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Cala S. Giacomo cambia volto: da deposito rifiuti a oasi naturale Il progetto, presentato al Forum dei cittadini di “Agenda XXI”, prevede un intervento radicale col recupero della macchia mediterranea e la creazione del Parco di Torre Calderina
15 luglio 2005

Due progetti per il risanamento e la valorizzazione di tratti del litorale molfettese: Cala San Giacomo e la Prima Cala. Li ha commissionati l'amministrazione comunale e i tecnici che li hanno realizzati hanno voluto che, prima di passare alla fase operativa, fossero presentati alla città attraverso il Forum di “Agenda XXI”, imponendo una questione di metodo, prima ancora che di contenuto: scelte che riguardano tutti i cittadini non possono essere semplicemente imposte, ma debbono coinvolgerli, sia per raccoglierne spunti e richieste, sia per far meglio comprendere il perché delle decisioni prese. Per Cala San Giacomo, l'architetto Valeria Freddi ha puntato ad un progetto a varie alternative, con una filosofia di fondo: far ritornare, per quanto possibile, il tratto di costa alla sua condizione naturale. Quindi, rimossi i detriti che coprono la spiaggia, il progetto prevede che siano piantati degli arbusti di macchia mediterranea e che scompaia la strada che attualmente costeggia il mare. Le macchine potranno essere parcheggiate lungo la strada che porta alla Cala. Se poi il Comune acquisisse il terreno che fronteggia l'area al di là della statale 16, potrebbe esservi realizzato un parcheggio, collegato al mare da un sottopasso pedonale, che serva la zona, liberando la costa dalle auto. Un parcheggio che avrebbe ancora più senso se, grazie all'intervento dei privati, delle infrastrutture di servizio ed un bar ristorante, collocato in un edificio seminterrato che, sfruttando il dislivello naturale del terreno, non sia visibile dalla statale, ma solo dalla costa, come un parietone realizzato con la tecnica del muretto a secco, tipico delle nostre zone. Il ristorante, dotato di un ampio spazio all'aperto a disposizione dei bagnanti, completerebbe il restauro della zona e garantirebbe quell'utilizzo necessario anche ad evitarne la vandalizzazione. Nella prospettiva dell'arch. Freddi si potrebbe prevedere anche l'acquisizione del terreno adiacente, dove in passato era collocata una fabbrica di solfuro, di cui è rimasto un edificio e il muro di recinzione che delimita verso Bisceglie l'area di Cala san Giacomo, con investimenti privati, si potrebbero realizzare lì delle strutture turistiche che consentirebbero di vivere questo tratto di costa, senza deturparne, però, le caratteristiche. Con questo guardando al futuro, a quanto potrà accadere in tutta la costa di Ponente. Per l'arch. Domenico Delle Foglie, responsabile del Forum di Agenda XXI: “Questo tratto di costa è stato finora paradossalmente protetto dall'inquinamento, che sta progressivamente scomparendo grazie al funzionamento dei depuratori, si tratta di intervenire, noi auspichiamo in maniera sostenibile, con la creazione del Parco di Torre Calderina, che consenta l'utilizzo della costa senza deturparla, anche con la creazione di pochi stabilimenti balneari che vadano pensati però caso per caso, tenendo conto delle caratteristiche particolari del territorio”. Il restauro di Cala San Giacomo riveste, quindi, una particolare importanza, soprattutto nella prospettiva dello sviluppo della città, in quanto verrebbe a costituire una specie di zona di cerniera, a disposizione dei cittadini, fra l'area precedente, quella collocata fra la strada “tiro a volo” e la statale 16, che dal PRG è destinata a attrezzature di vario tipo, sportive, verde, scolastiche, e il futuro Parco di Torre Calderina. Una sorta di passaggio fra la città e l'oasi di protezione. Per quanto riguarda la Prima Cala, anche il progetto di restauro dell'ing. Francesca Caldarola ha come obiettivo un'inversione di tendenza rispetto a quanto fatto negli anni, puntare alla rinaturalizzazione della costa e del tratto di lama che lì sfocia. Pur tenendo conto che non si può certo far scomparire gli edifici che hanno pesantemente inciso sulle caratteristiche della Prima Cala - lo stadio, due edifici scolastici, un campo di calcio - il restauro vuole almeno ad affermare una diversa maniera di intendere il rapporto fra città e il suo mare, che non passi attraverso l'utilizzo del cemento. L'accesso alla spiaggia sarà pedonalizzato, previa la creazione di un parcheggio nell'area retrostante la rivendita della Renault, saranno rimosse le piattaforme di cemento che ricoprono in più punti gli scogli, così come sistemata la scarpata, con l'eliminazione del terrapieno a ridosso del “Benedetto Petrone” e della scala di pietra ora esistente. Per quanto riguarda la spiaggia, si prevede la rimozione dei detriti che la ingombrano in alcuni tratti, in modo da mettere in luce il costone roccioso e liberare spazio a disposizione dei bagnanti. Più a lungo raggio l'intervento di restauro del ponte in pietra e la creazione di un circuito ciclabile nella lama che utilizzi il tracciato dell'acquedotto pugliese. Per ognuno dei due progetti, che potrebbero essere realizzati a breve, l'amministrazione comunale ha stanziato 250mila euro. Rimane la domanda se vi sia da qualche parte il progetto di un ripensamento totale della costa molfettese, questi interventi, importanti per la tutela ed un migliore utilizzo di due tratti, rischiano di sommarsi ad altri interventi parziali, slegati gli uni dagli altri; ci vorrebbe un ripensamento organico, che obblighi i privati a seguire determinate regole, uguali per tutti, senza il quale non avrebbe senso continuare a parlare di sviluppo turismo e i molfettesi a lamentarsi del loro mare. Lella Salvemini lella.salvemini@quindici-molfetta.it
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