensato non adoperare al meglio una struttura del genere». Una risorsa per Molfetta, soprattutto ora che sarà creato un bacino di raccolta rifi uti con Terlizzi, Giovinazzo, Bisceglie e Ruvo, in sostituzione dell’Ato Ba/1, per il fallimento dei consorzi Ato e il loro immobilismo politico. «Creando una sinergia d’intenti in questo bacino, sarà possibile anche ridurre il costo dello smaltimento dei rifi uti, quasi 90 euro ogni tonnellata, evitando di creare un’isola a sé stante, come fatto dalla passata gestione, dando un senso alla nostra attività e a quella dell’impianto ». Dott. Carlo Muti, l’impianto di compostaggio nasce negli anni ’90, affi dato in seguito all’impresa «Orfeo Mazzitelli S.p.A.» di Bari, ma a un certo punto qualcosa non funziona, l’impianto collassa. Che cosa è successo? «Sono stato assunto nell’ottobre 2003, dieci giorni prima dell’arrivo dei N.O.E., e rimasto per un altro anno e mezzo. I carabinieri avevano bloccato la ricezione del rifi uto perché l’impianto era diventato una discarica. Era stata superata la portata di rifi uto dell’impianto (quasi 270ton/giorno di rifi uto, rispetto alle 85 ton/giorno stabilite, ndr), stravolgendo le sue reali fi nalità, il trattamento del rifi uto e la produzione di compost. Avevamo ottenuto il permesso di lavorare il materiale all’interno dello stabilimento per rientrare nei parametri di legge e mettere a norma l’impianto, impegno sottoscritto dalla Mazzitelli S.p.A.. La mancanza di investimenti e le pessime condizioni dei macchinari hanno, invece, rallentato e approssimato l’iter di produzione del compost, alla fi ne scadente». Per questo motivo la sentenza di primo grado del Tribunale di Trani, confermata dalla Corte d’Appello nel giugno 2008, ha dichiarato l’impossibilità di produrre nell’impianto compost a norma (il dott. Muti ha annuito, ndr). Dunque, per un compost a norma occorrono nuovi e moderni macchinari. «I macchinari presenti sono in grado di produrre un compost a norma, allo stesso tempo oggi ci sono sistemi di produzione molto più effi cienti. Siccome l’impianto è stato chiuso per ben cinque anni, in stato di abbandono e degradazione, sarebbe opportuno aggiornare e modifi care i sistemi di manovrazione, utilizzando solo quegli strumenti già presenti che ancora oggi possono rivelarsi produttivi ed effi cienti». L’impianto può gestire una quantità di rifi uti pari a 85 tonnellate al giorno. Dott. Muti perché questa soglia è stata superata con l’arrivo di rifi uti dalla Campania e da zone limitrofe nel 2003? «La Mazzitelli ha interpretato 85/90 tonnellate per turno. Ogni turno è di otto ore, dunque tre cicli al giorno. Perciò, si è arrivati alla capacità di 270 tonnellate al giorno di rifi uti. Con la gestione Mazzitelli è stato anche abbandonato lo smaltimento dei sovvalli, quei rifi uti che non possono essere trattati per il compost, come la plastica, accumulatisi nello stesso impianto. La fermentazione della sostanza organica ancora presente in particelle nelle plastiche, per la compressione e lo scarso ricambio di aria, ha creato una digestione anaerobica e conseguente produzione di gas metano che ha portato i cumuli all’autocombustione. Questo dimostra come l’impianto esiga un preciso e organizzato smaltimento degli scarti di lavorazione e dei percolati. Solo in questo caso, l’impatto ambientale sarà nullo». Quasi 4,6milioni di euro per adeguare e riattivare l’impianto di compostaggio, di cui 2,3milioni fi nanziati dalla Provincia di Bari: secondo lei, è la somma adeguata per realizzare un impianto «ipermoderno», come ha aff ermato il sindaco Azzollini? «2,3milioni di euro non sono pochi e si possono giù utilizzare per l’acquisto di macchinari moderni, sfruttando, ove possibile, l’opzione del comodato d’uso Non sarà certo un problema trovare fi - nanziamenti privati per la somma restante, perché il mercato del rifi uto non risente della crisi, non richiede grosse risorse ed è terra d’investimenti redditizi. Non dimentichiamo che il trattamento dei rifi uti implica un considerevole risparmio energetico, è circolo virtuoso per economizzare e produrre energia. Occorre, però, la volontà del fare pratico, è anzitutto necessario educare la cittadinanza alla raccolta diff erenziata». Quali i mezzi per questa educazione alla raccolta diff erenziata? «Le percentuali della nostra raccolta diff erenziata, pur essendo alte per il territorio pugliese, sono irrisorie rispetto a quelle delle regioni e comuni centro-settentrionali. Necessario off rire il know-how alla cittadinanza, capillarizzare l’informazione sulla raccolta diff erenziata a Molfetta, spiegarne il senso e il valore. Insomma, da un obbligo un’abitudine. Ad esempio, una sola pila nel sacchetto della frazione umida compromette il lavoro per la produzione di compost a causa del rilascio di metalli pesanti con il conseguente sciupio del denaro pubblico. A Molfetta è stata avviata la raccolta degli oli usati, di solito gettati nel lavandino, oli di diffi cile rimozione che inquinano le acque refl ue, a loro volta inutilizzabili per altre funzioni. Questo bisogna spiegare al cittadino, non solo il modo, ma anche la motivazione. Credo sia opportuno, come proposto all’Asm e all’assessore Mauro Magarelli, organizzare incontri pubblici e scolastici, inviare a ogni cittadino opuscoli illustrativi, aumentare il controllo degli organi di vigilanza, senza che sia soff ocante. Inutile accanirsi sul servizio, bisogna criticare anche chi sporca, sdoganarsi dall’idea che il pagamento dell’ecotassa sia l’unico obbligo del cittadino nei confronti dell’igiene urbana. L’agro molfettese ridotto a discarica di copertoni, eternit e rifi uti di ogni tipo è l’esempio più lampante della mancanza di una cultura ambientale a Molfetta. Interveniamo, dunque, sulle cause e accresciamo il senso di responsabilità di ognuno». Naturalmente, la sicurezza e l’igiene ambientale hanno un riscontro economico per le casse del Comune e i portafogli dei cittadini. «Senza dubbio. Ad esempio, mettiamo dei target per la raccolta diff erenziata. Una volta raggiunti, si potrebbe anche concordare la diminuzione della Tarsu, oggi Tia, per l’abbattimento dei costi di smaltimento. Non dimentichiamo che oggi lo smaltimento dei rifi uti inerti nelle discariche di Andria e Trani e della frazione organica in impianti idonei costa più di 600mila euro all’anno. Oltre alla produzione di compost, l’amministrazione propone quella delle ecoballe, il cosiddetto CDR. L’impianto di compostaggio è in grado sostenere questa doppia produzione? «Le potenzialità lo permettono, ma sono necessari i macchinari per la sua lavorazione, i luoghi per lo stoccaggio e un mercato in cui commercialo. Potremmo creare, ad esempio, ammendati per i coltivi o ancora produrre del biogas, sia per l’alimentazione dell’impianto, sia per l’utilizzo completo di scarti e rifi uti di coltivi. Oggi, però, la prima tappa è la riattivazione dell’impianto ». Qual è la situazione degli exdipendenti? «L’amministrazione comunale vuole privilegiare chi ha perso il lavoro con la chiusura dell’impianto, per una ragione di giustizia sociale. I dipendenti si sono trovati senza lavoro, senza ammortizzatori sociali, senza cassa integrazione, come nel mio caso. La gestione Mazzitelli aveva, difatti, qualifi cato l’attività come servizio e questa categoria non ha niente, né ammortizzatori né cassa integrazione. Non sarà necessario tutto il personale prima impiegato, l’impianto non partirà subito a pieno ritmo. L’intenzione è creare delle unità di moduli per partire in breve tempo e, di volta in volta, in base ai riscontri, ampliare e potenziare l’organico».

Autore: Marcello la Forgia
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