MOLFETTA – C’era grande attesa per l’insediamento del nuovo vescovo della Diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Ruvo e Terlizzi, mons. Domenico Cornacchia. Tanta folla, tanti fedeli giunti anche dal suo paese natale Altamura e da Lucera, la diocesi che ha retto per otto anni. La grande partecipazione popolare è stato il segnale della liberazione dalla sofferenza patita per la scomparsa del vescovo mons. Luigi Martella e quella successiva dell’amministratore diocesano mons. Mimmo Amato, che il nuovo vescovo non ha mancato di ricordare.
Una grande folla lo attendeva in Cattedrale, ma già all’esterno, dove si è svolta la prima parte della cerimonia, quella che potremmo definire civile, con i saluti del sindaco della città Paola Natalicchio, l’intera area circostante la chiesa maggiore, per tutta via Dante era gremita di folla.
Mons. Domenico Cornacchia appena arrivato ha baciato la terra, poi, sempre sorridente, ha salutato le autorità civili e militari (picchetto d’onore per lui da parte dei marinai della Capitaneria di porto), i sindaci del territorio e tanta gente che è riuscita a superare lo sbarramento creato dalle forze dell’ordine.
“Iniziamo qui il nostro cammino in letizia”, sono state le prime parole del vescovo all’omelia, che ha richiamato così il suo motto: “Servire Domino in laetitia”, mentre sul sagrato della Chiesa del Purgatorio, dove ha ricevuto il saluto del sindaco, ha detto che la sua missione sarà quella di condividere la strada con i suoi compagni di viaggio, come un viandante, che ti accompagna condividendo dolori e gioie.
Toccanti e sentite le parole del sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio, anch’esse legate al percorso, alla marcia comune che li attende al servizio della comunità e per il bene comune: «Caro don Mimmo, è con la voce tremante di emozione che, a nome dei sindaci della Diocesi e della città tutta questo piccolo Sindaco ti dà il suo benvenuto.
Ed è dal tuo motto che voglio partire. Da quel monito allegro di San Bernardo che scandisci: servire e letizia.
Entri in città, don Mimmo, con due parole semplici e potenti. Precise. Che disegnano una missione collettiva nella quale ci sentiamo immediatamente arruolati. Invochi una postura di generosità, di abnegazione, di abbandono di egoismi, individualismi e negatività. Il tuo inno all'impegno e alla gioia rende il nostro benvenuto ancora più convinto e pienamente fiducioso.
Ti aspettavamo, don Mimmo. Aspettavamo proprio te, come ti ho detto al telefono la mattina che ci è giunta, finalmente, la notizia della tua chiamata. E finalmente, oggi, possiamo liberare davanti a te le nostre braccia aperte e il nostro sollievo.
Sono ancora fresche, per Molfetta e per la diocesi, le ferite del nostro tormentato 2015. La scomparsa di don Gino Martella, della sua presenza gentile. La perdita ingiusta di don Mimmo Amato, una manciata di settimane dopo. La nostra Cattedrale scossa dalla tristezza e dalla malinconia. Il peso forte di domande inspiegabili e risposte insufficienti sulle spalle dei nostri parroci, delle confraternite, delle associazioni. Il nostro Palazzo Città privato per mesi del dialogo costruttivo e fecondo con il Seminario Vescovile, nonostante gli sforzi così importanti di don Ignazio Di Gioia, che abbraccio forte, fortissimo, con riconoscenza a nome di tutta la città.
Abbiamo tenuto duro, don Mimmo. Ci siamo tenuti stretti. Ma abbiamo atteso con pazienza una carezza, un risarcimento, una presenza. A lenire il nostro sconcerto è arrivato dapprima un Capodanno speciale e di pace, salutato anche da Papa Francesco a Piazza San Pietro. Lo abbiamo fortemente voluto, insieme a Pax Christi, alla CEI, alla Caritas Italiana, all'Azione Cattolica, alle associazioni scout ma anche ai ragazzi e alle ragazze del Forum Molfetta Accogliente. La conoscerai presto questa parte straordinaria delle nostre città che è il nostro mondo del dell'associazionismo e del volontariato.
Abbiamo marciato insieme per chiedere nonviolenza, giustizia sociale, dialogo tra le religioni, accoglienza, solidarietà. Valori universali prima ancora che religiosi. Che hanno unito credenti, non credenti e diversamente credenti in un beneaugurante abbraccio di cooperazione, amicizia, positiva collaborazione verso il bene comune.
Poi l'attesa di questo nostro incontro. Emozionata e, lo confesso senza timidezza, carica di aspettative.
Ti consegniamo, don Mimmo, tutta la nostra fragilità e tutto il nostro coraggio. Insieme alla nostra voglia di costruire una comunità inclusiva, aperta e capace di coinvolgere le periferie sociali e urbane cittadine - quelle che tu conosci bene, quelle che hai servito ad Altamura e nella Daunia - in un percorso di promozione responsabile della felicità di tutti.
Ti consegniamo anche la nostra storia. Fatta di sensibilità grandi, di amore per le sfide alte e di orizzonti aperti. Noi siamo pronti a unirci al tuo impegno: essere al servizio di questa comunità, farlo con gioia ed entusiasmo. Di questo ha bisogno la nostra ripartenza: delle nostre mani, del nostro sorriso e da oggi anche della tua guida.
Andiamo, allora. Rimettiamoci in marcia, don Mimmo».
La cerimonia è iniziata alle 17.30 con un corteo che dal Seminario Vescovile ha raggiunto l’ingresso della Cattedrale, poi il bacio della terra, quindi i discorsi sul sagrato del Purgatorio e poi mons. Cornacchia si affaccia sulla soglia della Cattedrale, la porta della Misericordia, per baciare il crocifisso che gli porge mons. Francesco Gadaleta Arcidiacono del Capitolo Cattedrale.
All’interno della Chiesa Maggiore, i numerosi fedeli hanno potuto seguire tutta la cerimonia esterna, attraverso un grande schermo posizionato davanti all’altare.
Quindi l’ingresso in Cattedrale: don Mimmo è stato salutato dalla folla e ha stretto cento mani che i fedeli gli porgevano in segno di benvenuto e il saluto dell’amministratore diocesano mons. Ignazio de Gioia.
Poi la Santa Messa concelebrata dai vescovi Felice di Molfetta, Vescovo emerito di Cerignola-Ascoli Satriano, Michele Castoro, Arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, Fernando Tarcisio Filogana, Vescovo di Nardò-Gallipoli, Giovanni Ricchiuti, Vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e Giuseppe Favale, Vescovo eletto di Conversano Monopoli.
«Dico, eccomi Signore, sono pronto a fare la tua volontà, la tua luce e la tua forza mi danno sicurezza – ha detto il vescovo Cornacchia alla sua omelia -. Anche io dico a te, Chiesa di Molfetta - Ruvo - Giovinazzo – Terlizzi, guarda il cielo, non ti scoraggiare se hai dovuto attraversare nubi di smarrimento e prova, non aver paura se non sempre saranno numerose e visibili le stelle della fede sul tuo sentiero. Coraggio, riprendi il tuo cammino con la forza interiore e fidati del buon Dio che ci conduce». Il vescovo, poi ha rivolto il suo pensiero ai giovani, con l’invito ad essere coraggiosi, a non sprecare il loro talento.
In conclusione, bagno di folla straripante che premeva sul cordone del servizio d’ordine che a malapena riusciva a contenere la pressione dei fedeli: tutti volevano salutare il vescovo, che non si è sottratto a questo incontro corale, con una parola di ringraziamento per tutti.
Maggiori particolari sulla cerimonia di insediamento con le bellissime foto di Mauro Germinario, nei prossimi giorni e sul prossimo numero della rivista mensile “Quindici” in edicola.
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