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“Caffè amaro”: arrestato un infermiere di Molfetta per concussione
15 febbraio 2012

«Un segnale di riconduzione alla legalità». Così si espresso stamane il procuratore aggiunto della Procura della Repubblica presso il tribunale di Trani, dott. Francesco Giannella (nella foto), nel corso della conferenza stampa per illustrare l’esito dell’indagine denominata “Caffè amaro”, che ha visto la proficua collaborazione dei carabinieri della Sezione di polizia Giudiziaria della Procura di Trani e della Compagnia Carabinieri di Molfetta. L’indagine si è conclusa con l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in regime di arresti domiciliari, richiesta dal sostituto procuratore della Repubblica, dott. Ettore Cardinali, ed emessa dall’Ufficio del Giudice per le indagini preliminari, dott. ssa Rossella Volpe, nei confronti di Ignazio Brattoli di 53 anni, di Molfetta, per il reato di concussione (art. 317 c.p.). Si tratta, quindi, dell’arresto di un insospettabile infermiere che - secondo quanto affermato dagli inquirenti - abusando dell’esercizio della sua professione e incutendo timore nei pazienti, gestiva in maniera del tutto illecita le visite specialistiche cardiologiche cui si sottoponevano i marittimi, per legge, nell’unica struttura sanitaria pubblica per la Puglia. L’arrestato è un infermiere in servizio dal 1988 presso il S.A.S.N. (Servizio Assistenza Sanitario Nazionale, ex Cassa Marittima, poi IPSEMA), struttura dipendente direttamente dal Ministero della Salute, per garantire l’assistenza sanitaria al personale navigante, marittimo e dell’aviazione civile. Tra i compiti dell’infermiere vi era anche quello di supportare l’attività del medico specialistico nelle prestazioni cardiologiche. Secondo l’accusa Brattoli avrebbe preteso somme di denaro in cambio di favori sui tempi e modalità delle visite mediche specialistiche a cui i marittimi sono obbligati periodicamente, dalle normative vigenti. Materiale fotografico e video raccolto nel corso delle indagin i t e s t i - m o n i a - no le modalità dell’illecito che ha portato gli inquirenti a richiedere il provvedimento restrittivo nei confronti dell’infermiere.

Autore: Nicola Squeo
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