Capelli lunghi e pudore, ostacoli per chi vuole nuotare a Molfetta
Abbiamo provato la piscina per voi: ambiente riscaldato, accoglienza fredda
Tutto ok per chi frequenta la piscina, tranne non abbia problemi di pudore o i capelli troppo lunghi.
La struttura recentemente inaugurata si presenta bene, anche se soffre ancora di qualche piccolo problema dovuto al decollo e forse anche alla frettolosità con cui si è voluto procedere all'inaugurazione.
Cominciamo dal parcheggio, ancora ingombro di materiale di costruzione e in via di sistemazione. Ingresso ampio e luminoso, ma accoglienza non proprio cordiale da parte degli addetti. Sicuramente presi dai problemi di gestione di una struttura nuova, ma anche restii a lasciarsi andare in spiegazioni e in informazioni all'utente, quasi facessero un favore ad accordargli la possibilità di frequentare la piscina, che è una struttura pubblica, pagata cioè con i soldi dei cittadini e per cui si versa un sostanzioso biglietto d'ingresso. Insomma, calda la temperatura dell'ambiente, molto meno quella dell'accoglienza. Uno, anche due sorrisi in più non starebbero male.
Spogliatoio ampio e attrezzato, molti armadietti, cabine per cambiarsi, panche d'appoggio. Meno comodo il corridoio pieno di spifferi che bisogna attraversare per raggiungere la vasca.
Qui nulla da eccepire, ambiente luminoso, riscaldato adeguatamente, anche la temperatura dell'acqua è quella giusta, pulizia, controllo da parte degli istruttori, casomai qualcuno abbia problemi, attrezzi a disposizione per gli esercizi.
Rientrati nello spogliatoio si presuppone si voglia far una doccia, prima di rivestirsi. E, infatti, le docce ci sono (nella foto), una decina, affiancate in un unico stanzone, senza alcun tipo di divisione, con un colpo d'occhio che richiama nella migliore delle ipotesi le immagini di collegi o caserme e la peggiore la si lascia proprio perdere.
Si sa, il pudore non è più di moda, signorine, pure mature signore, maschi muscolosi o flaccidi, si esibiscono gioiosi in tv o sulle pagine di giornali e calendari, ma, supposto che rimanga qualche sparuto esemplare umano che non abbia piacere ad insaponarsi gomito a gomito con altre persone, offrendo lo spettacolo delle proprie nudità, comprese smagliature e cuscinetti di cellulite, la doccia rigenerante si trasforma in un momento di difficoltà.
Interpellati i gestori sull'assenza di tende e divisori, se ne ricava una risposta enigmatica: “È perché si tratta di una piscina comunale”. Giunge nuovo che il pudore sia, come l'energia elettrica e l'acqua e fra un po' scuola e sanità, già privatizzato, che ci voglia una sorta di ticket per detergersi senza spettatori. Rimane il dato di fatto che in altre piscine comunali, quella di Ruvo e quella di Bari, le tende ci siano.
Non esisterebbe, quindi, una regola precisa che reciti: se la piscina è comunale la doccia non può essere individuale.
Sempre i gestori, per superare queste sciocche questioni di pudicizia, suggeriscono di tenere addosso il costume. Sarà scomodo, ma in fondo si potrebbero raggiungere due risultati in uno, lavar se stessi ed il costume. Pare tutto un po' strano, però, e comunque le difficoltà non finiscono qui.
Per utilizzare la doccia bisogna inserire in un'apposita macchinetta una tessera preventivamente caricata in segreteria. Questa, una specie di bancomat, da diritto a prelevare per 20 centesimi di euro 3 minuti d'acqua, senza possibilità di interrompere il getto. Corsa affannosa a insaponare corpo, capelli e costume, nel timore di rimanere a secco ancora coperti di schiuma e di dover recuperare alla cieca la tessera, reinserirla nella macchinetta e ritornare a godere dell'acqua necessaria per risciacquarsi.
Lavatisi un po' alla come viene, bisogna poi asciugarsi. Accappatoio per il corpo, asciugacapelli per la testa. Anche qui la tessera e 20 centesimi di euro per 3 minuti d'aria calda. Sarà la vendetta di un precocemente calvo. Tre minuti sotto il soffio dell'apparecchio a muro, ad un altezza fissa che è regolarmente troppo alta per i bassi e troppo bassa per gli alti, servono appena ad assorbire l'acqua che gronda, ci vogliono ancora tre minuti e 20 centesimi ed ancora tre. Yul Brinner si sarebbe trovato benissimo, alle signore con chiome fluenti, la nuotata costa un euro in più e calcolando i prezzi non proprio popolari per corsi ed ingressi, alla fine anche il piacere o meglio la necessità di lavarsi ed asciugarsi incide sui preventivi di bilancio di chi ha scelto il nuoto come sport preferito.
Così che dalla piscina si esce affaticati per le vasche a stile libero o rana ed anche alleggeriti, se non proprio dei chili superflui, almeno del portafoglio.
Lella Salvemini